Bollettino Quotidiano della Pace |
Pubblicata in data 14/9/2005 Sommario di questo numero: 1. "Vittoria al mondo. Si' all'umanita'" 2. Marco Baleani: Si' 3. Arnaldo Casali: Si' 4. Domenico Jervolino: Si' 5. Monica Lanfranco: Si' 6. Sergio Paronetto: Si' 7. Patrizia Pasini: Si' 8. Rosangela Pesenti: Si' 9. Eugenio Scardaccione: Si' 10. Andrea Trentini: Si' 11. Antonio Vigilante: Si' 12. Umberto Galimberti: L'odore del sangue 13. Maria G. Di Rienzo: Indira Shreshtha e lo "Shri Shakti" 14. A Narni il 15 settembre 15. A Firenze con John Friedmann 16. Letture: Federica Curzi, Vivere la nonviolenza 17. Riletture: Emilia Ferreiro, Les relations temporelles dans le langage de l'enfant 18. Riletture: Fioretta Mazzei, La Pira. Cose viste e ascoltate 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento 20. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. "VITTORIA AL MONDO. SI' ALL'UMANITA'" Abbiamo avviato ieri le pubblicazioni di un nuovo supplemento settimanale di questo foglio, "Vittoria al mondo. Si' all'umanita'", che uscira' tutti i martedi' fino allo svolgimento del referendum brasiliano del 23 ottobre, essendo esso supplemento realizzato proprio al fine di sostenere il si' al refrendum che propone di proibire il commercio delle armi. Nel primo numero abbiamo pubblicato un solo testo, di Giuliano Pontara, uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale. Nei prossimi numeri contiamo di offrire ulteriori autorevoli pronunciamenti e ulteriori materiali utili per l'informazione e la coscientizzazione. Il motto "Vittoria al mondo", come e' noto, fu coniato da Vinoba Bavhe, il grande discepolo di Gandhi e continuatore della sua opera. Continueremo naturalmente a pubblicare su ogni numero de "La nonviolenza e' in cammino" le dichiarazioni di sostegno al referendum che via via ci perverranno, e rinnoviamo ancora l'invito a tutte le noste lettrici e a tutti i nostri lettori ad inviarci le loro dichiarazioni di sostegno al si' al referendum per cominciare a disarmare il mondo, per salvare innumerevoli vite. E un altro invito ancora vogliamo rivolgere a chi ci legge: a diffondere l'informazione e la sensibilizzazione, scrivendo ad altri mass-media, chiedendo a istituzioni, a movimenti ed organizzazioni democratiche di prestare attenzione a questo miracolo che sta accadendo in Brasile e di prendere posizione per sostenere le donne e gli uomini di volonta' buona che in Brasile stanno schiudendo una via di pace e di convivenza all'umanita' intera. E ancora: ovunque possibile si organizzino occasioni di riflessione, ciascuno col proprio modo di essere e di sentire, per far conoscere il referendum brasiliano che tutti ci convoca a inverare finalmente quell'antica parola: tu non uccidere. Perche' e' solo dal ripudio dell'uccidere, dal ripudio degli strumenti dell'uccidere, dal ripudio della logica dell'uccidere, dal ripudio della cultura della morte, che nella presente distretta l'umanita' potra' trovar salvezza, tutti o nessuno. * Ricordiamo ancora una volta che per organizzare iniziative in Italia per sostenere la campagna per il "si'" al referendum brasiliano si puo' contattare Francesco Comina in Italia (e-mail: f.comina@ladige.it) e padre Ermanno Allegri in Brasile (e-mail: ermanno@adital.com.br, sito: www.adital.com.br); per molte utilissime informazioni visitare l'ottimo sito www.referendosim.com.br 2. 29 OTTOBRE. MARCO BALEANI: SI' [Ringraziamo Marco Baleani (per contatti: m.baleani@perigeosondaggi.it) per questo intervento. Marco Baleani, eugubino, fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, e ha dato un contributo fondamentale alla promozione della camminata nonviolenta da Assisi a Gubbio del 2003] Il 23 ottobre si terra' in Brasile un referendum di portata epocale. Si tratta di esprimere il proprio parere in merito alla proibizione del commercio delle armi da fuoco. Il risultato di tale referendum interessera' l'umanita' intera perche' per la prima volta una nazione potrebbe dire un chiaro no al commercio e quindi all'uso delle armi. A me sembra doveroso per ogni persona amica della nonviolenza sostenere coloro che in Brasile stanno lavorando per mettere al bando le armi. E quindi:che vinca il si'. Basta con le armi, basta con la guerra e basta con la violenza. 3. 23 OTTOBRE. ARNALDO CASALI: SI' [Ringraziamo Arnaldo Casali (per contatti: adesso@reteblu.org) per questo intervento. Arnaldo Casali, costruttore di pace, amico della nonviolenza, e' direttore del periodico ternano "Adesso" (che si situa - come gia' la testata evidenzia - nel solco della proposta di don Primo Mazzolari), ed e' particolarmente impegnato nell'esperienza dell'associazione di solidarieta' "Sulla strada" (per contattare la redazione di "Adesso": c. p. 103, 05100 Terni, e-mail: adesso@reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso; per contattare e sostenere le attivita' di solidarieta' in Guatemala e in Angola dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada@iol.it, sito: www.sullastradaonlus.it] Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito? E' questa la domanda a cui tutti i cittadini brasiliani dovranno rispondere il prossimo 23 ottobre. Il singolare - e profetico - referendum e' stato voluto dal governo Lula all'interno di un percorso di disarmo iniziato nel dicembre del 2003 con cui si sono poste regole piu' ferree alla circolazione e alla vendita delle armi, arrivando fino ad un gesto di grande impatto pratico e allo stesso tempo simbolico: la riconsegna volontaria delle armi. Iniziata nel luglio del 2004, la campagna ha visto fino ad oggi la riconsegna di ben 400.000 armi da fuoco, e proseguira' fino al giorno del referendum. Il cittadino che consegna la sua arma in posti prestabiliti (polizia, chiese, sindacati...) non deve spiegare da dove veniva e se era legale, ma riceve fino a 300 real (circa 100 euro) come compenso. Il referendum del 23 ottobre sara' obbligatorio per tutti i cittadini brasiliani tra i 18 e i 70 anni di eta', che si troveranno di fronte ad un quesito semplicissimo: proibire o meno il commercio di armi da fuoco e munizioni. * Se il si' dovesse vincere, il commercio delle armi sara' totalmente proibito. Facile immaginarsi, quindi, che se ha trovato il sostegno di tutti i movimenti, le organizzazioni non governative, le associazioni e le comunita' di base, il referendum e' tenacemente avversato dalle fabbriche di armi, dai ricchi proprietari terrieri e dall'opposizione al presidente Lula. Cio' nonostante le previsioni sono incoraggianti: da una recente inchiesta della "Folha" di Sao Paulo (uno dei piu' importanti giornali, portavoce della elite conservatrice) emerge che l'80% dei brasiliani oggi voterebbe si', il 17% si esprime per il no, il 3% non risponde; mentre il 24% degli intervistati non era a conoscenza del referendum. La scelta del referendum da parte del governo Lula ha senza dubbio un'alta levatura profetica, e rappresenta una lezione di civilta' per il mondo intero e un esempio per il continente americano, dominato da un paese - gli Stati Uniti - che della "difesa personale" armata ha fatto una delle sue bandiere. * Oltre al valore profetico, pero', il referendum ha l'intento di sanare una situazione a dir poco drammatica: basti pensare che nel 2004 una persona ogni quindici minuti e' stata uccisa, in Brasile, da un'arma da fuoco. Pistole e fucili sono ancora oggi nel paese della samba la principale causa di morte tra i giovani (il 30% nel 1980, salito al 54% nel 2002) ed e' l'unico paese al mondo dove si muore per armi (30,1% delle cause non naturali) piu' che per incidenti stradali (25,9%). Ogni tre feriti, uno e' stato colpito per errore, e ogni giorno quattro persone muoiono per suicidio con armi da fuoco. E ancora: il 30% delle pistole sequestrate dalla polizia ai banditi hanno registrazione legale, sono state rubate, cioe', a persone che le avevano acquistate regolarmente. Solo nel 2003 sono state rubate 40.000 armi legali. E se il Brasile costituisce il 3% della popolazione mondiale, rappresenta invece l'8% delle morti da armi da fuoco. In uno scenario cosi' drammatico, se pensiamo che dall'inizio della campagna per il disarmo volontario le morti per arma da fuoco sono diminuite del 7% in tutto il Brasile (ma se ci limitiamo allo stato di San Paolo la percentuale cresce al 18,5%) ci rendiamo conto dell'impatto che questo importante referendum potra' avere per il Brasile, e la speranza che costituira' per il continente americano e per il mondo intero. 4. 23 OTTOBRE. DOMENICO JERVOLINO: SI' [Ringraziamo Domenico Jervolino (per contatti: djervol@tin.it) per questo intervento. Domenico Jervolino, nato a Sorrento nel 1946, discepolo di Pietro Piovani, studioso ed amico di Paul Ricoeur e Hans Georg Gadamer, due fra i maggiori filosofi del Novecento, insegna ermeneutica e filosofia del linguaggio all'Universita' di Napoli Federico II. Fa parte degli organismi dirigenti dell'Associazione internazionale per la Filosofia della Liberazione (Afyl) e della International Gramsci Society (Igs). E' stato recentemente eletto membro della Consulta filosofica italiana (organismo rappresantivo della comunita' scientifica nel campo degli studi filosofici). Nell'ambito dell'impegno politico e nelle istituzioni e' stato consigliere regionale della Campania dal 1979 al 1987 e membro della presidenza del Consiglio regionale. E' stato anche nel corso degli anni tra i promotori del movimento dei Cristiani per il socialismo, dirigente delle Acli e della Cisl Universita', membro della direzione nazionale della Lega delle Autonomie Locali e della segreteria nazionale di Democrazia Proletaria di cui e' stato a lungo responsabile nazionale cultura e scuola. In Rifondazione Comunista e' attualmente membro del Comitato politico nazionale e responsabile nazionale Universita'. Assessore all'educazione del Comune di Napoli dal marzo 2000 al marzo 2001. E' autore, nel campo degli studi filosofici, dei volumi: Il cogito e l'ermeneutica. La questione del soggetto in Ricoeur, Procaccini, Napoli 1984, Marietti, Genova 1993 (tradotto in inglese presso Kluwer nel 1990); Pierre Thevenaz e la filosofia senza assoluto, Athena, Napoli 1984; Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale. Newman, Blondel, Piovani, Morano, Napoli 1994; Ricoeur. L'amore difficile, Studium, Roma 1995; Le parole della prassi. Saggi di ermeneutica, Citta' del sole, Napoli 1996 (in una collana dell'Istituto italiano per gli studi filosofici); Paul Ricoeur. Une hermeneutique de la condition humaine, Ellypses, Paris 2002; Introduzione a Ricoeur, Morcelliana, Brescia 2003. Ha curato e introdotto l'antologia ricoeuriana Filosofia e linguaggio, Guerini, Milano 1994, e una scelta di scritti di Ricoeur sulla traduzione: La traduzione. Una scelta etica, Morcelliana, Brescia 2001. Ha curato, inoltre, i volumi: Filosofia e liberazione, Capone, Lecce 1992 (con G. Cantillo); e Fenomenologia e filosofia del linguaggio, Loffredo, Napoli 1996 (con R. Pititto); L'eredita' filosofica di Jan Patocka, Cuen, Napoli 2000. Ha partecipato ai principali volumi collettivi pubblicati su Ricoeur negli ultimi anni in Francia, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti e continua, attualmente, i suoi studi, lavorando in particolare sull'opera di Jan Patocka e sugli sviluppi della fenomenologia di lingua francese nonche' sul raporto ermeneutica-traduzione. Complessivamente i suoi saggi e articoli di filosofia sono circa ottanta in italiano o tradotti in sette lingue straniere. Nel campo della saggistica politica e' autore dei volumi: Questione cattolica e politica di classe, Rosenberg & Sellier, Torino 1969; Neoconservatorismo e sinistra alternativa, Athena, Napoli 1985; e di una vasta produzione pubblicistica. Collabora a numerose riviste italiane e straniere, tra cui "Concordia" di Aachen, "Actuel Marx" di Parigi, "Filosofia e teologia" e "Studium" di Roma, "Segni e comprensione" di Lecce; dirige la rivista "Alternative" di Roma. E' condirettore della rivista "Il tetto" di Napoli, di cui fa parte da circa trent'anni] Il referendum per la proibizione delle armi da fuoco in Brasile e' un'iniziativa da sostenere incondizionatamente, soprattutto se si considera che in Brasile cosi' come in altri paesi dell'America Latina i movimenti sociali piu' radicali (come i senza terra, i senza casa, ecc.) pagano un prezzo altissimo per la violenza delle classi dominanti che non esitano a ricorrere all'omicidio politico per stroncarli. Diffondere una cultura della legalita' democratica e della nonviolenza in quei paesi e' pertanto un'opera di civilta' e nello stesso tempo una lezione per chi, come gli Usa, continua a dare esempi di barbarie per l'uso incontrollato delle armi permesso dalle leggi, in nome di un anacronistico diritto a difendersi dei singoli, che storicamente ha solo alimentato una maggiore diffusione della violenza arbitraria e criminale (come insegna la recente tragica vicenda di New Orleans e delle altre zone colpite dall'uragano Kathrine). 5. 23 OTTOBRE. MONICA LANFRANCO: SI' [Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: mochena@tn.village.it) per questo intervento. Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). E' stato pubblicato recentemente il suo libro, scritto insieme a Maria G. Di Rienzo, Donne disarmanti, Intra Moenia, Napoli 2003. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione] Sono assolutamente d'accordo nel sostenere il referendum brasiliano per la proibizione del commercio delle armi; credo che provenendo proprio da un paese del cosidetto terzo mondo il richiamo alla misura su un tema come quello della convivenza pacifica sia una grande lezione per i nostri paesi, cosiddetti "democratici evoluti". Fino a che il munirsi di armi sara' ovvio e "normale", quando non addirittura benvenuto e socialmente accettato, nessuno di noi sara' mai al sicuro. 6. 23 OTTOBRE. SERGIO PARONETTO. SI' [Ringraziamo Sergio Paronetto (per contatti: paxchristi_paronetto@yahoo.com) per questo intervento. Sergio Paronetto insegna presso l'Istituto Tecnico "Luigi Einaudi" di Verona dove coordina alcune attivita' di educazione alla pace e ai diritti umani. Tra il 1971 e il 1973 e' in Ecuador a svolgere il servizio civile alternativo del militare con un gruppo di volontari di Cooperazione internazionale (Coopi). L'obiezione di coscienza al servizio militare gli viene suggerita dalla testimonianza di Primo Mazzolari, di Lorenzo Milani e di Martin Luther King. In Ecuador opera prima nella selva amazzonica presso gli indigeni shuar e poi sulla Cordigliera assieme al vescovo degli idios (quechua) Leonidas Proano con cui collabora in programmi di alfabetizzazione secondo il metodo del pedagogista Paulo Freire. Negli anni'80 e' consigliere comunale a Verona, agisce nel Comitato veronese per la pace e il disarmo e in gruppi promotori delle assemblee in Arena suscitate dall'Appello dei Beati i costruttori di pace. In esse incontra o reincontra Alessandro Zanotelli, Tonino Bello, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu', Perez Esquivel, Beyers Naude' e tanti testimoni di pace. Negli anni '90 aderisce a Pax Christi (che aveva gia' conosciuto negli anni Sessanta) del cui Consiglio nazionale fa parte. E' membro del Gruppo per il pluralismo e il dialogo e, ultimamente, del Sinodo diocesano di Verona. Opere di Sergio Paronetto, La nonviolenza dei volti. Forza di liberazione, Editrice Monti, Saronno (Va) 2004] Puo' sembrare poco. Ma e' un poco che puo' contare molto la futura vittoria del si' al referendum brasiliano che vuole porre un freno al commercio delle armi leggere. Anche questo e' difendere la vita, tutta la vita, tutte le vite, sempre e ovunque. Mi viene in mente la poesia di Charles Peguy che trascrivo di seguito. Shalom. * La piccola speranza La fede che preferisco, dice Dio, e' la speranza. Una fiamma tremolante ha attraversato lo spessore dei mondi. Da quella volta che il sangue di mio figlio colo' per la salvezza del mondo. Cio' che mi stupisce, dice Dio, e' la speranza. E ne rimango scombussolato. Questa piccola speranza che ha tutta l'aria d'un nulla. Questa bambina speranza. Immortale. Sperare e' difficile. L'inclinazione a disperare, questa e' la grande tentazione. La piccola speranza procede tra le sue due grandi sorelle, la fede e la carita', neppure si fa attenzione a lei. E il popolo crede volentieri che sono le due grandi a trascinare la piccola per mano. Ma e' quella in mezzo a trascinare le sue grandi sorelle. Senza di lei, loro non sarebbero niente. E' lei, la piccola, che trascina tutto. Lei vede cio' che sara'. Lei ama cio' che sara'. La mia piccola speranza si leva ogni mattina. E' colei che tutte le mattine ci da' il buongiorno. (Charles Peguy) 7. 23 OTTOBRE. PATRIZIA PASINI: SI' Ringraziamo suor Patrizia Pasini (per contatti: pasinipatrizia@libero.it) per questo intervento. Suor Patrizia Pasini, missionaria delle Consolataa, collboratrice di questo foglio, fa parte di una rete a livello nazionale e internazionale di un programma di riflessione e di laboratori sulla gestione costruttiva della conflittualita' e delle differenze; e' da sempre impegnata in molte rilevanti iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza] Molti di noi sono letteralmente sommersi dalla richiesta di partecipare a campagne, iniziative, proteste, e forse ci chiediamo se tutta questa mobilitazione, spesso anche ripetitiva, sia veramente utile. Sicuramente la prima grande utilita' e' l'informazione che viene data alla gente comune su problematiche complesse che fino a non molti decenni fa erano di esclusivo monopolio degli "addetti ai lavori". Aiutare le persone a formarsi delle idee, delle opinioni, dei consensi o dei dissensi, e quindi a esprimerli, e' vera democrazia collaborativa, responsabile, nonviolenta e coinvolta che si vuol fare garante del bene comune. Il grande Brasile bussa alla nostra porta con questa iniziativa referendaria popolare che vuole dire si' all'abolizione totale del commercio delle armi da fuoco. E' un referendum chiaro e preciso che tocca una delle principali ragioni e cause della poverta', della violenza, della criminalita', sia dei paesi del Nord che del Sud del mondo. Il Sud sta diventando sempre piu' povero, affamato, assetato, ammalato, violento, indebitato. La societa' civile del Brasile con questa iniziativa referendaria vuol dire "basta" a tutto questo, vuol liberare forze ed energie per iniziare una ripresa economica, sociale e politica, morale, nonviolenta e costruttiva. * Per queste ragioni io mi sento interpellata a condividere, sottoscrivere e sostenere questo referendum. Che potrebbe anche non avere la forza di far abolire il commercio delle armi ma sicuramente inizia un processo di disarmo delle menti e pone lidea che una societa' e i suoi cittadini possono essere difesi, protetti, non dalla forza distruttrice delle armi ma dalla democrazia, dalla legalita', dall'integrita' e solidarieta'. * Il 23 ottobre il Brasile dara' al mondo intero un grande segno di coraggio e novita' chiamando i suoi cittadini ad esprimersi con questo si' all'abolizione del commercio e uso delle armi da fuoco, mi pare che il 23 ottobre dovremmo tutti orgogliosamente sentirci brasiliani. 8. 23 OTTOBRE. ROSANGELA PESENTI: SI' [Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: rosangela_pesenti@libero.it) per questo intervento. Rosangela Pesenti e' una delle figure piu' autorevoli e prestigiose del movimento delle donne in Italia, acuta maieuta e sottile educatrice, insegnante, psicologa, scrittrice, e' stata responsabile della sede nazionale dell'Unione Donne Italiane. Opere di Rosangela Pesenti: Trasloco, Supernova, Venezia 1998] La storia si racconta sempre partendo dalle domande del presente. Nella scuola la finzione cronologica dissimula il punto di vista della narrazione spacciando per racconto oggettivo una storia che e' semplicemente quella dei maschi bianchi occidentali ricchi. Ogni anno nelle mie classi ci interroghiamo insieme su quale evento del presente ci colpisce e costruiamo a partire da quella percezione un percorso di approfondimento che non elude ma semmai sollecita a nuove interpretazioni i programmi scolastici. Quest'anno intendo partire dalla data del 23 ottobre e dal Brasile di Lula perche', qualunque sia l'esito del referendum, penso che si tratti di un evento, uno di quei segnatempo della storia che possono diventare significativi anche per le nostre piccole vite. Guardero' con le mie ragazze e ragazzi il Brasile sulla carta di Peters perche' nelle nostre teste occidentali le dimensioni fisiche distorte dei continenti ci impediscono spesso di cogliere l'importanza dei fenomeni, che si fonda anche su dati quantitativi. Con i miei ragazzi e ragazze che lo vorranno cercheremo di rendere visibile nella scuola l'evento, e questo e' il piccolo contributo che posso dare a una vicenda che apre la speranza nel cuore. Abbiamo il dovere, e per me e' anche un piacere, di dire alle giovani generazioni che un mondo nuovo e' possibile e comincia dalla scelta di ognuno di camminare su nuove strade, passo dopo passo, con la fiducia che ci sara' sempre qualcuno a ricevere il testimone dopo di noi. 9. 23 OTTOBRE. EUGENIO SCARDACCIONE: SI' [Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug@libero.it) per questo intervento. Eugenio (Gege') Scardaccione, educatore, preside, formatore alla pace e alla nonviolenza, vivacissimo costruttore di pace. Riportiamo questa nota di qualche anno fa di vivace autopresentazione: "Eugenio Scardaccione (Gege'), nasce ad Aliano in provincia di Matera, la Gagliano di Carlo Levi, in un torrido pomeriggio del 1952. Oggi vive a Bari e dopo aver piantato un albero, aver avuto tre figli, e' alla sua prima sfida nello scrivere un libro [Tu bocci. Io sboccio, edito da La Meridiana]. Un disastroso passato da scolaro non gli ha impedito di conseguire due lauree e di superare cinque concorsi e di diventare preside, o, come si usa dire oggi: dirigente scolastico. Svolto il servizio civile come obiettore di coscienza, nel 1992 dopo aver frequentato Barbiana e San Gimignano, insieme ad una pattuglia di amici fonda il G. E. P. (Gruppo Educhiamoci alla Pace). Con entusiasmo, coordina da sette anni campi estivi denominati Allegra...mente, durante i quali la pace, la riflessione, la natura, la lentezza, i giocattoli, la danza, i burattini, la poesia e soprattutto i partecipanti sono i protagonisti. Assiduo ed inguaribile tifoso di relazioni umane, pensa positivo, ama i viaggi e trascrive i suoi sogni". Opere di Eugenio Scardaccione: Tu bocci. Io sboccio, La Meridiana, Molfetta 2003] Credo che il referendum puo' essere un sapiente strumento, se utilizzato bene, per conoscere e far valere l'opinione della base. E la proibizione del commercio delle armi da fuoco in Brasile e' senza dubbio un passo importante anche per l'Europa. * Ma come per tutte le consultazioni e le leggi, non basta promulgarle: Italia docet: su alcuni quesiti referendari in Italia non e' avvenuta una crescita di consapevolezza diffusa che ha poi influenzato i governi e il parlamentoa rispettare la volonta' popolare. Le leggi devono essere interiorizzate, occorre l'educazione, si devono prevedere cammini di formazione per persuadere dell'inutilita' delle armi dispendiose e nocive, che tra l'altro arrecano danno ed impediscono di canalizzare risorse economiche per altri finalita' e priorita'. * Il lungo, scomodo ed appassionante cammino della nonviolenza passa anche dall'opposizione alle armi, dovunque e comunque, con pressioni, azioni, idee, informazione continua ed alternativa per mettere radici profonde e solide nelle coscienze della cittadinanza che vuole essere amica della pace, della giustizia e della nonviolenza attiva. 10. 23 OTTOBRE. ANDREA TRENTINI: SI' [Ringraziamo Andrea Trentini (per contatti: andrea.trentini@unimondo.org) per questo intervento. Andrea Trentini, amico della nonviolenza, e' impegnato nelle esperienze della Rete di Lilliput, dei "Gruppi di azione nonviolenta", della redazione del portale internet "Unimondo" (www.unimondo.org) e del Centro per la pace di Rovereto, ed in altre esperienze di pace e di solidarieta'] Il 23 ottobre potrebbe diventare per le reti mondiali per la pace una data storica. Il referendum che ci sara' in Brasile dimostra che le proposte di disarmo sono diventate parte della coscienza civile. Una partita importante nata dalla proposta di movimenti di base, organizzazioni non governative, associazioni per la pace e comunita' di base. Ma per vincere questa sfida alle armi - sia in Brasile che a livello internazionale - e' necessaria una forte attenzione pubblica per riuscire a spostare la volonta' dei governi che indipendentemente dal colore politico tendono a liberalizzare i mercati della morte. Se vincera' il si', vincera' la vita. 11. 23 OTTOBRE. ANTONIO VIGILANTE: SI' [Ringraziamo Antonio Vigilante (per contatti: agrypnos@tiscali.it) per questo intervento. Antonio Vigilante e' studioso e amico della nonviolenza, di grande acutezza e profondita'; nato a Foggia nel 1971, dopo la laurea in pedagogia si e' perfezionato in bioetica; docente di scienze sociali, dirige la collana "L'Aratro. Testi e studi su pace e nonviolenza" delle Edizioni del Rosone di Foggia, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha", collabora a diverse riviste ed e' autore di rilevanti saggi filosofici sulla nonviolenza. Tra le opere di Antonio Vigilante: La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Aldo Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Quartine, Edizioni del Rosone, Foggia 2000; Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004] Per il referendum brasiliano del 23 ottobre Dove comincia il mondo nuovo, amico, si scavano le vene della vita di domani, e si vuole si decide per ognuno giustizia e compiutezza lo indovini, lo so: non e' nel centro dove ricchezza eleva verso il cielo l'uomo televisivo ultimo mostro senz'occhi senza lingua senza sangue. E' dove l'esistenza si contorce - nella Sicilia di Danilo gli uomini erano legno antico e sofferente - che qualcuno ha l'ardore di colpire la terra reclamandone speranza: e la terra risponde e nuovi umori soccorrono e ciascuno si rianima le schiene si raddrizzano le mani si stringono la voce si schiarisce e l'uomo dice "io" e dice "tu" come si dice il bello delle cose: e quando dice "noi" non c'e' violenza. 12. RIFLESSIONE. UMBERTO GALIMBERTI: L'ODORE DEL SANGUE [Dal quotidiano "La Repubblica" del 6 settembre 2005. Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; dal sito http://venus.unive.it riprendiamo la seguente scheda aggiornata al settembre 2004: "Umberto Galimberti, nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario all'universita' Ca' Foscari di Venezia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24 ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola, Brescia 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato 1973; Filosofia, Mursia, Milano 1972-1978, e Utet, Torino 1978; di Heidegger ha tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia 1973. Opere di Umberto Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975, Il Saggiatore, Milano 1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977, seconda edizione ampliata 1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il corpo, Feltrinelli, Milano 1983; La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo, Feltrinelli, Milano 1984; "Antropologia culturale", ne Gli strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima, Feltrinelli, Milano 1987; "La parodia dell'immaginario", in W. Pasini, C. Crepault, U. Galimberti, L"immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia, Utet, Torino 1992, nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, Milano 1999; Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole nomadi, Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano 1996; Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano 1999; E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica con Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme del sacro, Feltrinelli, Milano 2000; La lampada di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, Milano 2003; e' in corso di ripubblicazione nell'Universale Economica Feltrinelli l'intera sua opera"] Tra i miti, il peggiore, il piu' falso e' senz'altro il mito della guerra che non ha mai cessato di trovare cantori che ne hanno esaltato l'eroismo, la forza, il coraggio, la bellezza, coprendo, sotto questo manto estetico, quanto di piu' atroce l'uomo, e solo l'uomo, ha ideato, perche', ci ricorda Hegel, a differenza dell'animale, l'uomo non uccide per mangiare, ma per ottenere dal vinto il riconoscimento della sua superiorita'. Con la sua capacita' di eccitare, infatti, col gusto dell'esotismo, con l'allucinazione del potere che conferisce, con la possibilita' di migliorare il proprio rango sociale, con l'animazione delle perversioni piu' sinistre, da quelle sessuali a quelle necrofile, non la guerra, ma il mito della guerra puo' dare a quanti attribuiscono scarso significato alla loro esistenza, ai dannati della terra, ai profughi impoveriti, ai senza diritti che emigrano, perfino ai giovani che vivono nella splendida indolenza e sicurezza del mondo opulento, uno scopo, un senso, una nobile ragione per vivere. Il mito della guerra e non la guerra, seduce con il richiamo all'eroismo, ma perche' la seduzione sia efficace il mito deve nascondere un elemento essenziale della guerra: il terrore, che i combattenti non possono confessare se non vogliono apparire vili. I poeti, i romanzieri, i cineasti, le nazioni, che sono i creatori del mito della guerra, celebrano eroismo e compassione, a cui noi partecipiamo con la tranquillita' di chi sa di essere al sicuro. Non sentiamo odore di carne putrefatta, non ascoltiamo i lamenti dell'agonia, non vediamo davanti a noi il sangue e le viscere che erompono dai corpi. Osserviamo a distanza l'ardore e l'eccitazione, ma non viviamo la paura che torce le budella. Ci vuole il caos del campo di battaglia, il suo rumore assordante e spaventoso per farci capire che la guerra ricostruita dai creatori del mito della guerra ha il realismo di un balletto. * Il patriottismo, che spesso e' solo una forma appena velata di autovenerazione collettiva, esalta la nostra bonta', i nostri ideali, la nostra clemenza e la perfidia di chi ci odia. Creando un quadro in bianco e nero, la guerra sospende il pensiero, soprattutto il pensiero autocritico, e, cosi' mitizzata, la guerra diventa una divinita' e, come ci hanno insegnato gli antichi greci, per adorarla occorrono sacrifici umani. Si mandano in guerra i giovani, soprattutto i piu' diseredati, trasformando le stragi che devono compiere in atti di eroismo, coraggio, lealta' e spirito di abnegazione. Con queste parole i creatori del mito della guerra mettono a tacere i testimoni di guerra. Ma oltre all'autovenerazione per noi stessi il mito della guerra ci impone di svilire il nemico. La nozione di "nemico" abbraccia ovviamente anche i civili, che magari hanno ben poca simpatia per i tiranni che li opprimono o per i signori della guerra. E per effetto di questa logica e del mito che la sorregge, se da un lato veneriamo e piangiamo i nostri morti, dall'altro siamo stranamente indifferenti a quelli che ammazziamo noi. I nostri morti e i loro morti non sono uguali. I nostri morti contano, i loro no. Un tipo particolare di religione, il patriottismo, assicura agli uni la benedizione, agli altri la maledizione, e, come in ogni religione, il dissenso, la discussione sui fini, la denuncia dei crimini commessi, siccome minano le certezze, vanno rigorosamente ignorati e zittiti. Perche' l'obiettivo e' mostrare alla comunita' che quanto essa ha di piu' sacro e' minacciato: la sua religione, la sua cultura, persino la sua identita'. E cosi' si cancella ogni atteggiamento critico, ogni differenza, ogni sfumatura, ogni forma di pluralismo perche', come ogni totalitarismo insegna, creano troppa confusione tra le masse. * L'Iliade stessa e' un poema che non parla della guerra, ma del mito della gu erra. I suoi eroi sono coraggiosi, vanagloriosi, consumati dall'inebriante elisir della violenza e dell'amarezza del lutto. Primo fra tutti Achille che torna dal campo di battaglia per conquistare kleos, la forma eterna che, senza una morte eroica, gli verrebbe negata. La guerra infatti e' necrofila, non solo perche' ammazza, ma perche' richiede a ciascun combattente una certa familiarita' con la propria morte. La necrofilia e' fondamentale per il mestiere delle armi, cosi' come lo e' per la formazione dei kamikaze. Quando ci sembra di non aver piu' niente per cui vivere, o nei momenti in cui l'intossicazione della guerra e' al massimo, la necrofilia getta in quello stato di frenesia in cui tutte le vite umane, compresa la nostra, sembrano secondarie. Gli antichi greci avevano un termine per indicare questa pulsione. La chiamavano ekpyrosis, che significa essere consumati da una palla di fuoco. Usavano questo termine per descrivere gli eroi. * Oltre alla necrofilia, la guerra scatena la lussuria piu' sfrenata, carica di un'energia sessuale cruda e intensa che ha il sapore della volutta' autodistruttiva della guerra stessa, dove le uniche scelte sembrano la morte o lo scatenamento della sessualita'. "Eros e Thanatos" diceva Freud a proposito delle pulsioni primarie che in tempo di guerra esplodono sfrenate. Perche' in guerra gli esseri umani diventano cose, cose da distruggere o da usare per gratificazioni carnali. Quando la vita non vale niente, quando non si e' sicuri di sopravvivere, quando a governare gli uomini e' la paura, si ha la sensazione che a disposizione rimane solo la morte o il fugace piacere carnale. Gli antichi greci avevano capito che guerra e sesso sfrenato erano indissolubilmente uniti. Afrodite, dea dell'amore e moglie di Efesto, il dio zoppo che forgiava le armi e le corazze, divenne amante di Ares, il dio della guerra, per il quale nutriva una passione perversa. * Baricco, nella sua postfazione alla nuova versione dell'Iliade, lascia fuori dal campo di battaglia gli dei, e cosi' non coglie questi legami, cosi' come, per poter cantare il mito della guerra non segue, come fa Omero, i reduci. Quando la guerra finisce sul campo, infatti, non finisce nell'animo di quelli che l'hanno combattuta. Ulisse trova difficile ritornare alla vita domestica che aveva lasciato vent'anni prima. Le stesse virtu' che gli erano servite in battaglia lo sconfiggono in tempo di pace. Dopo il mito della guerra c'e' l'immane fatica per guarirne. E c'e' chi non ce la fa, perche' tutto cio' che era familiare diventa assurdamente estraneo e il mondo, a cui si sognava di tornare, appare alieno, insignificante, al di la' della loro comprensione. L'accumulo di distruttivita', vista e seminata, diventa autodistruttivita' che non conosce limite. Una sorta di tossicodipendenza perche', come scrive Chris Hedges, corrispondente di guerra per il "New York Times", nel suo bellissimo libro che ha per titolo Il fascino oscuro della guerra: "La guerra e' una droga in cui si prova esattamente quel che provano i nostri nemici, quei fondamentalisti islamici che definiamo alieni, barbari, incivili. Anche se mi tormento per la ferocia che avrei fatto meglio a non vedere di persona, in certi momenti avrei preferito morire cosi', che tornare al tran tran della vita quotidiana. La pace aveva fatto riemergere in me e in tanti di quelli che ho visto combattere quel vuoto che era stato riempito dalla furia della guerra. Ancora una volta eravamo soli, come forse lo siamo tutti, senza piu' il legame di un comune senso di lotta, senza essere piu' sicuri di che cosa sia la vita e di quale senso abbia. Come la droga, infatti, anche la guerra da' l'illusione di eliminare i problemi piu' spinosi della vita". E invece ai reduci i problemi li crea, e anche di irrimediabili, se e' vero come riferisce sempre Chris Hedges, a proposito della guerra arabo-israeliana del 1973 - che duro' solo una settimana -, che un terzo dei militari israeliani ebbe gravi problemi mentali, mentre uno studio sulla seconda guerra mondiale ha stabilito che dopo sessanta giorni di combattimenti il 90% dei soldati sopravvissuti hanno subito danni psichiatrici che condussero alcuni al suicidio, altri a interminabili cure o a permanenti disadattamenti sociali. Per costoro la guerra non e' finita mai, perche', come ci ricorda Platone: "Solo i morti hanno visto la fine della guerra". * Per gli altri, ma forse per noi tutti, vale il monito del poeta Wilfred Owen che, in una delle sue Poesie di guerra, scrive: "Se in qualche orribile sogno anche tu potessi metterti al passo dietro al furgone in cui lo scaraventammo, e guardare i bianchi occhi contorcersi sul suo volto, il suo volto a penzoloni, come un demonio sazio di peccato; se potessi sentire il sangue, ad ogni sobbalzo, fuoriuscire gorgogliante dai polmoni guasti di bava, osceni come il cancro, amari come il rigurgito di disgustose, incurabili piaghe su lingue innocenti - amico mio, non ripeteresti con tanto compiaciuto fervore a fanciulli ansiosi di farsi raccontare gesta disperate la vecchia menzogna: 'Dulce et decorum est pro patria mori'". 13. ESPERIENZE. MARIA G. DI RIENZO: INDIRA SHRESHTHA E LO "SHRI SHAKTI" [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003. Indira Shreshtha collabora con diverse organizzazioni legate all'Onu, ed ha lavorato per un buon numero di istituzioni europee come consulente, formatrice e pianificatrice in Nepal ed Etiopia. Sposata, con un figlio, vive con la propria famiglia ed i genitori a Katmandu] In Nepal, la guerriglia maoista ebbe inizio nel 1996. Nel 2001 il governo comincio' ad impiegare l'esercito contro di essa. Da allora, le donne nepalesi vengono forzate a sostenere l'una o l'altra parte e punite dalla parte avversa quando lo fanno. Questo scenario e' la dura prova quotidiana di Indira Shreshtha e delle sue compagne del gruppo Shri Shakti (Il potere della donna) nato nel 1991. La missione dell'ong femminista si e' concentrata sull'assistenza agli abitanti delle zone rurali, a cui mancano le basilari necessita' della vita (cibo, vestiario, riparo), frattanto il gruppo continua a lottare contro la violenza e le distruzioni causate dal conflitto. Indira Shreshtha, che ha 53 anni, ne ha spesi ormai venticinque lavorando sulle istanze di genere, per lo sviluppo sostenibile e per la pace in Nepal. Formatrice, consulente, fine analista, Shreshtha ha sfidato tutti i pregiudizi patriarcali e classisti del suo paese. Il suo studio sulle donne in carcere ha costretto il Nepal ad interrogarsi sulla rigidita' che il sistema legale riserva alle donne; il suo intervento a favore delle donne vittime di violenza domestica ha creato una struttura permanente che oltre a fornire rifugio e aiuto immediato accompagna le ospiti in un processo di sviluppo personale fornendo istruzione e formazione: donne che avevano perso ogni stima di se stesse sono diventate imprenditrici sociali ed economiche. La ricerca sulla condizione delle donne nepalesi data per Shreshtha dagli anni '80 ed ha gia' prodotto ben dieci volumi. Nel maggio 2002, Shreshtha riusci' a raccogliere le firme di centinaia di donne, delle piu varie provenienze sociali e politiche, in calce a una petizione per la pace. Oggi lo Shri Shakti sta tentando di creare opportunit' di impiego per i giovani uomini e le giovani donne nei distretti dimenticati del paese. La formazione fornita non si limita alle professioni tradizionali o adatte alla zona in cui i giovani vivono, ma incoraggia la libera espressione, la tolleranza e la comprensione fra individui e comunita'. Molti gruppi giovanili si sono gia' formati grazie a questo lavoro, che inizia a partire dall'identificazione del benessere della persona e allarga tale scopo alla costruzione di relazioni produttive e sensibili con gli altri. L'ong ha anche istruito attivisti per il cambiamento sociale in dodici villaggi delle tre aree maggiormente affette dal conflitto (Baglung, Palpa e Banke); costoro stanno lavorando con i propri familiari e vicini, provvedendo aiuti immediati alle vittime di violenze ed aiutandole a lungo termine nel progetto di ricostruire le proprie vite fornendo istruzione, formazione e consulenza legale. Le persone maggiormente bisognose di aiuto sono vittime di migrazioni interne forzate, persone i membri chiave delle cui famiglie (padri, madri, mogli e mariti) sono stati rapiti o uccisi, o sono fuggiti. Molti sono disoccupati, per lo piu' lavoratori del terziario che hanno perso l'impiego a causa della guerra. Come parte dello sforzo per la costruzione di pace, lo Shri Shakti sta preparando un testo che comprende un manuale per la risoluzione del conflitto e un'analisi della situazione in Nepal, dal titolo "Trasformazione del conflitto: azioni verso la pace. Analisi del conflitto in Nepal da una prospettiva sociale e di genere". Indira Shreshtha crede che tutte le trasformazioni comincino dall'individuo: "Sono convinta che ogni tipo di sviluppo cominci con la persona ed abbia, in senso ampio, una dimensione spirituale. Shri Shakti collega le istanze di genere allo sviluppo sostenibile ed alla crescita personale. Le nostre pratiche quotidiane come gruppo, lo stare sedute insieme in silenzio, la riflessione e la discussione, ci hanno rese capaci di ottenere cio' che abbiamo ottenuto e di continuare a lavorare per la pace negli individui e nelle comunita'". 14. INCONTRI. A NARNI IL 15 SETTEMBRE [Da Carla Mariani dell'Ufficio per la pace del Comune di Narni (per contatti: carlamariani@comune.narni.tr.it) riceviamo e diffondiamo. Carla Mariani, spiritus rector dell'Ufficio per la pace del Comune di Narni, e' da sempre infaticabile ed inesauribile promotrice ed animatrice di iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza: conoscerla ed essere contagiati dalla sua luminosa generosita' sono una cosa sola] Su invito del Comune di Narni, dell'Arciragazzi di Narni e Amelia e di "Narni per la pace" giovedi' 15 settembre, alle ore 17,30, nella sala del Consiglio Comunale la citta' di Narni incontra i rappresentanti dell'Onu dei Popoli; dalla Colombia: Jesus Emilio Tuberquia, della Comunita' di pace di San Jose de Apartado'; Yajaira Salazar, della Comunita' in resistenza civile del Jiguamiando'; Tatiana Isaza, della Red Juvenil de Medellin; Diego Perez, sociologo, ricercatore, difensore dei diritti umani; dal Guatemala: Sara Maria Cedillo e Francisco Velasco dell'Associazione delle famiglie reinsediate Asaunixil, Guatemala, regione Nebaj. L'iniziativa e' collegata alla sesta Assemblea dell'Onu dei popoli, alla seconda Assemblea del'Onu dei giovani e alla Marcia Perugia-Assisi per la giustizia e la pace. Alle ore 20 seguira' un incontro conviviale di solidarieta' al ristorante pizzeria "La Valletta" di Narni. Chi volesse partecipare alla cena solidale puo' confermarlo con una e-mail (indirizzata a: carlamariani@comune.narni.tr.it) o telefondo all'Ufficio per la pace del Comune di Narni, tel. 0744747269. 15. INCONTRI. A FIRENZE CON JOHN FRIEDMANN [Da Alberto L'Abate (per contatti: labate@unifi.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario, promotore del corso di laurea in "Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze, amico di Aldo Capitini, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, ed e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione". E' portavoce dei "Berretti Bianchi". Tra le opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001. John Friedmann e' professore emerito di pianificazione urbana dell'Universita' della California di Los Angeles e laureato ad honorem dalla Universita' di Dortmund, in Germania, e dalla Pontificia Universita' Cattolica del Cile. Per molti decenni ha lavorato come consulente di pianificazione in America Latina, in Asia e in Africa. Dal 1965 al 1969 ha diretto il programma della Fondazione Ford di assistenza allo sviluppo urbano e regionale del Cile e per il suo lavoro ha ricevuto il riconoscimento ufficiale del governo democratico di quel paese. Tra i suoi numerosi libri di urbanistica, teoria pianificatoria e sviluppo regionale, segnaliamo due suoi saggi tradotti in italiano: Pianificazione come dominio pubblico: dalla conoscenza all'azione, Dedalo, Bari 1993; Empowerment. Verso il potere di tutti, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004] Si stanno svolgendo in questi giorni a Firenze una serie di incontri con John Friedmann. Segnaliamo gli incontri dei prossimi giorni. Il 14 settembre alle ore 18,30 in piazza Santissima Annunziata, l'assessore alla partecipazione democratica del Comune di Firenze, Cristina Bevilacqua, Tommaso Fattori, del Forum sociale fiorentino, Giancarlo Paba, docente della facolta' di Architettura dell'Universita' di Firenze e Alberto L'Abate, docente del corso di laurea in "Operazioni di pace" e curatore dell'edizione italiana del suo recente libro discutono con John Friedmann la sua proposta di sviluppo alternativo. Introduce Severino Saccardi, direttore della rivista "Testimonianze" (in caso di pioggia l'incontro si svolgera' in un locale adiacente alla piazza). Il 15 settembre, alle ore 15-19, presso il Dipartimento di Urbanistica della Facolta' di Architettura di Firenze, in via Micheli 2, si terra' il seminario di John Fiedmann per gli studenti del dottorato in Urbanistica diretto dal professor Giancarlo Paba, sul tema: "La buona citta': pensiero utopico e pratica radicale". 16. LETTURE. FEDERICA CURZI: VIVERE LA NONVIOLENZA Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004, pp. 208, euro 16. Una delle piu' belle monografie su Capitini degli ultimi anni. 17. RILETTURE. EMILIA FERREIRO: LES RELATIONS TEMPORELLES DANS LE LANGAGE DE L'ENFANT Emilia Ferreiro, Les relations temporelles dans le langage de l'enfant, Droz, Geneve-Paris 1971, pp. XVI + 390. Il primo libro di Emilia Ferreiro, ed e' gia' un'opera rivoluzionaria nella comprensione del bambino come ricercatore e nell'analisi dei processi di apprendimento del linguaggio. Con una rilevante prefazione di Jean Piaget. 18. RILETTURE. FIORETTA MAZZEI: LA PIRA. COSE VISTE E ASCOLTATE Fioretta Mazzei, La Pira. Cose viste e ascoltate, Libreria editrice fiorentina, Firenze s. d., pp. 148, euro 8. Una profonda, acuta, commossa testimonianza sul sindaco costruttore di pace (1904-1977) scritta da una delle figure piu' vive della cultura e dell'impegno civile della Firenze novecentesca; come scrive l'editore, Fioretta Mazzei (1923-1998) "e' stata l'anima femminile cristiana di Firenze". 19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 20. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta@sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir@peacelink.it, luciano.benini@tin.it, sudest@iol.it, paolocand@inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info@peacelink.it |