Bollettino Quotidiano della Pace
Pubblicata in data 14/9/2005


Sommario di questo numero:
1. "Vittoria al mondo. Si' all'umanita'"
2. Marco Baleani: Si'
3. Arnaldo Casali: Si'
4. Domenico Jervolino: Si'
5. Monica Lanfranco: Si'
6. Sergio Paronetto: Si'
7. Patrizia Pasini: Si'
8. Rosangela Pesenti: Si'
9. Eugenio Scardaccione: Si'
10. Andrea Trentini: Si'
11. Antonio Vigilante: Si'
12. Umberto Galimberti: L'odore del sangue
13. Maria G. Di Rienzo: Indira Shreshtha e lo "Shri Shakti"
14. A Narni il 15 settembre
15. A Firenze con John Friedmann
16. Letture: Federica Curzi, Vivere la nonviolenza
17. Riletture: Emilia Ferreiro, Les relations temporelles dans le langage de
l'enfant
18. Riletture: Fioretta Mazzei, La Pira. Cose viste e ascoltate
19. La "Carta" del Movimento Nonviolento
20. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. "VITTORIA AL MONDO. SI' ALL'UMANITA'"
Abbiamo avviato ieri le pubblicazioni di un nuovo supplemento settimanale di
questo foglio, "Vittoria al mondo. Si' all'umanita'", che uscira' tutti i
martedi' fino allo svolgimento del referendum brasiliano del 23 ottobre,
essendo esso supplemento realizzato proprio al fine di sostenere il si' al
refrendum che propone di proibire il commercio delle armi.
Nel primo numero abbiamo pubblicato un solo testo, di Giuliano Pontara, uno
dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale. Nei
prossimi numeri contiamo di offrire ulteriori autorevoli pronunciamenti e
ulteriori materiali utili per l'informazione e la coscientizzazione. Il
motto "Vittoria al mondo", come e' noto, fu coniato da Vinoba Bavhe, il
grande discepolo di Gandhi e continuatore della sua opera.
Continueremo naturalmente a pubblicare su ogni numero de "La nonviolenza e'
in cammino" le dichiarazioni di sostegno al referendum che via via ci
perverranno, e rinnoviamo ancora l'invito a tutte le noste lettrici e a
tutti i nostri lettori ad inviarci le loro dichiarazioni di sostegno al si'
al referendum per cominciare a disarmare il mondo, per salvare innumerevoli
vite.
E un altro invito ancora vogliamo rivolgere a chi ci legge: a diffondere
l'informazione e la sensibilizzazione, scrivendo ad altri mass-media,
chiedendo a istituzioni, a movimenti ed organizzazioni democratiche di
prestare attenzione a questo miracolo che sta accadendo in Brasile e di
prendere posizione per sostenere le donne e gli uomini di volonta' buona che
in Brasile stanno schiudendo una via di pace e di convivenza all'umanita'
intera.
E ancora: ovunque possibile si organizzino occasioni di riflessione,
ciascuno col proprio modo di essere e di sentire, per far conoscere il
referendum brasiliano che tutti ci convoca a inverare finalmente
quell'antica parola: tu non uccidere. Perche' e' solo dal ripudio
dell'uccidere, dal ripudio degli strumenti dell'uccidere, dal ripudio della
logica dell'uccidere, dal ripudio della cultura della morte, che nella
presente distretta l'umanita' potra' trovar salvezza, tutti o nessuno.
*
Ricordiamo ancora una volta che per organizzare iniziative in Italia per
sostenere la campagna per il "si'" al referendum brasiliano si  puo'
contattare Francesco Comina in Italia (e-mail: f.comina@ladige.it) e padre
Ermanno Allegri in Brasile (e-mail: ermanno@adital.com.br, sito:
www.adital.com.br); per molte utilissime informazioni visitare l'ottimo sito
www.referendosim.com.br

2. 29 OTTOBRE. MARCO BALEANI: SI'
[Ringraziamo Marco Baleani (per contatti: m.baleani@perigeosondaggi.it) per
questo intervento. Marco Baleani, eugubino, fa parte del comitato di
coordinamento del Movimento Nonviolento, e ha dato un contributo
fondamentale alla promozione della camminata nonviolenta da Assisi a Gubbio
del 2003]

Il 23 ottobre si terra' in Brasile un referendum di portata epocale. Si
tratta di esprimere il proprio parere in merito alla proibizione del
commercio delle armi da fuoco.
Il risultato di tale referendum interessera' l'umanita' intera perche' per
la prima volta una nazione potrebbe dire un chiaro no al commercio e quindi
all'uso delle armi.
A me sembra doveroso per ogni persona amica della nonviolenza sostenere
coloro che in Brasile stanno lavorando per mettere al bando le armi. E
quindi:che vinca il si'.
Basta con le armi, basta con la guerra e basta con la violenza.

3. 23 OTTOBRE. ARNALDO CASALI: SI'
[Ringraziamo Arnaldo Casali (per contatti: adesso@reteblu.org) per questo
intervento. Arnaldo Casali, costruttore di pace, amico della nonviolenza, e'
direttore del periodico ternano "Adesso" (che si situa - come gia' la
testata evidenzia - nel solco della proposta di don Primo Mazzolari), ed e'
particolarmente impegnato nell'esperienza dell'associazione di solidarieta'
"Sulla strada" (per contattare la redazione di "Adesso": c. p. 103, 05100
Terni, e-mail: adesso@reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso; per
contattare e sostenere le attivita' di solidarieta' in Guatemala e in Angola
dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr),
tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada@iol.it, sito:
www.sullastradaonlus.it]

Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito? E'
questa la domanda a cui tutti i cittadini brasiliani dovranno rispondere il
prossimo 23 ottobre.
Il singolare - e profetico - referendum e' stato voluto dal governo Lula
all'interno di un percorso di disarmo iniziato nel dicembre del 2003 con cui
si sono poste regole piu' ferree alla circolazione e alla vendita delle
armi, arrivando fino ad un gesto di grande impatto pratico e allo stesso
tempo simbolico: la riconsegna volontaria delle armi.
Iniziata nel luglio del 2004, la campagna ha visto fino ad oggi la
riconsegna di ben 400.000 armi da fuoco, e proseguira' fino al giorno del
referendum. Il cittadino che consegna la sua arma in posti prestabiliti
(polizia, chiese, sindacati...) non deve spiegare da dove veniva e se era
legale, ma riceve fino a 300 real (circa 100 euro) come compenso.
Il referendum del 23 ottobre sara' obbligatorio per tutti i cittadini
brasiliani tra i 18 e i 70 anni di eta', che si troveranno di fronte ad un
quesito semplicissimo: proibire o meno il commercio di armi da fuoco e
munizioni.
*
Se il si' dovesse vincere, il commercio delle armi sara' totalmente
proibito.
Facile immaginarsi, quindi, che se ha trovato il sostegno di tutti i
movimenti, le organizzazioni non governative, le associazioni e le comunita'
di base, il referendum e' tenacemente avversato dalle fabbriche di armi, dai
ricchi proprietari terrieri e dall'opposizione al presidente Lula. Cio'
nonostante le previsioni sono incoraggianti: da una recente inchiesta della
"Folha" di Sao Paulo (uno dei piu' importanti giornali, portavoce della
elite conservatrice) emerge che l'80% dei brasiliani oggi voterebbe si', il
17% si esprime per il no, il 3% non risponde; mentre il 24% degli
intervistati non era a conoscenza del referendum.
La scelta del referendum da parte del governo Lula ha senza dubbio un'alta
levatura profetica, e rappresenta una lezione di civilta' per il mondo
intero e un esempio per il continente americano, dominato da un paese - gli
Stati Uniti - che della "difesa personale" armata ha fatto una delle sue
bandiere.
*
Oltre al valore profetico, pero', il referendum ha l'intento di sanare una
situazione a dir poco drammatica: basti pensare che nel 2004 una persona
ogni quindici minuti e' stata uccisa, in Brasile, da un'arma da fuoco.
Pistole e fucili sono ancora oggi nel paese della samba la principale causa
di morte tra i giovani (il 30% nel 1980, salito al 54% nel 2002) ed e'
l'unico paese al mondo dove si muore per armi (30,1% delle cause non
naturali) piu' che per incidenti stradali (25,9%).
Ogni tre feriti, uno e' stato colpito per errore, e ogni giorno quattro
persone muoiono per suicidio con armi da fuoco. E ancora: il 30% delle
pistole sequestrate dalla polizia ai banditi hanno registrazione legale,
sono state rubate, cioe', a persone che le avevano acquistate regolarmente.
Solo nel 2003 sono state rubate 40.000 armi legali.
E se il Brasile costituisce il 3% della popolazione mondiale, rappresenta
invece l'8% delle morti da armi da fuoco.
In uno scenario cosi' drammatico, se pensiamo che dall'inizio della campagna
per il disarmo volontario le morti per arma da fuoco sono diminuite del 7%
in tutto il Brasile (ma se ci limitiamo allo stato di San Paolo la
percentuale cresce al 18,5%) ci rendiamo conto dell'impatto che questo
importante referendum potra' avere per il Brasile, e la speranza che
costituira' per il continente americano e per il mondo intero.

4. 23 OTTOBRE. DOMENICO JERVOLINO: SI'
[Ringraziamo Domenico Jervolino (per contatti: djervol@tin.it) per questo
intervento. Domenico Jervolino, nato a Sorrento nel 1946, discepolo di
Pietro Piovani, studioso ed amico di Paul Ricoeur e Hans Georg Gadamer, due
fra i maggiori filosofi del Novecento, insegna ermeneutica e filosofia del
linguaggio all'Universita' di Napoli Federico II. Fa parte degli organismi
dirigenti dell'Associazione internazionale per la Filosofia della
Liberazione (Afyl) e della International Gramsci Society (Igs). E' stato
recentemente eletto membro della Consulta filosofica italiana (organismo
rappresantivo della comunita' scientifica nel campo degli studi filosofici).
Nell'ambito dell'impegno politico e nelle istituzioni e' stato consigliere
regionale della Campania dal 1979 al 1987 e membro della presidenza del
Consiglio regionale. E' stato anche nel corso degli anni tra i promotori del
movimento dei Cristiani per il socialismo, dirigente delle Acli e della Cisl
Universita', membro della direzione nazionale della Lega delle Autonomie
Locali e della segreteria nazionale di Democrazia Proletaria di cui e' stato
a lungo responsabile nazionale cultura e scuola. In Rifondazione Comunista
e' attualmente membro del Comitato politico nazionale e responsabile
nazionale Universita'. Assessore all'educazione del Comune di Napoli dal
marzo 2000 al marzo 2001. E' autore, nel campo degli studi filosofici, dei
volumi: Il cogito e l'ermeneutica. La questione del soggetto in Ricoeur,
Procaccini,  Napoli 1984, Marietti, Genova 1993  (tradotto in inglese presso
Kluwer nel 1990); Pierre Thevenaz e la filosofia senza assoluto, Athena,
Napoli 1984; Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman,
Blondel, Piovani, Morano, Napoli 1994; Ricoeur. L'amore difficile, Studium,
Roma 1995; Le parole della prassi. Saggi di ermeneutica, Citta' del sole,
Napoli 1996 (in una collana dell'Istituto italiano per gli studi
filosofici); Paul Ricoeur. Une hermeneutique de la condition humaine,
Ellypses, Paris 2002; Introduzione a Ricoeur, Morcelliana, Brescia 2003. Ha
curato e introdotto l'antologia ricoeuriana Filosofia e linguaggio, Guerini,
Milano 1994, e una scelta di scritti di Ricoeur sulla traduzione: La
traduzione. Una scelta etica, Morcelliana, Brescia 2001. Ha curato, inoltre,
i volumi: Filosofia e liberazione, Capone, Lecce 1992 (con G. Cantillo); e
Fenomenologia e filosofia del linguaggio, Loffredo, Napoli 1996 (con R.
Pititto); L'eredita' filosofica di Jan Patocka, Cuen, Napoli 2000. Ha
partecipato ai principali volumi collettivi pubblicati su Ricoeur negli
ultimi anni in Francia, Spagna, Inghilterra  e Stati Uniti e continua,
attualmente, i suoi studi, lavorando in particolare sull'opera di Jan
Patocka e sugli sviluppi della fenomenologia di lingua francese nonche' sul
raporto ermeneutica-traduzione. Complessivamente i suoi saggi e articoli di
filosofia sono circa ottanta in italiano o tradotti in sette lingue
straniere. Nel campo della saggistica politica e' autore dei volumi:
Questione cattolica e politica di classe, Rosenberg & Sellier, Torino 1969;
Neoconservatorismo e sinistra alternativa, Athena, Napoli 1985; e di una
vasta produzione pubblicistica. Collabora a numerose riviste italiane e
straniere, tra cui  "Concordia" di Aachen, "Actuel Marx" di Parigi,
"Filosofia e teologia" e "Studium" di Roma, "Segni e comprensione" di Lecce;
dirige la  rivista "Alternative" di Roma. E' condirettore della rivista "Il
tetto" di Napoli, di cui fa parte da circa trent'anni]

Il referendum per la proibizione delle armi da fuoco in Brasile e'
un'iniziativa da sostenere incondizionatamente, soprattutto se si considera
che in Brasile cosi' come in altri paesi dell'America Latina i movimenti
sociali piu' radicali (come i senza terra, i senza casa, ecc.) pagano un
prezzo altissimo per la violenza delle classi dominanti che non esitano a
ricorrere all'omicidio politico per stroncarli.
Diffondere una cultura della legalita' democratica e della nonviolenza in
quei paesi e' pertanto un'opera di civilta' e nello stesso tempo una lezione
per chi, come gli Usa, continua a dare esempi di barbarie per l'uso
incontrollato delle armi permesso dalle leggi, in nome di un anacronistico
diritto a difendersi dei singoli, che storicamente ha solo alimentato una
maggiore diffusione della violenza arbitraria e criminale (come insegna la
recente tragica vicenda di New Orleans e delle altre zone colpite
dall'uragano Kathrine).

5. 23 OTTOBRE. MONICA LANFRANCO: SI'
[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: mochena@tn.village.it) per
questo intervento. Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a
Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne
"DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea";
dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni
tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che
veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il
quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute";
e'' socia fondatrice della societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha
scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per
l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle
ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana
di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio
stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995
ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto
nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia
Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo
di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in
floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in
Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della
partoriente (La Clessidra). E' stato pubblicato recentemente il suo libro,
scritto insieme a Maria G. Di Rienzo, Donne disarmanti, Intra Moenia, Napoli
2003. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati
(politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e
sulla comunicazione]

Sono assolutamente d'accordo nel sostenere il referendum brasiliano per la
proibizione del commercio delle armi; credo che provenendo proprio da un
paese del cosidetto terzo mondo il richiamo alla misura su un tema come
quello della convivenza pacifica sia una grande lezione per i nostri paesi,
cosiddetti "democratici evoluti".
Fino a che il munirsi di armi sara' ovvio e "normale", quando non
addirittura benvenuto e socialmente accettato, nessuno di noi sara' mai al
sicuro.

6. 23 OTTOBRE. SERGIO PARONETTO. SI'
[Ringraziamo Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto@yahoo.com)
per questo intervento. Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico
"Luigi Einaudi" di Verona dove coordina alcune attivita' di educazione alla
pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il
servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di
Cooperazione internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio
militare gli viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di
Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva
amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al
vescovo degli idios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi
di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli
anni'80 e' consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per
la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena
suscitate dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o
reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria
Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e
tanti testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva
gia' conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale fa parte.
E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e, ultimamente, del
Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La nonviolenza dei
volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va) 2004]

Puo' sembrare poco. Ma e' un poco che puo' contare molto la futura vittoria
del si' al referendum brasiliano che vuole porre un freno al commercio delle
armi leggere.
Anche questo e' difendere la vita, tutta la vita, tutte le vite, sempre e
ovunque.
Mi viene in mente la poesia di Charles Peguy che trascrivo di seguito.
Shalom.
*
La piccola speranza

La fede che preferisco,
dice Dio, e' la speranza.
Una fiamma tremolante
ha attraversato
lo spessore dei mondi.
Da quella volta
che il sangue di mio figlio
colo' per la salvezza
del mondo.
Cio' che mi stupisce,
dice Dio, e' la speranza.
E ne rimango
scombussolato.
Questa piccola speranza
che ha tutta l'aria
d'un nulla.
Questa bambina speranza.
Immortale.
Sperare e' difficile.
L'inclinazione a disperare,
questa e' la grande tentazione.
La piccola speranza procede
tra le sue due grandi sorelle,
la fede e la carita',
neppure si fa attenzione a lei.
E il popolo crede volentieri
che sono le due grandi
a trascinare la piccola
per mano.
Ma e' quella in mezzo
a trascinare
le sue grandi sorelle.
Senza di lei,
loro non sarebbero niente.
E' lei, la piccola,
che trascina tutto.
Lei vede cio' che sara'.
Lei ama cio' che sara'.
La mia piccola speranza
si leva ogni mattina.
E' colei che tutte le mattine
ci da' il buongiorno.

(Charles Peguy)

7. 23 OTTOBRE. PATRIZIA PASINI: SI'
Ringraziamo suor Patrizia Pasini (per contatti: pasinipatrizia@libero.it)
per questo intervento. Suor Patrizia Pasini, missionaria delle Consolataa,
collboratrice di questo foglio, fa parte di una rete a livello nazionale e
internazionale di un programma di riflessione e di laboratori sulla gestione
costruttiva della conflittualita' e delle differenze; e' da sempre impegnata
in molte rilevanti iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza]

Molti di noi sono letteralmente sommersi dalla richiesta di partecipare a
campagne, iniziative, proteste, e forse ci chiediamo se tutta questa
mobilitazione, spesso anche ripetitiva, sia veramente utile.
Sicuramente la prima grande utilita' e' l'informazione che viene data alla
gente comune su problematiche complesse che fino a non molti decenni fa
erano di esclusivo monopolio degli "addetti ai lavori".
Aiutare le persone a formarsi delle idee, delle opinioni, dei consensi o dei
dissensi, e quindi a esprimerli, e' vera democrazia collaborativa,
responsabile, nonviolenta e coinvolta che si vuol fare garante del bene
comune.
Il grande Brasile bussa alla nostra porta con questa iniziativa referendaria
popolare che vuole dire si' all'abolizione totale del commercio delle armi
da fuoco.
E' un referendum chiaro e preciso che tocca una delle principali ragioni e
cause della poverta', della violenza, della criminalita', sia dei paesi del
Nord che del Sud del mondo.
Il Sud sta diventando sempre piu' povero, affamato, assetato, ammalato,
violento, indebitato. La  societa' civile del Brasile con questa iniziativa
referendaria vuol dire "basta" a tutto questo, vuol liberare forze ed
energie per iniziare una ripresa economica, sociale  e politica, morale,
nonviolenta e costruttiva.
*
Per queste ragioni io mi sento interpellata a condividere, sottoscrivere e
sostenere questo referendum.
Che potrebbe anche non avere la forza di far abolire il commercio delle armi
ma sicuramente inizia un processo di disarmo delle menti e pone lidea che
una societa' e i suoi cittadini possono essere difesi, protetti, non dalla
forza distruttrice delle armi ma dalla democrazia, dalla legalita',
dall'integrita' e solidarieta'.
*
Il 23 ottobre il Brasile dara' al mondo intero un grande segno di coraggio e
novita' chiamando i suoi cittadini ad esprimersi con  questo si'
all'abolizione del commercio e uso delle armi da fuoco, mi pare che il 23
ottobre dovremmo tutti orgogliosamente sentirci brasiliani.

8. 23 OTTOBRE. ROSANGELA PESENTI: SI'
[Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: rosangela_pesenti@libero.it)
per questo intervento. Rosangela Pesenti e' una delle figure piu' autorevoli
e prestigiose del movimento delle donne in Italia, acuta maieuta e sottile
educatrice, insegnante, psicologa, scrittrice, e' stata responsabile della
sede nazionale dell'Unione Donne Italiane. Opere di Rosangela Pesenti:
Trasloco, Supernova, Venezia 1998]

La storia si racconta sempre partendo dalle domande del presente.
Nella scuola la finzione cronologica dissimula il punto di vista della
narrazione spacciando per racconto oggettivo una storia che e' semplicemente
quella dei maschi bianchi occidentali ricchi.
Ogni anno nelle mie classi ci interroghiamo insieme su quale evento del
presente ci colpisce e costruiamo a partire da quella percezione un percorso
di approfondimento che non elude ma semmai sollecita a nuove interpretazioni
i programmi scolastici.
Quest'anno intendo partire dalla data del 23 ottobre e dal Brasile di Lula
perche', qualunque sia l'esito del referendum, penso che si tratti di un
evento, uno di quei segnatempo della storia che possono diventare
significativi anche per le nostre piccole vite.
Guardero' con le mie ragazze e ragazzi il Brasile sulla carta di Peters
perche' nelle nostre teste occidentali le dimensioni fisiche distorte dei
continenti ci impediscono spesso di cogliere l'importanza dei fenomeni, che
si fonda anche su dati quantitativi.
Con i miei ragazzi e ragazze che lo vorranno cercheremo di rendere visibile
nella scuola l'evento, e questo e' il piccolo contributo che posso dare a
una vicenda che apre la speranza nel cuore.
Abbiamo il dovere, e per me e' anche un piacere, di dire alle giovani
generazioni che un mondo nuovo e' possibile e comincia dalla scelta di
ognuno di camminare su nuove strade, passo dopo passo, con la fiducia che ci
sara' sempre qualcuno a ricevere il testimone dopo di noi.

9. 23 OTTOBRE. EUGENIO SCARDACCIONE: SI'
[Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug@libero.it) per
questo intervento. Eugenio (Gege') Scardaccione, educatore, preside,
formatore alla pace e alla nonviolenza, vivacissimo costruttore di pace.
Riportiamo questa nota di qualche anno fa di vivace autopresentazione:
"Eugenio Scardaccione (Gege'), nasce ad Aliano in provincia di Matera, la
Gagliano di Carlo Levi, in un torrido pomeriggio del 1952. Oggi vive a Bari
e dopo aver piantato un albero, aver avuto tre figli, e' alla sua prima
sfida nello scrivere un libro [Tu bocci. Io sboccio, edito da La Meridiana].
Un disastroso passato da scolaro non gli ha impedito di conseguire due
lauree e di superare cinque concorsi e di diventare preside, o, come si usa
dire oggi: dirigente scolastico. Svolto il servizio civile come obiettore di
coscienza, nel 1992 dopo aver frequentato Barbiana e San Gimignano, insieme
ad una pattuglia di amici fonda il G. E. P. (Gruppo Educhiamoci alla Pace).
Con entusiasmo, coordina da sette anni campi estivi denominati
Allegra...mente, durante i quali la pace, la riflessione, la natura, la
lentezza, i giocattoli, la danza, i burattini, la poesia e soprattutto i
partecipanti sono i protagonisti. Assiduo ed inguaribile tifoso di relazioni
umane, pensa positivo, ama i viaggi e trascrive i suoi sogni". Opere di
Eugenio Scardaccione: Tu bocci. Io sboccio, La Meridiana, Molfetta 2003]

Credo che il referendum puo' essere un sapiente strumento, se utilizzato
bene, per conoscere e far valere l'opinione della base.
E la proibizione del commercio delle armi da fuoco in Brasile e' senza
dubbio un passo importante  anche per l'Europa.
*
Ma come per tutte le consultazioni e le leggi, non basta promulgarle: Italia
docet: su alcuni  quesiti referendari in Italia non e' avvenuta una crescita
di consapevolezza diffusa che ha poi influenzato i governi e il parlamentoa
rispettare la volonta' popolare.
Le leggi  devono essere interiorizzate, occorre l'educazione, si devono
prevedere cammini di formazione per persuadere dell'inutilita' delle armi
dispendiose e nocive, che tra l'altro arrecano danno ed impediscono di
canalizzare risorse economiche per altri finalita' e priorita'.
*
Il lungo, scomodo ed appassionante cammino della nonviolenza passa anche
dall'opposizione alle armi, dovunque e comunque, con pressioni, azioni,
idee, informazione continua ed alternativa per mettere radici profonde e
solide nelle coscienze della cittadinanza che vuole essere amica della pace,
della giustizia e della nonviolenza attiva.

10. 23 OTTOBRE. ANDREA TRENTINI: SI'
[Ringraziamo Andrea Trentini (per contatti: andrea.trentini@unimondo.org)
per questo intervento. Andrea Trentini, amico della nonviolenza, e'
impegnato nelle esperienze della Rete di Lilliput, dei "Gruppi di azione
nonviolenta", della redazione del portale internet "Unimondo"
(www.unimondo.org) e del Centro per la pace di Rovereto, ed in altre
esperienze di pace e di solidarieta']

Il 23 ottobre potrebbe diventare per le reti mondiali per la pace una data
storica.
Il referendum che ci sara' in Brasile dimostra che le proposte di disarmo
sono diventate parte della coscienza civile. Una partita importante nata
dalla proposta di  movimenti di base, organizzazioni non governative,
associazioni per la pace e comunita' di base.
Ma per vincere questa sfida alle armi - sia in Brasile che a livello
internazionale - e' necessaria una forte attenzione pubblica per riuscire a
spostare la volonta' dei governi che indipendentemente dal colore politico
tendono a liberalizzare i mercati della morte.
Se vincera' il si', vincera' la vita.

11. 23 OTTOBRE. ANTONIO VIGILANTE: SI'
[Ringraziamo Antonio Vigilante (per contatti: agrypnos@tiscali.it) per
questo intervento. Antonio Vigilante e' studioso e amico della nonviolenza,
di grande acutezza e profondita'; nato a Foggia nel 1971, dopo la laurea in
pedagogia si e' perfezionato in bioetica; docente di scienze sociali, dirige
la collana "L'Aratro. Testi e studi su pace e nonviolenza" delle Edizioni
del Rosone di Foggia, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi
"Quaderni Satyagraha", collabora a diverse riviste ed e' autore di rilevanti
saggi filosofici sulla nonviolenza. Tra le opere di Antonio Vigilante: La
realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Aldo Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Quartine, Edizioni del Rosone, Foggia 2000; Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004]

Per il referendum brasiliano del 23 ottobre

Dove comincia il mondo nuovo, amico,
si scavano le vene della vita
di domani, e si vuole si decide
per ognuno giustizia e compiutezza

lo indovini, lo so: non e' nel centro
dove ricchezza eleva verso il cielo
l'uomo televisivo ultimo mostro
senz'occhi senza lingua senza sangue.

E' dove l'esistenza si contorce
- nella Sicilia di Danilo gli uomini
erano legno antico e sofferente -
che qualcuno ha l'ardore di colpire

la terra reclamandone speranza:
e la terra risponde e nuovi umori
soccorrono e ciascuno si rianima
le schiene si raddrizzano le mani

si stringono la voce si schiarisce
e l'uomo dice "io" e dice "tu"
come si dice il bello delle cose:
e quando dice "noi" non c'e' violenza.

12. RIFLESSIONE. UMBERTO GALIMBERTI: L'ODORE DEL SANGUE
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 6 settembre 2005. Umberto Galimberti,
filosofo, saggista, docente universitario; dal sito http://venus.unive.it
riprendiamo la seguente scheda aggiornata al settembre 2004: "Umberto
Galimberti, nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976 professore incaricato
di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della
Storia. Dal 1999 e' professore ordinario all'universita' Ca' Foscari di
Venezia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association for
Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24 ore"
e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver compiuto
studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha tradotto e
curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi soggiorni in
Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola, Brescia 1970; La
fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato 1973; Filosofia, Mursia, Milano
1972-1978, e Utet, Torino 1978; di Heidegger ha tradotto e curato:
Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia 1973. Opere di Umberto
Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente, Marietti,
Casale Monferrato 1975, Il Saggiatore, Milano 1994); Linguaggio e civilta',
Mursia, Milano 1977, seconda edizione ampliata 1984); Psichiatria e
Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il corpo, Feltrinelli, Milano 1983;
La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo, Feltrinelli, Milano
1984; "Antropologia culturale", ne Gli strumenti del sapere contemporaneo,
Utet, Torino 1985; Invito al pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli
equivoci dell'anima, Feltrinelli, Milano 1987; "La parodia
dell'immaginario", in W. Pasini, C. Crepault, U. Galimberti, L"immaginario
sessuale, Cortina, Milano 1988; Il gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano
1989; Dizionario di psicologia, Utet, Torino 1992, nuova edizione:
Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, Milano 1999; Idee: il catalogo e'
questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole nomadi, Feltrinelli, Milano 1994;
Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano 1996; Psiche e techne. L'uomo
nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano 1999; E ora? La dimensione
umana e le sfide della scienza (opera dialogica con Edoardo Boncinelli e
Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme del sacro, Feltrinelli,
Milano 2000;  La lampada di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi
capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, Milano 2003; e' in corso di
ripubblicazione nell'Universale Economica Feltrinelli l'intera sua opera"]

Tra i miti, il peggiore, il piu' falso e' senz'altro il mito della guerra
che non ha mai cessato di trovare cantori che ne hanno esaltato l'eroismo,
la forza, il coraggio, la bellezza, coprendo, sotto questo manto estetico,
quanto di piu' atroce l'uomo, e solo l'uomo, ha ideato, perche', ci ricorda
Hegel, a differenza dell'animale, l'uomo non uccide per mangiare, ma per
ottenere dal vinto il riconoscimento della sua superiorita'.
Con la sua capacita' di eccitare, infatti, col gusto dell'esotismo, con
l'allucinazione del potere che conferisce, con la possibilita' di migliorare
il proprio rango sociale, con l'animazione delle perversioni piu' sinistre,
da quelle sessuali a quelle necrofile, non la guerra, ma il mito della
guerra puo' dare a quanti attribuiscono scarso significato alla loro
esistenza, ai dannati della terra, ai profughi impoveriti, ai senza diritti
che emigrano, perfino ai giovani che vivono nella splendida indolenza e
sicurezza del mondo opulento, uno scopo, un senso, una nobile ragione per
vivere.
Il mito della guerra e non la guerra, seduce con il richiamo all'eroismo, ma
perche' la seduzione sia efficace il mito deve nascondere un elemento
essenziale della guerra: il terrore, che i combattenti non possono
confessare se non vogliono apparire vili.
I poeti, i romanzieri, i cineasti, le nazioni, che sono i creatori del mito
della guerra, celebrano eroismo e compassione, a cui noi partecipiamo con la
tranquillita' di chi sa di essere al sicuro. Non sentiamo odore di carne
putrefatta, non ascoltiamo i lamenti dell'agonia, non vediamo davanti a noi
il sangue e le viscere che erompono dai corpi. Osserviamo a distanza
l'ardore e l'eccitazione, ma non viviamo la paura che torce le budella. Ci
vuole il caos del campo di battaglia, il suo rumore assordante e spaventoso
per farci capire che la guerra ricostruita dai creatori del mito della
guerra ha il realismo di un balletto.
*
Il patriottismo, che spesso e' solo una forma appena velata di
autovenerazione collettiva, esalta la nostra bonta', i nostri ideali, la
nostra clemenza e la perfidia di chi ci odia. Creando un quadro in bianco e
nero, la guerra sospende il pensiero, soprattutto il pensiero autocritico,
e, cosi' mitizzata, la guerra diventa una divinita' e, come ci hanno
insegnato gli antichi greci, per adorarla occorrono sacrifici umani. Si
mandano in guerra i giovani, soprattutto i piu' diseredati, trasformando le
stragi che devono compiere in atti di eroismo, coraggio, lealta' e spirito
di abnegazione. Con queste parole i creatori del mito della guerra mettono a
tacere i testimoni di guerra.
Ma oltre all'autovenerazione per noi stessi il mito della guerra ci impone
di svilire il nemico.
La nozione di "nemico" abbraccia ovviamente anche i civili, che magari hanno
ben poca simpatia per i tiranni che li opprimono o per i signori della
guerra. E per effetto di questa logica e del mito che la sorregge, se da un
lato veneriamo e piangiamo i nostri morti, dall'altro siamo stranamente
indifferenti a quelli che ammazziamo noi. I nostri morti e i loro morti non
sono uguali. I nostri morti contano, i loro no.
Un tipo particolare di religione, il patriottismo, assicura agli uni la
benedizione, agli altri la maledizione, e, come in ogni religione, il
dissenso, la discussione sui fini, la denuncia dei crimini commessi, siccome
minano le certezze, vanno rigorosamente ignorati e zittiti. Perche'
l'obiettivo e' mostrare alla comunita' che quanto essa ha di piu' sacro e'
minacciato: la sua religione, la sua cultura, persino la sua identita'. E
cosi' si cancella ogni atteggiamento critico, ogni differenza, ogni
sfumatura, ogni forma di pluralismo perche', come ogni totalitarismo
insegna, creano troppa confusione tra le masse.
*
L'Iliade stessa e' un poema che non parla della guerra, ma del mito della gu
erra. I suoi eroi sono coraggiosi, vanagloriosi, consumati dall'inebriante
elisir della violenza e dell'amarezza del lutto. Primo fra tutti Achille che
torna dal campo di battaglia per conquistare kleos, la forma eterna che,
senza una morte eroica, gli verrebbe negata.
La guerra infatti e' necrofila, non solo perche' ammazza, ma perche'
richiede a ciascun combattente una certa familiarita' con la propria morte.
La necrofilia e' fondamentale per il mestiere delle armi, cosi' come lo e'
per la formazione dei kamikaze. Quando ci sembra di non aver piu' niente per
cui vivere, o nei momenti in cui l'intossicazione della guerra e' al
massimo, la necrofilia getta in quello stato di frenesia in cui tutte le
vite umane, compresa la nostra, sembrano secondarie. Gli antichi greci
avevano un termine per indicare questa pulsione. La chiamavano ekpyrosis,
che significa essere consumati da una palla di fuoco. Usavano questo termine
per descrivere gli eroi.
*
Oltre alla necrofilia, la guerra scatena la lussuria piu' sfrenata, carica
di un'energia sessuale cruda e intensa che ha il sapore della volutta'
autodistruttiva della guerra stessa, dove le uniche scelte sembrano la morte
o lo scatenamento della sessualita'.
"Eros e Thanatos" diceva Freud a proposito delle pulsioni primarie che in
tempo di guerra esplodono sfrenate. Perche' in guerra gli esseri umani
diventano cose, cose da distruggere o da usare per gratificazioni carnali.
Quando la vita non vale niente, quando non si e' sicuri di sopravvivere,
quando a governare gli uomini e' la paura, si ha la sensazione che a
disposizione rimane solo la morte o il fugace piacere carnale. Gli antichi
greci avevano capito che guerra e sesso sfrenato erano indissolubilmente
uniti. Afrodite, dea dell'amore e moglie di Efesto, il dio zoppo che
forgiava le armi e le corazze, divenne amante di Ares, il dio della guerra,
per il quale nutriva una passione perversa.
*
Baricco, nella sua postfazione alla nuova versione dell'Iliade, lascia fuori
dal campo di battaglia gli dei, e cosi' non coglie questi legami, cosi'
come, per poter cantare il mito della guerra non segue, come fa Omero, i
reduci.
Quando la guerra finisce sul campo, infatti, non finisce nell'animo di
quelli che l'hanno combattuta. Ulisse trova difficile ritornare alla vita
domestica che aveva lasciato vent'anni prima. Le stesse virtu' che gli erano
servite in battaglia lo sconfiggono in tempo di pace.
Dopo il mito della guerra c'e' l'immane fatica per guarirne. E c'e' chi non
ce la fa, perche' tutto cio' che era familiare diventa assurdamente estraneo
e il mondo, a cui si sognava di tornare, appare alieno, insignificante, al
di la' della loro comprensione. L'accumulo di distruttivita', vista e
seminata, diventa autodistruttivita' che non conosce limite.
Una sorta di tossicodipendenza perche', come scrive Chris Hedges,
corrispondente di guerra per il "New York Times", nel suo bellissimo libro
che ha per titolo Il fascino oscuro della guerra: "La guerra e' una droga in
cui si prova esattamente quel che provano i nostri nemici, quei
fondamentalisti islamici che definiamo alieni, barbari, incivili. Anche se
mi tormento per la ferocia che avrei fatto meglio a non vedere di persona,
in certi momenti avrei preferito morire cosi', che tornare al tran tran
della vita quotidiana. La pace aveva fatto riemergere in me e in tanti di
quelli che ho visto combattere quel vuoto che era stato riempito dalla furia
della guerra. Ancora una volta eravamo soli, come forse lo siamo tutti,
senza piu' il legame di un comune senso di lotta, senza essere piu' sicuri
di che cosa sia la vita e di quale senso abbia. Come la droga, infatti,
anche la guerra da' l'illusione di eliminare i problemi piu' spinosi della
vita".
E invece ai reduci i problemi li crea, e anche di irrimediabili, se e' vero
come riferisce sempre Chris Hedges, a proposito della guerra
arabo-israeliana del 1973 - che duro' solo una settimana -, che un terzo dei
militari israeliani ebbe gravi problemi mentali, mentre uno studio sulla
seconda guerra mondiale ha stabilito che dopo sessanta giorni di
combattimenti il 90% dei soldati sopravvissuti hanno subito danni
psichiatrici che condussero alcuni al suicidio, altri a interminabili cure o
a permanenti disadattamenti sociali. Per costoro la guerra non e' finita
mai, perche', come ci ricorda Platone: "Solo i morti hanno visto la fine
della guerra".
*
Per gli altri, ma forse per noi tutti, vale il monito del poeta Wilfred Owen
che, in una delle sue Poesie di guerra, scrive: "Se in qualche orribile
sogno anche tu potessi metterti al passo dietro al furgone in cui lo
scaraventammo, e guardare i bianchi occhi contorcersi sul suo volto, il suo
volto a penzoloni, come un demonio sazio di peccato; se potessi sentire il
sangue, ad ogni sobbalzo, fuoriuscire gorgogliante dai polmoni guasti di
bava, osceni come il cancro, amari come il rigurgito di disgustose,
incurabili piaghe su lingue innocenti - amico mio, non ripeteresti con tanto
compiaciuto fervore a fanciulli ansiosi di farsi raccontare gesta disperate
la vecchia menzogna: 'Dulce et decorum est pro patria mori'".

13. ESPERIENZE. MARIA G. DI RIENZO: INDIRA SHRESHTHA E LO "SHRI SHAKTI"
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista
teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche
sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante
libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti,
Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003.
Indira Shreshtha collabora con diverse organizzazioni legate all'Onu, ed ha
lavorato per un buon numero di istituzioni europee come consulente,
formatrice e pianificatrice in Nepal ed Etiopia. Sposata, con un figlio,
vive con la propria famiglia ed i genitori a Katmandu]

In Nepal, la guerriglia maoista ebbe inizio nel 1996. Nel 2001 il governo
comincio' ad impiegare l'esercito contro di essa. Da allora, le donne
nepalesi vengono forzate a sostenere l'una o l'altra parte e punite dalla
parte avversa quando lo fanno. Questo scenario e' la dura prova quotidiana
di Indira Shreshtha e delle sue compagne del gruppo Shri Shakti (Il potere
della donna) nato nel 1991. La missione dell'ong femminista si e'
concentrata sull'assistenza agli abitanti delle zone rurali, a cui mancano
le basilari necessita' della vita (cibo, vestiario, riparo), frattanto il
gruppo continua a lottare contro la violenza e le distruzioni causate dal
conflitto.
Indira Shreshtha, che ha 53 anni, ne ha spesi ormai venticinque lavorando
sulle istanze di genere, per lo sviluppo sostenibile e per la pace in Nepal.
Formatrice, consulente, fine analista, Shreshtha ha sfidato tutti i
pregiudizi patriarcali e classisti del suo paese. Il suo studio sulle donne
in carcere ha costretto il Nepal ad interrogarsi sulla rigidita' che il
sistema legale riserva alle donne; il suo intervento a favore delle donne
vittime di violenza domestica ha creato una struttura permanente che oltre a
fornire rifugio e aiuto immediato accompagna le ospiti in un processo di
sviluppo personale fornendo istruzione e formazione: donne che avevano perso
ogni stima di se stesse sono diventate imprenditrici sociali ed economiche.
La ricerca sulla condizione delle donne nepalesi data per Shreshtha dagli
anni '80 ed ha gia' prodotto ben dieci volumi. Nel maggio 2002, Shreshtha
riusci' a raccogliere le firme di centinaia di donne, delle piu varie
provenienze sociali e politiche, in calce a una petizione per la pace.
Oggi lo Shri Shakti sta tentando di creare opportunit' di impiego per i
giovani uomini e le giovani donne nei distretti dimenticati del paese. La
formazione fornita non si limita alle professioni tradizionali o adatte alla
zona in cui i giovani vivono, ma incoraggia la libera espressione, la
tolleranza e la comprensione fra individui e comunita'. Molti gruppi
giovanili si sono gia' formati grazie a questo lavoro, che inizia a partire
dall'identificazione del benessere della persona e allarga tale scopo alla
costruzione di relazioni produttive e sensibili con gli altri. L'ong ha
anche istruito attivisti per il cambiamento sociale in dodici villaggi delle
tre aree maggiormente affette dal conflitto (Baglung, Palpa e Banke);
costoro stanno lavorando con i propri familiari e vicini, provvedendo aiuti
immediati alle vittime di violenze ed aiutandole a lungo termine nel
progetto di ricostruire le proprie vite fornendo istruzione, formazione e
consulenza legale. Le persone maggiormente bisognose di aiuto sono vittime
di migrazioni interne forzate, persone i membri chiave delle cui famiglie
(padri, madri, mogli e mariti) sono stati rapiti o uccisi, o sono fuggiti.
Molti sono disoccupati, per lo piu' lavoratori del terziario che hanno perso
l'impiego a causa della guerra.
Come parte dello sforzo per la costruzione di pace, lo Shri Shakti sta
preparando un testo che comprende un manuale per la risoluzione del
conflitto e un'analisi della situazione in Nepal, dal titolo "Trasformazione
del conflitto: azioni verso la pace. Analisi del conflitto in Nepal da una
prospettiva sociale e di genere".
Indira Shreshtha crede che tutte le trasformazioni comincino dall'individuo:
"Sono convinta che ogni tipo di sviluppo cominci con la persona ed abbia, in
senso ampio, una dimensione spirituale. Shri Shakti collega le istanze di
genere allo sviluppo sostenibile ed alla crescita personale. Le nostre
pratiche quotidiane come gruppo, lo stare sedute insieme in silenzio, la
riflessione e la discussione, ci hanno rese capaci di ottenere cio' che
abbiamo ottenuto e di continuare a lavorare per la pace negli individui e
nelle comunita'".

14. INCONTRI. A NARNI IL 15 SETTEMBRE
[Da Carla Mariani dell'Ufficio per la pace del Comune di Narni (per
contatti: carlamariani@comune.narni.tr.it) riceviamo e diffondiamo. Carla
Mariani, spiritus rector dell'Ufficio per la pace del Comune di Narni, e' da
sempre infaticabile ed inesauribile promotrice ed animatrice di iniziative
di pace, solidarieta', nonviolenza: conoscerla ed essere contagiati dalla
sua luminosa generosita' sono una cosa sola]

Su invito del Comune di Narni, dell'Arciragazzi di Narni e Amelia e di
"Narni per la pace" giovedi' 15 settembre, alle ore 17,30, nella sala del
Consiglio Comunale la citta' di Narni incontra i rappresentanti dell'Onu dei
Popoli; dalla Colombia: Jesus Emilio Tuberquia, della Comunita' di pace di
San Jose de Apartado'; Yajaira Salazar, della Comunita' in resistenza civile
del Jiguamiando'; Tatiana Isaza, della Red Juvenil de Medellin; Diego Perez,
sociologo, ricercatore, difensore dei diritti umani; dal Guatemala: Sara
Maria Cedillo e Francisco Velasco dell'Associazione delle famiglie
reinsediate Asaunixil, Guatemala, regione Nebaj. L'iniziativa e' collegata
alla sesta Assemblea dell'Onu dei popoli, alla seconda Assemblea del'Onu dei
giovani e alla Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace.
Alle ore 20 seguira' un incontro conviviale di solidarieta' al ristorante
pizzeria "La Valletta" di Narni. Chi volesse partecipare alla cena solidale
puo' confermarlo con una e-mail (indirizzata a:
carlamariani@comune.narni.tr.it) o telefondo all'Ufficio per la pace del
Comune di Narni, tel. 0744747269.

15. INCONTRI. A FIRENZE CON JOHN FRIEDMANN
[Da Alberto L'Abate (per contatti: labate@unifi.it) riceviamo e volentieri
diffondiamo.
Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario,
promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione
dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, amico di Aldo Capitini, e'
impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di
addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non
ufficiale per prevenire i conflitti; ha collaborato alle iniziative di
Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come
ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto
dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della
Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a
Pristina, ed e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la
riconciliazione". E' portavoce dei "Berretti Bianchi". Tra le opere di
Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza,
Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli,
Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997;
Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace,
Pangea, Torino 2001.
John Friedmann e' professore emerito di pianificazione urbana
dell'Universita' della California di Los Angeles e laureato ad honorem dalla
Universita' di Dortmund, in Germania, e dalla Pontificia Universita'
Cattolica del Cile. Per molti decenni ha lavorato come consulente di
pianificazione in America Latina, in Asia e in Africa. Dal 1965 al 1969 ha
diretto il programma della Fondazione Ford di assistenza allo sviluppo
urbano e regionale del Cile e per il suo lavoro ha ricevuto il
riconoscimento ufficiale del governo democratico di quel paese. Tra i suoi
numerosi libri di urbanistica, teoria pianificatoria e sviluppo regionale,
segnaliamo due suoi saggi tradotti in italiano: Pianificazione come dominio
pubblico: dalla conoscenza all'azione, Dedalo, Bari 1993; Empowerment. Verso
il potere di tutti, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004]

Si stanno svolgendo in questi giorni a Firenze una serie di incontri con
John Friedmann. Segnaliamo gli incontri dei prossimi giorni.
Il 14 settembre alle ore 18,30 in piazza Santissima Annunziata, l'assessore
alla  partecipazione democratica del Comune di Firenze, Cristina Bevilacqua,
Tommaso Fattori, del Forum sociale fiorentino, Giancarlo Paba, docente della
facolta' di Architettura dell'Universita' di Firenze e Alberto L'Abate,
docente del corso di laurea in "Operazioni di pace" e curatore dell'edizione
italiana del suo recente libro discutono con John Friedmann la sua proposta
di sviluppo alternativo. Introduce Severino Saccardi, direttore della
rivista "Testimonianze" (in caso di pioggia l'incontro si svolgera' in un
locale adiacente alla piazza).
Il 15 settembre, alle ore 15-19, presso il Dipartimento di Urbanistica della
Facolta' di Architettura di Firenze, in via Micheli 2, si terra' il
seminario di John Fiedmann per gli studenti del dottorato in Urbanistica
diretto dal professor Giancarlo Paba, sul tema: "La buona citta': pensiero
utopico e pratica radicale".

16. LETTURE. FEDERICA CURZI: VIVERE LA NONVIOLENZA
Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004, pp. 208, euro 16. Una delle piu' belle monografie
su Capitini degli ultimi anni.

17. RILETTURE. EMILIA FERREIRO: LES RELATIONS TEMPORELLES DANS LE LANGAGE DE
L'ENFANT
Emilia Ferreiro, Les relations temporelles dans le langage de l'enfant,
Droz, Geneve-Paris 1971, pp. XVI + 390. Il primo libro di Emilia Ferreiro,
ed e' gia' un'opera rivoluzionaria nella comprensione del bambino come
ricercatore e nell'analisi dei processi di apprendimento del linguaggio. Con
una rilevante prefazione di Jean Piaget.

18. RILETTURE. FIORETTA MAZZEI: LA PIRA. COSE VISTE E ASCOLTATE
Fioretta Mazzei, La Pira. Cose viste e ascoltate, Libreria editrice
fiorentina, Firenze s. d., pp. 148, euro 8. Una profonda, acuta, commossa
testimonianza sul sindaco costruttore di pace (1904-1977) scritta da una
delle figure piu' vive della cultura e dell'impegno civile della Firenze
novecentesca; come scrive l'editore, Fioretta Mazzei (1923-1998) "e' stata
l'anima femminile cristiana di Firenze".

19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

20. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir@peacelink.it,
luciano.benini@tin.it, sudest@iol.it, paolocand@inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info@peacelink.it

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