DELITTO DI FERRO.

Racconto scritto da Andrea Camporese - Sottomarina di Chioggia - Venezia

CAPITOLO N. 8

In conclusione dei conti, ad ogni richiesta di aiuto di Manetti rivolta ai suoi colleghi, seguivano risposte negative e questo lo rendeva sempre più sicuro di essersi imbarcato su di una nave destinata ad affondare.
La sgridata del commissario era la cosa che più lo preoccupava, perchè se le sue indagini fossero finite male, gli avrebbe sicuramente dato del filo da torcere.
Era già da parecchie notti che Manetti veniva tormentato sempre dallo stesso incubo.
Vedeva un cilindro di nebbia impenetrabile che avvolgeva una figura d'uomo che però non riusciva a riconoscere, che legava alla rotaia quel poveretto il quale non era ricoperto dalla nebbia.
Poi quella figura indefinita scompariva nel nulla, e lui, che rimaneva come inchiodato ad una decina di metri dall'uomo legato, scorgeva un treno che lo tagliava a metà e poi filava via.
Dopo aver sognato quelle cose si svegliava preso da un'agitazione tale da farlo tremare come una foglia al vento d'autunno, e solo dopo svariati minuti riusciva a tornare calmo.
Anche quella notte si ripetè l'incubo, solo che un po' differente dal solito.
Succedevano le stesse identiche cose, ma la variazione consisteva nel fatto che era attorniato dai suoi colleghi che lo deridevano come a volergli dire:
"non riuscirai mai a trovare l'assassino!
E' inutile che continui a indagare!
Se vai avanti di questo passo ucciderà anche te"!
Si svegliò quando sentì una forte botta in testa e una su tutto il corpo.
Si era agitato tanto che era caduto dal letto picchiando la testa sul comodino e finendo la sua corsa sul pavimento, in una pozza di sudore e con il fiato grosso.
"Queste cazzate non possono più continuare"! Pensò fortemente.
"Adesso trovo quel bastardo e la facciamo finita una volta per tutte"!
Quel bastardo, come lo chiamava lui, gli fece avere quella stessa mattina un biglietto che diceva:
""Ti sto sorvegliando molto attentamente.
Stai attento a quello che fai.
Ti conviene".
Era stato battuto a computer e quindi non si poteva capire chi l'avesse scritto, anche perchè le indagini che seguirono su quel foglio di carta dicevano chiaramente che era stato toccato da mani che indossavano guanti di gomma.
Preso dalla totale disperazione, il giorno seguente Manetti prese la sua auto e guidò per ore intere per le vie di Brescia, finchè imboccò la statale ed uscì dalla città dirigendosi verso le campagne circostanti.
Poi si accorse che era rimasto con poca benzina, e fece quindi tappa ad un distributore situato a lato della stessa statale.
Spese tutti quei pochi soldi che aveva in tasca, e appena il benzinaio gli riconsegnò le chiavi, ripartì sgommando dirigendosi dalla parte opposta alla quale era arrivato. Facendo questa inversione di marcia tagliò la strada ad un furgone ma non se ne curò affatto.
Poco dopo si trovò senza capire come, davanti alle rotaie del treno proprio sul luogo del delitto.
Spense il motore e, scieso dall'auto, si mise a sedere accanto alla rotaia alla quale era legato il corpo.
Rimase lì per parecchio tempo a fissare il vuoto senza mai voltare lo sguardo.
Solo quando passò da quelle parti un aereo militare che volava tanto basso da fare una confusione assordante, si riprese da quello stato e, solo per caso buttò l'occhio in un punto di terreno proprio immezzo alle due rotaie, sul quale i ciotoli mancavano.
Era come se in quel punto ci fosse sepolto qualcosa perchè la terra sembrava essere stata smossa in modo da coprire un oggetto.
Manetti attese per qualche minuto che passasse un treno, e quando quest'ultimo passò sopra quel punto di terreno, si precipitò a scavare.
Dovette andare in profondità per unatrentina di centimetri per trovare una scatola di latta con tanto di coperchio, di quelle che di solito contengono cioccolatini, biscotti, o pasticcini assortiti.
Esitò un po' prima di aprirla perchè temeva che ci potesse essere dell'esplosivo all'interno, poi però si fece coraggio e provò prima ad alzarla rendendosi conto che aveva un certo peso, ed in fine la posò a terra fuori della buca che aveva scavato.
Gli stormi di rondini volavano bassi in cerca di cibo, e gli altri uccelli facevano lo stesso, muovendosi tra gli alberi che emettevano un lievissimo e allo stesso tempo dolce rumore, mossi da una leggera brezza proveniente dal lago di Garda distante da lì solo qualche km, Mentre alcune fragole erano mature, e bastava un piccolissimo movimento della pianta alla quale erano attaccate per farle cadere a terra.
Manetti rimase seduto a guardare e ad ascoltare quelle cose nel più assoluto dei silenzi, quasi dimenticandosi della scatola che aveva vicino.
In quel momento era profondamente rilassato, e solo dopo svariati minuti girò lo sguardo verso la scatola per poi aprirla molto lentamente.
Sgranò gli occhi quando all'interno ci trovò la catena e i guanti di gomma tutti imbrattati di sangue, che coprivano un piccone con il manico segato.
Era rimasto giusto il pezzo che bastava per impugnarlo bene.
Tornò a casa di corsa con la scatola con il contenuto all'interno stretta a sè, come se dentro ci avesse trovato milioni e milioni in contanti.
Appena arrivato, la ripulì a dovere e la posò poi su di una mensola in cucina.
Decise quindi di festeggiare il suo successo finendo una torta che aveva in casa, e scolandosi una bottiglia di spumante che aveva aperto il giorno prima.
Passò felice tutta la giornata, ed andò a letto pensando che il colpevole di quell'orribile delitto aveva ormai le ore contate.

Opzioni di sistema

Per tornare all'inizio della pagina clicca qui sotto.
Torna all'inizio della pagina
Per passare al capitolo precedente, clicca qui sotto
Passa al capitolo precedente
Per passare al capitolo successivo, clicca qui sotto
Passa al capitolo successivo
Per tornare alla pagina iniziale della Grande Metropoli clicca qui sotto.
Torna alla pagina iniziale della Grande Metropoli
Per tornare alla pagina principale clicca qui sotto.
Torna all'inizio

martedì 12 dicembre 2000 05.00.52