Bollettino Quotidiano della Pace
Pubblicata in data 4/9/2005


Sommario di questo numero:
1. "Una persona, un voto"
2. Proposta di lettera da inviare a governanti e parlamentari (2000)
3. Un editoriale
4. Un editoriale
5. Un appello urgente a tutte le persone di volonta' buona
6. Una preghiera a tutte e tutti
7. Il momento e' adesso
8. Contro il razzismo, il diritto di voto
9. Se non ora, quando?
10. Cessi l'apartheid elettorale in Italia
11. Una legge per la democrazia, subito
12. A che punto e' la notte?
13. Ballata di quel tempo e quel paese
14. Ragionevolmente
15. Irragionevolmente
16. Le nude cifre

1. EDITORIALE. "UNA PERSONA, UN VOTO"
Tra agosto e ottobre del 2000 il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
pubblico' un notiziario "per l'immediato riconoscimento del diritto di voto
nelle elezioni amministrative a tutti gli stranieri regolarmente residenti
in Italia" dal titolo "Un uomo, un voto" (che riprendeva un celebre motto
dei movimenti per la democrazia e contro la segregazione: "One man, one
vote"). Era una questione sulla quale la struttura pacifista viterbese
lavorava da anni, riuscendo anche alla meta' degli anni '90 a spostare su
questa posizione il Consiglio Provinciale di Viterbo (che intraprese anche
un duro confronto legale con il Comitato regionale di controllo del Lazio).
Ogni fascicolo del notiziario riproponeva una proposta di lettera da inviare
a parlamento e governo, mass-media e enti locali, forze politiche e sociali,
e proponeva altresi' notizie, documenti, bibliografie, ed altri materiali
ancora.
Oggi che vari altri soggetti finalmente sembrano essersi accorti della
necessita' e dell'urgenza di questo atto di civilta', ci e' parso che
potesse essere forse non disutile riproporre alcuni degli editoriali li'
pubblicati.
Quel notiziario si intitolava "Un uomo, un voto", oggi con piu' adeguata
scelta linguistica lo intitoleremmo "Una persona, un voto": il termine
generico "uomo" era ancora interno a un linguaggio sessista.

2. MATERIALI. PROPOSTA DI LETTERA DA INVIARE A GOVERNANTI E PARLAMENTARI
(2000)
[Riprodotta in tutti i fascicoli del notiziario "Un uomo, un voto",
agosto-ottobre 2000]

Egregi signori,
a) la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 sulla partecipazione
degli stranieri alla vita pubblica a livello locale prevede al capitolo C il
diritto di voto (elettorato attivo e passivo, ovvero la facolta' di eleggere
e di essere eletto) nelle elezioni locali per ogni straniero residente;
b) in altri paesi europei tale diritto e' garantito da vari decenni;
c) dal 1996 anche in Italia vi sono gia' degli stranieri residenti che
godono, come e' giusto, del diritto di voto per le elezioni amministrative:
tutti quelli provenienti da paesi della Comunita' Europea (e tale
riconoscimento del diritto di voto non ha richiesto alcuna modifica
costituzionale);
d) la bozza definitiva di quella che poi divenne la legge 40/1998 prevedeva
il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri
residenti, e solo nell'ultima fase immediatamente antecedente l'approvazione
della legge tale ragionevole e doverosa norma fu proditoriamente e
vergognosamente cassata;
e) non vi e' dubbio che non occorre affatto modificare la Costituzione per
riconoscere finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri legalmente residenti;
f) e' sufficiente una legge ordinaria.
Vi chiediamo pertanto di adoperarvi affinche' cessi questa sorta di
apartheid elettorale, affinche' a tutte le persone legalmente residenti in
Italia sia finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni
amministrative.
"Un uomo, un voto" e' stato lo storico motto del movimento antirazzista
sudafricano che Nelson Mandela ha guidato alla vittoria, per il suo popolo e
per l'umanita' intera; facciamolo valere anche in Italia.
Cessi l'apartheid elettorale, sia riconosciuto finalmente il diritto di voto
nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti in Italia.
In attesa di un cenno di riscontro,
distinti saluti
Firma
Luogo e data

3. MATERIALI. UN EDITORIALE
[Da "Un uomo, un voto" n. 1 del primo agosto 2000]

Vi proponiamo un impegno comune per un obiettivo limitato ma il cui
conseguimento potrebbe a sua volta avere sviluppi assai rilevanti, essere -
come dice Myrdal - "processivo": il riconoscimento del diritto di voto per
le elezioni amministrative a tutti i residenti cosi' da permettere al piu'
presto ad oltre un milione di immigrati residenti in Italia di far sentire
la loro voce come elettori e come eletti negli enti locali, cosi' da poter
anche contribuire ad orientare in senso democratico l'azione delle
amministrazioni locali.
In Italia vi sono oltre 1.250.000 stranieri legalmente residenti. A tutti
loro e' negato il diritto di voto per le elezioni amministrative (con la
limitatissima eccezione di quelli provenienti da paesi membri dell'Unione
Europea).
Per il diritto di voto nellee elezioni amministrativ il Parlamento potrebbe
procedere con relativa celerita', essendovi riferimenti giuridici e
precedenti significativi.
Il riferimento giuridico e' la Convenzione di Strasburgo sulla
partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale del
5/2/1992, che al capitolo C (ancora non ratificato dal Parlamento italiano)
prevede appunto il diritto di voto - elettorato attivo e passivo - per le
elezioni amministrative.
Il precedente significativo e' il riconoscimento del diritto di voto
amministrativo per gli stranieri residenti provenienti da paesi membri
dell'Unione Europea, gia' in vigore dal 1996.
*
Per approfondire
Noi riteniamo, naturalmente, che bisogna altresi' ottenere che si renda
possibile per tutti coloro che lo desiderassero anche l'acquisizione della
piena cittadinanza (ed a tal fine e' certo fondamentale il cambio di
paradigma nella relativa legislazione, come da piu' parti indicato, passando
dallo jus sanguinis allo jus soli); ma e' evidente che questo richiedera'
tempi lunghi e un prevedibilmente incerto dibattito parlamentare.
Il diritto di voto per le elezioni amministrative e' un obiettivo piu'
agevolmente e rapidamente conseguibile; ed e' opportuno che esso si realizzi
per legge ordinaria e non per legge di modifica della Costituzione, poiche'
qualora si perseguisse questa strada e' dubbio che in Parlamento vi sia la
richiesta "maggioranza qualificata" su posizioni non razziste. Pertanto la
proposta di legge di iniziativa popolare promossa anni addietro dalla Rete
antirazzista costituisce tuttora un utile punto di riferimento.
La Convenzione di Strasburgo del 5/2/1992 (sulla partecipazione degli
stranieri alla vita pubblica a livello locale) al capitolo C stabilisce il
diritto di voto di tutti i residenti nelle elezioni amministrative. Tale
parte non e' stata mai recepita nella legislazione italiana.
In altri paesi tale diritto e' da tempo vigente; il caso forse piu'
significativo e' quello dell'Irlanda, in cui tale diritto fin dal 1963 e'
riconosciuto a tutti gli stranieri che ivi risiedono da almeno tre mesi (per
un quadro europeo cfr. la tabella in Caritas di Roma, Immigrazione, dossier
statistico '99, p. 157).
C'e' ovviamente un problema ulteriore: da quanto tempo occorra essere
residenti per ottenere tale diritto; noi riteniamo adeguato un tempo breve,
pari a quello dei cittadini italiani che trasferiscono la residenza da una
ad altra citta'; il Consiglio d'Europa propone cinque anni di residenza
previa; abbiamo visto sopra che per l'Irlanda il periodo e' di tre mesi; in
altri paesi (Danimarca, Svezia, Norvegia) il periodo e' di tre anni.
Ma questo tema della lunghezza del periodo della residenza previa potra'
essere demandato al dibattito parlamentare ed alla capacita' di intervento
dei movimenti democratici in quel momento e in quella sede; cio' che
soprattutto ci interessa adesso e' promuovere una mobilitazione per ottenere
al piu' presto una legge che riconosca il diritto di voto amministrativo,
punto eluso (e quindi di fatto negato) dalla legge 203/1994 che recepiva
solo i capitoli A e B della Convenzione citata; e nuovamente eluso (e quindi
nuovamente di fatto negato) dalla legge 40/1998 (il diritto di voto
amministrativo, che in un primo tempo era previsto venisse inserito nella
legge, durante l'elaborazione della legge veniva stralciato e demandato ad
altro apposito provvedimento che ovviamente non ha mai visto la luce).
Teniamo comunque a ribadire che a nostro parere un periodo previo di sei
mesi di residenza dovrebbe essere piu' che sufficiente per ottenere il
diritto di voto amministrativo laddove effettivamente si risiede.
*
Alcune esperienze negli enti locali
Nel corso degli anni '90 le esperienze di apertura alla partecipazione alla
vita pubblica condotte da parte degli enti locali sono state numerose; due
forme soprattutto si sono date:
a) le consulte, composte da rappresentanti di istituzioni ed associazioni
presenti sul territorio, istituite per esprimere orientamenti e
raccomandazioni sugli specifici problemi incontrati dagli immigrati;
b) i consiglieri stranieri aggiunti, che seppur senza diritto di voto
partecipano alle sedute ed intervengono alla discussione sia del consiglio
che delle commissioni dell'ente locale (esperienza pilota quella del Comune
di Nonantola, in provincia di Modena).
Mentre l'istituzione delle consulte non incontra particolari ostacoli
(sebbene subisca spesso ritardi burocratici ed una sorta di sabotaggio
strisciante), l'istituzione dei consiglieri stranieri aggiunti incontra
ostacoli non dappoco (e' il caso della Provincia di Viterbo: che quando
delibero' in tal senso ha subito la bocciatura della deliberazione relativa
da parte del Comitato Regionale di Controllo).
La nostra opinione e' che queste esperienze siano molto utili, pur con i
loro evidenti limiti (le consulte, ad esempio, sono spesso ghettizzate); ci
sembra pertanto che occorra puntare ad estendere le consulte in tutti gli
enti locali interessati dalla presenza di immigrati e che occorra
soprattutto promuovere la presenza di consiglieri stranieri aggiunti in
quegli enti locali nel cui territorio la presenza di immigrati sia
significativa (per quanto riguarda i Consigli Provinciali e Regionali:
ovunque), cio' anche come stimolo nei confronti del Parlamento.
*
Il significato politico
Il significato politico di un milione di nuovi elettori non xenofobi e'
evidente: un evidente rafforzamento della democrazia; ed anche un
rafforzamento ed una riqualificazione delle istituzioni in quanto rese cosi'
piu' rappresentative.
A cio' si aggiunga che la presenza degli stranieri residenti negli enti
locali porta in essi enti locali cultura, sensibilita' ed impegno nella
lotta al razzismo ed alla discriminazione.
Infine, cio' aiuterebbe a "mondializzare" le istituzioni democratiche di
base, a dare loro una corretta prospettiva, non piu' legata al piu' gretto
provincialismo, ma aperta alle problematiche complessive che non possono
essere delegate ai soli governi ed alle sole istituzioni internazionali.
*
Piccola digressione sulla legge 40/1998 e sull'atteggiamento dilatorio del
governo
Riteniamo che occorra contrastare i punti regressivi della legge 40/1998,
che purtroppo ci sono, e gravi: dall'abominevole istituzione dei campi di
concentramento - evidentemente del tutto incostituzionali ed
antigiuridici -, a tutta la parte concernente il respingimento e le
espulsioni. Tali parti devono essere cassate e sostituite con provvedimenti
di opposta ispirazione, ovvero coerenti con la Costituzione e con il
rispetto dei diritti umani.
Ovviamente questo non significa che tutta la legge 40/1998 e' da buttare, al
contrario: ci sono varie parti molto apprezzabili ed e' necessario battersi
affinche' siano concretamente applicate.
Per quanto concerne il tema di cui qui ci occupiamo, nella legge 40/1998 si
stabilisce all'art. 7, comma 4, lettera d (poi trasfuso nell'art. 9 del
Testo Unico, D. Lgs. 286/1998) che tutto e' legato alla "carta di
soggiorno", ma il conseguimento di essa e' sottoposto ad una sorta di forche
caudine e comunque implica un quinquennio previo di residenza ed ancora una
volta la presentazione della richiesta alla Questura e non al Comune (quando
si cessera' di demandare i diritti civili degli immigrati ad una gestione
interamente poliziesca?). Cio' ci pare irragionevole, dilatorio, umiliante.
Cosi' come e' inaccettabile la tattica dilatoria del governo, che adducendo
penosi pretesti in questa legislatura ha impedito che si potesse varare con
legge ordinaria il riconoscimento tout court di un diritto di civilta' come
appunto l'elettorato attivo e passivo nella comunita' in cui si risiede
quale forma principale e diritto essenziale di partecipazione alla vita
politica a livello locale, ed ha cosi' imposto la prosecuzione di una sorta
di "apartheid elettorale".
*
Il contributo degli enti locali
Gli enti locali possono dare un grande contributo: concretamente su questo
punto realizzando ovunque le esperienze delle consulte e dell'istituzione
dei consiglieri stranieri aggiunti; premendo sul parlamento e sul governo
affinche' si legiferi il riconoscimento del diritto di voto per tutti i
residenti;  e mettendo a disposizione diritti e risorse per tutte le persone
residenti nel territorio da loro amministrato, ed in particolare con azioni
positive di promozione dei diritti degli immigrati.
Inoltre gli enti locali poi potrebbero condurre con grande efficacia la
lotta contro la schiavitu' e per liberare ed assistere le vittime; inoltre
potrebbero impegnarsi con decisione per ottenere il trasferimento delle
competenze in materia di immigrazione dalle questure ad essi enti locali,
come sarebbe logico e conforme ai principi costituzionali ed al nostro
ordinamento giuridico ed amministrativo.
Gli enti locali potrebbero dare un grande contributo di democrazia e di
civilta' affinche' si passi dall'ideologico "problema dell'immigrazione" ai
concreti problemi degli immigrati rispetto a cui le istituzioni devono
intervenire non con gli strumenti e la logica del cosiddetto "ordine
pubblico", con psicosi da fortezza assediata, con atteggiamento di
ostilita'; ma per costruire e promuovere solidarieta' e diritti sociali,
cittadinanza e democrazia, civile convivenza e dignita' umana.
*
E''un obiettivo realistico?
Noi crediamo di si'; e comunque e' necessario per contrastare il razzismo
che soprattutto negli enti locali e nei mass-media si incista.
*
Come condurre questa campagna: iniziative possibili
Noi pensiamo ad una ripresa di iniziative per questo preciso obiettivo del
riconoscimento subito del diritto di voto amministrativo a tutti i
residenti, articolata ad esempio come segue:
a) lettere ai mass-media;
b) diffondere materiale informativo su internet;
c) invitare all'impegno gli enti locali;
d) invitare all'impegno parlamentari sensibili;
e) iniziative pubbliche;
f) coinvolgimento di altri soggetti sia istituzionali che associativi a
sostegno della proposta.
*
Come condurre questa campagna: alcune precisazioni opportune
Come "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo non ci interessa fare un
coordinamento in piu', un'ennesima struttura nazionale, ne' una lobby.
Nel rispetto del modo di organizzarsi e di agire di tutti i nostri
interlocutori, noi abbiamo fatto delle scelte che ovviamente non intendiamo
imporre ad alcuno ma alle quali intendiamo per quanto ci riguarda restare
fedeli: non accettare finanziamenti pubblici (e neppure privati, che non
siano di persone che concretamente lavorano con noi: siamo una struttura
integralmente autofinanziata), non dipendere da altre organizzazioni; non
ammettere condotte e atteggiamenti non limpidi. Il nostro basilare punto di
riferimento teorico-pratico e' la scelta della nonviolenza, con tutte le sue
implicazioni.
Ne consegue che le nostre campagne sono lente, gestite con risorse scarse,
senza sovrapposizioni o confusioni; ed anche senza pretese di esclusiva.
Alle persone, i gruppi, i mezzi d'informazione che fossero d'accordo con
questa proposta chiediamo di voler autonomamente intraprendere le iniziative
che riterranno onestamente e ragionevolmente utili allo scopo, evitando
quindi atteggiamenti strumentali, equivoci, settari o autopromozionali.
Ovviamente, se vi impegnate in questa iniziativa (e sappiamo bene che molti
altri si stanno battendo da molti anni per questo obiettivo con grande
lucidita' e generosita'), ci farebbe piacere sapere cosa state facendo e
ricevere il materiale da voi prodotto.

4. MATERIALI. UN EDITORIALE
[Da "Un uomo, un voto" n. 2 del 19 agosto 2000]

Anche la recente pubblicazione della Commissione per le politiche di
integrazione degli immigrati, a cura di Giovanna Zincone, Primo rapporto
sull'integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna 2000,
conferma (ed argomenta esaurientemente) la necessita' e giustizia di
riconoscere al piu' presto il diritto di voto nelle elezioni amministrative
locali a tutti gli immigrati residenti (cfr. il cap. VI, pp. 355-399).
E' urgente che si addivenga al recepimento nella legislazione italiana di
questa scelta di civilta', che si applichi finalmente il capitolo C della
convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla
vita pubblica a livello locale, che si estenda a tutti quanto gia'
riconosciuto per gli stranieri residenti provenienti dai paesi dell'Europa
comunitaria con DPR del 1996.
Ed e' necessario che la via sia quella a suo tempo indicata dalla proposta
di legge di iniziativa popolare promossa da un vasto arco di movimenti della
società civile impegnati nella solidarieta' e nella promozione dei diritti
umani: una legge ordinaria e non di riforma costituzionale.
Ed e' altresi' necessario, a nostro avviso, che il periodo previo di
residenza prima di avere il riconoscimento dell'elettorato attivo e  passivo
per gli enti locali sia equiparato a quello oggi stabilito per gli effetti
amministrativi ed elettorali di tutti i cambi di residenza in Italia.

5. MATERIALI. UN APPELLO URGENTE A TUTTE LE PERSONE DI VOLONTA' BUONA
[Da "Un uomo, un voto" n. 3 del 27 settembre 2000]

Contrastare il razzismo e' possibile, ma occorre limpidezza di ragionamento
e di condotta.
Perche' cosi' come non e' credibile chi si dichiara contro la pena di morte
e poi promuove una guerra stragista, ugualmente non e' credibile chi dice di
commuoversi per i diritti umani e poi fa recludere gli immigrati nei campi
di concentramento o riconsegna i profughi nelle mani degli aguzzini cui
erano sfuggiti.
*
Contrastare il razzismo e' necessario, ma occorre abbandonare logiche
paternalistiche ed egolatriche.
Non sappiamo se quell'illustre cardinale si rende conto degli esiti di cio'
che dice; non sappiamo se quello stimato presidente della Commissione
parlamentare antimafia si rende conto degli esiti di cio' che dice; non
sappiamo se quegli onorevoli legislatori che hanno approvato gli articoli
8-14 della legge 40/1998 (ora artt. 10-16 del T. U. approvato con D. Lgs.
286/1998) si rendono conto degli esiti di cio' che hanno fatto.
Ma sappiamo che chi istiga ad emarginare e respingere i non aderenti alla
sua fede religiosa offre, e sia pure inconsapevolmente, copertura ideologica
agli squadristi; sappiamo che chi propone di sparare sulle persone esorta e
induce all'assassinio; sappiamo che chi approva articoli di legge
flagrantemente incostituzionali ed antigiuridici da' un colpo di maglio allo
stato di diritto ed alla democrazia, viola i diritti e mette in pericolo la
stessa vita delle vittime di quelle norme, e spiana la strada ai golpisti.
Il razzismo pugnalatore dei naziskin, il razzismo demente della Lega, il
razzismo in doppiopetto dei fascisti in doppiopetto e del mafioso che ha
fatto i soldi, si alimentano di tutto cio', ne vengono enormemente
rafforzati.
E quindi ci si risparmino le concioni con la lacrimuccia, e le goffe
esortazioni unanimistiche tanto squallide quanto arroganti: e si esca
piuttosto dalle ambiguita'.
*
Contrastare il razzismo e' urgente, prima che esso diventi l'habitus mentale
diffuso e il cemento ideologico sul quale e con il quale si costruisca una
egemonia culturale profonda ed estesa della destra piu' estrema che la porti
al potere e le consenta di far strame della democrazia e dello stato di
diritto: occorre contrastare il razzismo per difendere la liberta' e la
dignita' di tutti; la sorte delle nostre sorelle e dei nostri fratelli
immigrati e' la nostra stessa sorte.
*
E per contrastare il razzismo ci sono alcune cose da fare subito.
La prima, riconoscere finalmente il diritto di voto a tutti gli stranieri
legalmente residenti in Italia, come gia' e' stato fatto per gli stranieri
provenienti dagli altri paesi della Comunita' Europea.
La seconda: contrastare e sconfiggere la schiavitu' cui sono ridotte decine
di migliaia di esseri umani stranieri in Italia: e basterebbe un po' di
buona volonta' da parte delle istituzioni e la schiavitu' verrebbe spazzata
via in una sera e una mattina; l'esperienza della Comunita' Papa Giovanni
XXIII dimostra che e' possibile liberare tutte le vittime e sconfiggere gli
schiavisti.
La terza: abolire le pratiche fasciste che stanno inquinando la nostra
legislazione e che stuprano la Costituzione e la dignita' del nostro paese:
le pratiche del respingimento (ovvero della riconsegna dei profughi
fuggiaschi ai loro aguzzini); le pratiche dell'espulsione (ovvero della
clandestinizzazione coatta che inabissa persone innocenti nelle grinfie
dell'economia illegale e dei poteri criminali); le pratiche della
segregazione amministrativa nei campi di concentramento (talmente ripugnanti
nella loro evidente matrice ed aura nazista che si ha orrore persino a
scriverne: eppure questi campi di concentramento oggi in Italia esistono di
nuovo, ed hanno gia' mietuto vite umane).
La quarta: rispettare l'articolo 10 della Costituzione che riconosce il
diritto di asilo per tutti coloro che nel loro paese di origine non godono
dei diritti che la Costituzione del nostro paese riconosce a chi qui vive.
La quinta: accogliere tutti gli esseri umani che vengono in Italia per
fuggire dalle dittature, dalle guerre, da inenarrabili violenze, da miserie
indicibili, dalla fame e la morte. Accogliere tutti. E dunque subito
regolarizzare la posizione di tutti gli stranieri presenti in Italia.
La sesta: organizzare l'ingresso dei migranti da parte delle istituzioni,
con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti, così da colpire e sconfiggere le
mafie dette "degli scafisti" che oggi gestiscono monopolisticamente il
mercato del trasporto verso l'Italia di esseri umani disperati lucrandovi
enormi profitti, in una sorta di osceno subappalto di fatto che lo stato
italiano ha indirettamente ma effettualmente affidato loro.
La settima: trasferire tutte le competenze in materia di immigrazione e
concernenti donne e uomini immigrati, attualmente affidate alle questure, da
queste ai Comuni; facendola finita con l'equazione razzista: immigrato =
problema di ordine pubblico, e sostituendola con quella ovvia, onesta e
ragionevole: essere umano = portatore di diritti.
E si potrebbe continuare, ma fermiamoci qui.
*
Ma chiave di volta ci sembra che sia la prima di queste esigenze: il diritto
di voto subito per tutti gli stranieri residenti, affinche' subito negli
enti locali abbiano voce e rappresentanza oltre un milione di persone che in
Italia vivono e lavorano, sovente da molti anni, ma che tuttora subiscono un
vero e proprio barbaro e insensato regime di apartheid elettorale.
*
L'ingresso a pieno titolo degli immigrati, come elettori e come eletti,
negli enti locali, nelle istituzioni di base, nel governo delle citta' e del
territorio, arricchirebbe straordinariamente la nostra vita civile;
ripristinerebbe una democrazia oggi dimidiata; adeguerebbe la politica, la
rappresentanza istituzionale e la pubblica amministrazione alle dimensioni
richieste dalla situazione odierna; sarebbe fattore straordinario, efficace
e processivo, di inveramento dei diritti umani e dello stato di diritto.
*
Si e' perso troppo tempo, e troppo a lungo si e' permesso che governo e
Parlamento agissero da biscazzieri.
Poiche' e' un barare cinico e sconcio aver cassato (all'ultimo momento,
proprio ad un passo dall'approvazione) dalla legge 40/1998 la norma che
riconosceva finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative, ed
al suo posto aver presentato una truffaldina proposta di legge
costituzionale per fingere di altrimenti perseguire lo stesso obiettivo:
proposta di legge costituzionale che stanti gli attuali rapporti di forza
tra democratici e razzisti in Parlamento non passera' mai (dato che una
proposta di legge costituzionale richiede una maggioranza assai superiore di
quella semplice efficiente per approvare una legge ordinaria): come anni
addietro ebbe a chiarire gia' Nilde Iotti (che fu autorevole presidente
della Camera dei deputati), per riconoscere il diritto di voto agli
stranieri residenti non occorre affatto una modifica della Costituzione,
prova ne e' che gli immigrati provenienti da paesi dell'Unione Europea gia'
votano e possono essere eletti negli enti locali italiani, e non e' servita
alcuna modifica costituzionale.
*
E allora basta con i machiavellismi degli stenterelli: subito, con legge
ordinaria (per gli stranieri provenienti dai paesi comunitario-europei nel
1996 e' bastato normarlo con un semplice DPR) si riconosca il diritto di
voto (l'elettorato attivo e passivo, ovvero la facolta' di eleggere ed
essere eletti) negli enti locali ad oltre un milione di immigrati
regolarmente residenti in Italia. Cessi subito l'apartheid elettorale.
*
E' una legge da fare subito. E chiediamo ai parlamentari ed ai governanti di
farla...

6. MATERIALI. UNA PREGHIERA A TUTTE E TUTTI
[Da "Un uomo, un voto" n. 4 del 28 settembre 2000]

Dobbiamo passare dal dire al fare. Noi che scriviamo queste righe
sollecitiamo da anni che sia finalmente riconosciuto il diritto di voto per
le elezioni amministrative a tutti gli stranieri legalmente residenti in
Italia, cosi' come previsto dalla Convenzione di Strasburgo del 1992. Ma
governo e parlamento continuano ad essere sordi, e con la loro sordita' ed
ipocrisia favoreggiano il razzismo e le forze politiche ed i pubblici
amministratori che il razzismo assumono come elemento forte della loro
ideologia, come base di consenso, come prassi amministrativa e programma
politico.
Noi pensiamo che se si riconoscesse finalmente il diritto di votare e di
essere eletti nelle elezioni locali ad oltre un milione di stranieri
immigrati legalmente residenti da anni in Italia, cosiddetti
"extracomunitari" (come e' noto, gli stranieri immigrati residenti in Italia
provenienti da paesi dell'Europa comunitaria hanno gia' il diritto di voto
amministrativo dal 1996, riconosciuto senza alcun bisogno di modifiche
costituzionali e normato con semplice DPR), si rafforzerebbe enormemente la
nostra democrazia, si sprovincializzerebbe la cultura e la prassi degli enti
locali, si rintuzzerebbe efficacemente gia' con questo solo fatto il
razzismo che negli enti locali trova sovente tribune e palestre: tutte le
forze politiche (anche le piu' spregevoli) dovrebbero considerare che un
milione di elettori hanno il loro peso; e  tutti i pubblici amministratori
avrebbero vergogna a proferire e deliberare infamie (del tipo: vestire gli
immigrati da lepri per la gioia dei cacciatori, o del tipo proibire loro di
sedere sulle panchine; mostruosita' dette, e decise, in istituzioni
democratiche da persone con responsabilita' di governo locale) se dovessero
affrontare nei consigli comunali, provinciali e regionali, gia' il solo
sguardo delle persone che sarebbero vittime dirette di simili aberranti
crudelta'.
Dalle parole ai fatti: ed i fatti sono parole, parole scritte che diventino
legge. Chiediamo tutte e tutti ai parlamentari democratici che si approvi al
piu' presto una legge ordinaria (non vi e' affatto bisogno di modifiche
costituzionali, per le quali il Parlamento forse non ha una "maggioranza
qualificata" antirazzista sufficiente; ma per una legge ordinaria si') che
riconosca il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti gli
stranieri legalmente residenti in Italia.
Scriviamo tutte e tutti a tutti i mass-media affinche' prendano in
considerazione questa proposta, la presentino all'opinione pubblica, la
dibattano e la sostengano.
Scriviamo tutte e tutti a tutte le istituzioni affinche' riflettano su
questa proposta e si adoperino per la sua legiferazione: del resto lo stesso
autorevole ed ufficiale "Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in
Italia" redatto dalla Commissione per le politiche di integrazione degli
immigrati, ufficialmente costituita ed insediata presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri, spiega e motiva argomentatamente ed
inconfutabilmente tale proposta (il rapporto e' stato recentemente
pubblicato per i tipi della casa editrice Il Mulino, Bologna 2000)...
A tutte e a tutti grazie.
*
Con il motto di Nelson Mandela: Un uomo, un voto.
Affinche' cessi l'apartheid elettorale in Italia.
Affinche' l'Italia non sia piu' una democrazia dimidiata, ma una democrazia
per tutti coloro che vi vivono.
Contrastiamo il razzismo in Italia con la forza del diritto, della
democrazia, della dignita' e della partecipazione di ogni essere umano.
Un uomo, un voto.

7. MATERIALI. IL MOMENTO E' ADESSO
[Da "Un uomo, un voto" n. 5 del 29 settembre 2000]

Il momento e' adesso, tra qualche mese potrebbe essere troppo tardi.
Il momento e' adesso, per chiedere che l'Italia finalmente recepisca ed
applichi il capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992 che
riconosce il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le
persone legalmente residenti.
Il momento e' adesso, di contrastare l'apartheid elettorale in Italia.
Il momento e' adesso, di fermare il razzismo prima che il razzismo conquisti
il potere in Italia.
Il momento e' adesso, di difendere ed estendere la democrazia per tutti.
Con il motto di Nelson Mandela: Un uomo, un voto. Il momento e' adesso...

8. MATERIALI. CONTRO IL RAZZISMO, IL DIRITTO DI VOTO
[Da "Un uomo, un voto" n. 7 del primo ottobre 2000]

Chiediamo a tutte e tutti i nostri interlocutori uno sforzo: di diffondere e
sostenere la proposta che subito si riconosca il diritto di voto nelle
elezioni amministrative a tutti gli stranieri residenti in Italia.
L'ingresso negli enti locali come elettori e come eletti, come pubblici
amministratori, di oltre un milione di immigrati, puo' consistentemente
migliorare la cultura politica ed amministrativa del nostro paese, difendere
e rafforzare la democrazia, contrastare il razzismo con molta piu' efficacia
che tanti piccoli gesti sovente paternalistici (che quindi nonostante le
migliori intenzioni ribadiscono una disparita' e un'oppressione)...

9. MATERIALI. SE NON ORA, QUANDO?
[Da "Un uomo, un voto" n. 9 del 3 ottobre 2000]

Se non riusciremo ad ottenere subito il riconoscimento del diritto di voto
nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri legalmente residenti
in Italia, si rischia che non lo si otterra' mai piu'. E l'apartheid si
estendera' ancor piu'; e il razzismo ancor piu' crescera'.
A tutte le donne e gli uomini di onesto sentire, di tenace concetto, di
volonta' buona, chiediamo uno sforzo. Di esercitare, ciascuno nelle forme
civili, democratiche e nonviolente che sapra' e vorra', una forte visibile
crescente pressione affinche' il parlamento italiano legiferi recependo
finalmente tutta la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992. Il
momento e' ora; se non ora, quando?
Subito il diritto di voto amministrativo per tutte le persone che in una
comunita' risiedono, vivono e lavorano.
Una democrazia dimidiata cessa di essere una democrazia.
Strappiamo tutti gli enti locali dalle mani dei razzisti, riconquistiamoli
tutti alla democrazia e alla dignita' umana.
Facciamo cessare l'apartheid elettorale in Italia.
Un uomo, un voto.

10. MATERIALI. CESSI L'APARTHEID ELETTORALE IN ITALIA
[Da "Un uomo, un voto" n. 10 del 4 ottobre 2000]

Oltre un milione di esseri umani subiscono in Italia un assurdo e squallido
regime di apartheid elettorale. Oltre un milione di persone legalmente
residenti in Italia, perfettamente in regola, persone apprezzate e stimate,
che qui vivono e lavorano da anni, che contribuiscono alla nostra vita
civile, alla nostra cultura, al nostro benessere, sono tuttora private del
diritto di concorrere ad eleggere e comporre i nostri enti locali.
Ed i nostri enti locali si stanno trasformando in molti casi in palestre,
tribune e covi di razzisti.
In altri paesi europei da decenni tutti i residenti hanno il diritto di voto
negli enti locali che governano il territorio in cui vivono. In Italia dal
1996 tale diritto e' riconosciuto oltre che ai cittadini italiani anche agli
stranieri di paesi europei comunitari, a tutti gli altri no.
Si consideri: l'ingresso degli stranieri negli enti locali avrebbe un
effetto straordinario di contrasto del razzismo, di sprovincializzazione
della cultura amministrativa, di promozione della democrazia, del diritto,
della civile convivenza. Sarebbe un miglioramento grande della qualita'
degli enti locali, di cui beneficeremmo tutti, cittadini italiani e
cittadini di altri paesi che viviamo nella stessa citta', nello stesso
territorio.
Cosa si aspetta a riconoscere questo sacrosanto diritto, vantaggioso per
tutti?
A tutti chiediamo di fare qualcosa per promuovere la consapevolezza
dell'ingiustizia, per chiedere un provvedimento legislativo immediato che
riconosca finalmente quanto gia' previsto dalla Convenzione di Strasburgo
del 5 febbraio 1992: il diritto di voto per tutti i residenti nelle elezioni
amministrative locali.

11. MATERIALI. UNA LEGGE PER LA DEMOCRAZIA, SUBITO
[Da "Un uomo, un voto" n. 12 del 6 ottobre 2000]

La maggioranza delle forze politiche rappresentate in parlamento (la
coalizione vincitrice delle elezioni del 1996), ed il governo da essa
espresso e sostenuto, sostiene di essere favorevole al riconoscimento del
diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti i residenti. E'
ragionevole supporre che la maggioranza dei deputati e dei senatori concordi
con una posizione che e' di puro buonsenso, e che e' semplice e persino
ovvia realizzazione del principio democratico. Perche' allora questo
riconoscimento non diventa legge?
Lo ripetiamo ancora una volta: non occorre alcuna modifica della
Costituzione, come non e' occorsa nel 1996 per riconoscere il diritto di
voto amministrativo agli stranieri provenienti dagli altri paesi dell'Europa
comunitaria.
Perché allora consentire che perduri un inquietante apartheid elettorale che
ha effetti nefasti per la nostra democrazia?
Si consideri: la partecipazione al voto per gli enti locali di oltre un
milione di residenti, di cittadinanza straniera si' ma legalmente residenti
in Italia sovente da molti anni, avrebbe l'effetto benefico immediato di far
si' che gli enti locali cessino di essere luoghi in cui il razzismo piu'
becero trova accoglienza, pulpiti e strumenti operativi. E dunque l'ingresso
come elettori e come eletti negli enti locali dei residenti immigrati
sarebbe un fatto utile per difendere i diritti di tutti, per promuovere la
democrazia, per impegnare gli enti locali contro il razzismo e per la
dignita' umana.
Non si perda piu' tempo. Si legiferi subito il recepimento della parte
finale e decisiva della Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 ancora
scandalosamente disattesa in Italia. Si adegui l'Italia agli altri paesi che
da decenni riconoscono il diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti i residenti.

12. MATERIALI. A CHE PUNTO E' LA NOTTE?
[Da "Un uomo, un voto" n. 16 del 10 ottobre 2000]

Cosa si dice in Parlamento? A un milione di persone che vivono insieme a
noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e regolarita'
amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone coscienti e
responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare alla vita
pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte?
Cosa si dice nel Consiglio dei Ministri?  A un milione di persone che vivono
insieme a noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e
regolarita' amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone
coscienti e responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare
alla vita pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte?
Cosa si dice nelle redazioni? A un milione di persone che vivono insieme a
noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e regolarita'
amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone coscienti e
responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare alla vita
pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte?
Cosa si dice tra noi stessi, o carissimi amici? A un milione di persone che
vivono insieme a noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena
legalita' e regolarita' amministrativa, si continuera' a negare la qualita'
di persone coscienti e responsabili, si continuera' a negare il diritto di
partecipare alla vita pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte?
Stiamo facendo qualcosa perche' l'apartheid elettorale cessi?
Un uomo, un voto.

13. MATERIALI. BALLATA DI QUEL TEMPO E QUEL PAESE
[Da "Un uomo, un voto" n. 18 del 12 ottobre 2000]

Ah si', un paese libero. Ah gia', tempi moderni.

In quel paese, in quel tempo, il regime apri' dei campi detti di
concentramento, in cui recludeva persone che di nessun reato erano accusate,
cui era negato anche il diritto a un processo. Narrano le cronache che in
quei luoghi persone morirono di morti tremende. Narrano le cronache che il
regime rassicurava la popolazione: era tutto a posto, non era successo
niente, ed in fondo, asseriva garrulo e querulo il Ministro dell'Interno,
quei posti non erano ne' carceri ne' alberghi, con il che la pratica era
archiviata. Nessuno chiedeva nulla sulla sorte delle vittime, nessuno
chiedeva nulla sulle vittime a venire. Era un paese in cui il consenso e la
propaganda erano a tutta prova, scienza ed arte, aveva fatto scuola il
dottor Goebbels.
Quel paese e quel tempo, il lettore dovrebbe saperlo, era l'Italia dell'anno
duemila dopo Cristo.

In quel paese, in quel tempo, grande era la barbarie e noi compagni di
Ulisse possiamo testimoniarlo: giunti cola' chi in quella terra abitava ci
chiuse nella spelonca, e delle nostre carni, delle nostre vite fece scempio.
Da noi vige altro costume: che l'esule venga accolto, che l'ospite sia
sacro. Questa e' la legge di Itaca.
In quel paese invece, in quel tempo, l'esule veniva bruciato vivo, la
fanciulla violata, l'ospite sbranato.
Quel paese e quel tempo, il lettore lo sa.

In quel paese, in quel tempo, era previsto che ci si indignasse. Tutti
potevano indignarsi, tutti assentivano, molti applaudivano, qualcuno
estraeva i fazzoletti dalle taschee si spremeva qualche lacrima dagli occhi
e poi si soffiava anche il naso. Poi si spegnevano le telecamere, la sala si
svuotava, si tornava tutti a casa, e sfrecciando lungo i viali si coglieva
l'occasione per comprare a poco prezzo carne fresca da consumare di furia,
al mercato delle schiave recate dall'oriente e dal sud.
Quel paese e quel tempo, lettore, che tu sai.

In quel paese, e in quel tempo, tutti potevano sapere tutto, tutti tutto
vedevano, su tutto era a tutti consentito di dire a bassa voce o a
squarciagola cio' che volevano. E ad alcuni la gola si squarciava, perche'
erano infedeli e al cardinale cio' non piaceva; perche' la loro pelle era
slavata, od olivastra o brunita o color rame, ed al sindaco cio' dava
sull'occhio, e ai nervi, e alla bile; perche' erano troppo giovani e belle
quelle bambine ed insozzarle e macerarle era gusto di veri uomini della
razza superiore: superior stabat lupus.
Quel paese, quel tempo, lettore.

In quel paese e in quel tempo tu chi eri? Tu che facevi? Da quale parte
stavi?
Caro lettore di quel paese, di quel tempo io dico.

Ah si', tempi moderni. Ah gia', un paese libero.

14. MATERIALI. RAGIONEVOLMENTE
[Da "Un uomo, un voto" n. 22 del 16 ottobre 2005]

Ragionevolmente la "Commissione per le politiche di integrazione degli
immigrati" istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel suo
Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia (Il Mulino,
Bologna 2000) si pronuncia in modo esplicito e forte per il riconoscimento
del diritto di voto nelle elezioni amministrative agli stranieri
regolarmente residenti in Italia.
La Commissione argomenta con dovizia di dati e riferimenti la necessita' che
si pervenga al piu' presto a tale atto dovuto di democrazia.
Si consideri che non solo la comunita' intellettuale, non solo le
rappresentanze dei lavoratori, non solo l'associazionismo democratico, ma
anche praticamente tutte le forze politiche e le rappresentanze
istituzionali (che non siano dichiaratamente razziste), riconoscono
esplicitamente la necessita' dell'immediato riconoscimento del diritto di
voto per tutti gli stranieri legalmente residenti in Italia.
E dunque non e' ammissibile che si continui a rinviare un provvedimento
legislativo ordinario assolutamente necessario ed urgente, semplicemente
doveroso, gia' fin troppo procrastinato. Si recepisca subito il capitolo C
della Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992, si riconosca subito
l'elettorato attivo e passivo nelle elezioni locali a tutti i residenti
nella comunità locale. Cessi l'apartheid elettorale in Italia: un uomo, un
voto.

15. MATERIALI. IRRAGIONEVOLMENTE
[Da "Un uomo, un voto" n. 23 del 19 ottobre 2005]

Irragionevolmente persiste l'apartheid elettorale in Italia; ed il razzismo
cresce, e dilaga.
Non si coglie che per fermare il razzismo sarebbe di grande utilita' che
negli enti locali fossero rappresentati tutti i residenti; sarebbe di grande
utilita' che tutte le forze politiche dovessero tener conto di oltre un
milione di elettori cui il diritto di voto dove realmente vivono e' tuttora
proditoriamente assurdamente negato; non si capisce che il razzismo e la
disumanita' crescenti si contrastano efficacemente solo con il diritto,
riconoscendo i diritti di tutti gli esseri umani, riconoscendo la dignita'
di tutti gli esseri umani.
Irragionevolmente persiste l'apartheid elettorale in Italia; ed il razzismo
cresce, e dilaga.
Un uomo, un voto.

16. MATERIALI. LE NUDE CIFRE
[Da "Un uomo, un voto" n. 24 del 20 ottobre 2000]

Vediamo alcune nude cifre avvalendoci dell'eccellente Dossier statistico
2000 sull'immigrazione, presentato ier l'altro dalla Caritas a Roma.
262.836 immigrati vivono regolarmente in piena legalita' in Italia da oltre
dieci anni: ed ancora non hanno il diritto di voto nelle citta' in cui
vivono.
Sono 421.723 gli immigrati che vivono regolarmente in piena legalita' in
Italia da oltre cinque anni: ad ancora non hanno il diritto di voto nelle
citta' in cui vivono.
Sono un milione e mezzo gli immigrati regolarmente presenti in Italia
all'inizio del 2000: ripetiamo: regolarmente, in piena legalita': ed ancora
non hanno il diritto di voto nelle citta' in cui vivono.
*
Compariamo la situazione italiana con quella di altri paesi europei,
avvalendoci dello schema riportato a p. 157 nel Dossier statistico 1999
sull'immigrazione, realizzato sempre dalla Caritas di Roma.
a) in Danimarca dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali e provinciali;
b) in Irlanda dopo 6 mesi di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali;
c) In Olanda dopo 5 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali;
d) In Svezia dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali, regionali e per i referendum;
e) in Norvegia dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali e provinciali;
f) altre piu' diversificate situazioni si verificano in Finlandia,
Portogallo, Regno Unito, Spagna, Islanda, Svizzera; come e' noto anche in
Italia dal 1996 hanno riconosciuto il diritto di voto per le elezioni
amministrative gli stranieri residenti provenienti da paesi della Unione
Europea.
*
Proponiamo una riflessione: un milione e mezzo di immigrati, residenti in
Italia in piena regolarita' e legalita', molto spesso da piu' di dieci anni,
a tutti gli effetti sono parte delle nostre comunita' locali: qui vivono,
qui lavorano, qui hanno una rete estesa di amicizie ed affetti, qui hanno
sovente le loro famiglie.
Perche' devono ancora subire un vero e proprio apartheid elettorale?
Riconoscere a tutti loro il diritto di votare e di essere votati per il
governo dei nostri enti locali e' un dovere di civilta', un atto dovuto di
democrazia, un vantaggio grande per tutti.
*
E proponiamo una seconda riflessione: la loro presenza negli enti locali
darebbe agli enti locali una apertura culturale straordinaria, una visione
globale del mondo, una capacita' di rappresentanza non piu' miope ed
angusta, ma attenta ai bisogni, ai diritti, ai valori, al contributo di
tutte le componenti della societa', dell'intera popolazione residente.
Questa presenza sarebbe efficace per sprovincializzare la cultura e l'azione
amministrativa degli enti locali oltre che per renderla piu' vicina alla
popolazione effettiva tutta, a tutti coloro che nel territorio amministrato
effettivamente vivono.
Aprirebbe gli enti locali al mondo; invererebbe il grande progetto di La
Pira delle citta' come promotrici di solidarieta' e di pace nel mondo.
*
Ed avrebbe un ulteriore effetto benefico: contrasterebbe il razzismo proprio
al livello delle istituzioni democratiche di base, quelle piu' vicine alla
realta' della vita quotidiana, quelle piu' radicate nel territorio.
Oggi spesso gli enti locali sono ricettacolo e tribuna per facinorosi
razzisti. Con la presenza di elettori ed eletti immigrati gli enti locali
non sarebbero piu' campo di Marte per volgari teppisti, ed acquisirebbero
invece una coscienza antirazzista forte perche' esistenzialmente motivata,
vissuta e sentita. La presenza degli immigrati nel corpo elettorale e nelle
istituzioni locali e' la migliore garanzia di impegno democratico ed
antirazzista degli enti locali stessi.
*
Si consideri anche: che contrastare il razzismo ed aiutare i migranti
richiede un impegno non paternalistico, ma di riconoscimento di diritti.
Non e' possibile promuovere la liberta' e la dignita' di tutti se qualcuno
e' tenuto sotto tutela, se non gli si riconosce il diritto di parola e di
rappresentanza, se non gli si riconoscono gli strumenti per esprimersi da
se', se viene tenuto in uno stato di inferiorita'. Ne consegue che l'impegno
per la democrazia e contro il razzismo richiede il pieno protagonismo dei
migranti, ed il diritto di voto di questo protagonismo e' un riconoscimento,
un veicolo ed uno strumento indispensabile.
*
Infine si consideri: oltre un milione di elettori, e di elettori motivati
perche' portatori di bisogni concreti tuttora insoddisfatti, di legittimi
interessi sovente del tutto calpestati, e soprattutto di diritti troppo a
lungo denegati, costituiscono una quota rilevante del corpo elettorale:
tutte le forze politiche dovrebbero farci i conti; tutte le forze politiche
sarebbero costrette a tenere conto della loro presenza.
Questo farebbe si' che anche le forze politiche piu' becere ed irragionevoli
si renderebbero conto che persistendo in atteggiamenti ambiguamente o
esplicitamente razzisti perderebbero la possibilita' di ricevere voti da un
rilevante segmento elettorale; ed e' quindi ragionevole supporre che un po'
tutte le forze politiche (certo, ad eccezione di quelle razziste, ma quelle
razziste vanno considerate piu' che "forze politiche" come vere e proprie
"associazioni a delinquere", e dovrebbero essere messe fuori legge e
perseguite penalmente per istigazione all'odio razziale, ricostituzione di
partito fascista ed altri reati connessi) cesserebbero di cavalcare il
razzismo e cercherebbero di riorientare i loro programmi ed i loro
atteggiamenti per tener conto della presenza nel bacino elettorale di una
cosi' cospicua e caratterizzata area.
*
Ci sembra quindi che per questi ed altri motivi sia necessario un forte
impegno di tutti affinche' sia riconosciuto subito, con legge ordinaria che
quantomeno recepisca finalmente tutta la convenzione di Strasburgo del 5
febbraio 1992, il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti i
residenti.
Un uomo, un voto.

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