Racconto scritto da Andrea Camporese - Sottomarina di Chioggia - Venezia
CAPITOLO N. 9
Si alzò verso le due della notte e si precipitò in cucina a
guardare la scatola che aveva trovato.
Se ne stette lì immerso nel silenzio notturno ad ammirarla per
minuti interi, come se fosse una divinità da adorare.
La prese in mano e con un sorriso sfacciato la girò su sè
stessa parecchie volte ma, solo più tardi arrivò a capovolgerla.
In quell'attimo vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere,
e per la sorpresa a dire il vero molto amara, la lasciò cadere a
terra, la quale, a causa della botta si aprì, e gli oggetti
contenuti all'interno balzarono via spargendosi per mezza cucina.
Esternamente, incollato al fondo, c'era un foglio di cartoncino
bianco sul quale ci trovò disegnato uno stadio con tanto di
giocatori in campo, e sotto il disegno c'era scritto:
"viva Milan, la mia scuadra preferita".
La particolarità di quella scritta consisteva nel fatto che
tutto era stato scritto con un pennarello giallo tranne la parola
Milan, la quale era stata composta in questo modo:
M- pennarello rosso, I- pennarello nero, L- pennarello rosso, A-
pennarello nero, ed in fine N- pennarello di un rosso molto
acceso.
Il disegno invece era stato fatto con dei pastelli di diverso
colore.
Manetti si ricordava molto bene di quella scatola adesso, perchè
risaliva agli anni del liceo quando, il suo caro amico Fusco, che
a quei tempi frequentava la sua stessa classe, realizzò assieme
a lui quel disegno e quella scritta in onore della sua scuadra
del cuore.
Da quel momento, Fusco si tenne gelosamente custodita quella
scatola, come se fosse l'oggetto più caro che avesse.
Manetti ormai non aveva più alcun dubbio, ma non sapeva comunque
spiegarsi come un agente di polizia così bravo potesse fare una
cosa simile.
Mandò giù un paio di tranquillanti e poi si mise a letto quasi
piangendo per la delusione successiva alla scoperta che aveva
fatto.
Il giorno seguente invitò a pranzo il suo collega con la scusa
che poi avrebbe avuto qualcosa da mostrargli.
Fusco fu puntuale rispetto all'orario prestabilito, e appena
entrato mise subito in mostra la sua personalità.
"Oh eccoci. Allora cosa devi mostrarmi di così importante"?
Domandò con un tono di voce abbastanza alto, spingendo Manetti
verso l'interno dell'abitazione per entrare.
"Prima mangiamo perchè ti ho preparato un pranzetto coi
fiocchi.
Ci sto dietro da questa mattina".
"Non mi sarei mai aspettato che mi invitassi a casa tua,
visto anche che cos'è successo l'ultima volta che ci siamo
sentiti". Disse Fusco togliendosi la giacca e buttandola su
di una poltrona senza neanche piegarla.
Mangiarono volentieri entrambi parlando del più e del meno.
Prima che Fusco arrivasse, Manetti nascose la sua pistola
d'ordinanza con il colpo in canna in un'intercapedine del tavolo
in modo da essere pronto a scattare se Fusco avesse fatto qualche
mossa brusca.
Quando ebbero finito di mangiare, sparecchiarono la tavola
assieme, e quando quest'ultima fu libera da ogni tipo di oggetto,
Manetti porse al suo collega la scatola che aveva precedentemente
avvolto in un decoroso foglio di carta da pacchi, chiuso in cima
da un maestoso fiocco di nastro azzurro.
Fusco tentennò un po' appena la vide, ma seppe passarci sopra.
Si sedette di fronte al suo collega, il quale era già accomodato
davanti all'intercapedine in cui c'era la pistola, e cominciò
con i suoi soliti discorsetti.
"Ma che cos'avrò mai fatto per meritarmi un regalo così
grosso"?
"Te ne renderai conto appena lo aprirai".
Fusco stette con le braccia conserte sul tavolo per qualche
secondo fissando il pacco.
"Allora che aspetti"?
Si decise e finalmente lo aprì.
Come tolse la carta da pacchi ci trovò la scatola con il fondo
rivolto verso l'alto, in modo che la scritta e il disegno
potessero essere visti per tutta la loro interezza.
Capito di che cosa si trattava, la capovolse violentemente
sollevando poi il coperchio con un gesto fulmineo, trovandoci
dentro la sua rovina.
Per la sorpresa lasciò cadere il coperchio sul tavolo e poi
guardò Manetti con un'espressione tanto strana in volto, che lo
fece apparire quasi diverso.
"Tu credevi che non ci sarei mai arrivato vero?
Però devo ammettere che sei stato proprio un vero genio.
Hai usato il tuo lavoro, tutte le tue conoscenze per compiere la
tua missione".
Fusco si mise a sorridere:
"Eh già, sono stato bravo vero?
Ma a quanto pare tu sei stato più furbo di me.
Ti meriteresti due belle picconate in testa come se le è
meritate quel"...
"Cosa", lo interruppe.
"E magari mi meriterei anche di essere legato ad una rotaia
del treno no?
Adesso tutto mi è chiaro.
Quando ti ho sorpreso a frugare tra i sassi stavi seppellendo
questa scatola vero"?
"No, ero andato a vedere se si trovava ancora dove l'avevo
lasciata".
"Altrochè collezione di sassi"!
Mentre si consumava quella conversazione, Fusco era
inspiegabilmente calmo, forse perchè si sentiva ormai preso in
trappola, ma proprio quella tranquillità che c'era in lui faceva
pensare a Manetti di trovarsi davanti ad un uomo dalla mente
diabolica.
"Non ti pare che sia arrivato il momento di spiegarmi che
motivo avevi per uccidere quel buon uomo"?
"Ma che cosa te ne frega di lui?
Infondo era solo uno straccione".
Manetti a quel punto, più infuriato che mai, tirò fuori la
pistola e la puntò dritta in faccia al suo collega, ma senza
toccare il grilletto.
Fusco fece uno scatto indietro portandosi istintivamente le mani
a riparo del volto, ma le tolse quasi subito.
"Ti meriteresti una palla in bocca!
Dai parla"!
"Sono ormai cinque anni che sono il capo di
un'organizzazione che spaccia droga proveniente dagli stati del
sud America.
Hai capito adesso"?
"Che cosa?
Proprio tu che quando eravamo giovani eri il primo a dire a tutti
chi rubava una caramella o chi fumava qualcosa di più pesante
delle sigarette".
"I tempi sono cambiati è chiaro?
Ho capito che così si fanno più soldi di quanti se ne
ammucchiano lavorando onestamente.
"Ecco perchè in questo ultimo periodo eri così strano, ma
non avrei mai immaginato che uno come te si potesse comportare in
questo modo.
Perchè hai buttato via il tuo lavoro"?
"Ti ho già spiegato perchè.
Durante il dialogo Manetti tenne sempre in mano la pistola,
pronto a scattare se ce ne fosse stato bisogno.
"E quel biglietto che mi hai mandato?
Cos'è, avevi paura di me forse"?
"Avevo intuito che ti stavi avvicinando alla verità.
Ronzavi sempre attorno a quel posto come le mosche ronzano
attorno a una merda, e quindi dovevo prendere qualche
provvedimento che poi non è servito a niente".
"Ma allora mi hai seguito dappertutto non è così"?
Disse Manetti molto sorpreso.
"Lo sai che sei molto più intelligiente di quello che
pensavo"?
"Grazie, ma dovresti anche spiegarmi che cosa centrava quel
poveretto con questa storia".
"In tutto questo tempo, a forza di spacciare droga, ho messo
su un bel patrimonio".
"Quanto"?
"Una miriade di miliardi".
"Come"? Disse Manetti quasi scoppiando a ridere.
"Ma allora potresti regalarmi un bel macchinone perchè sai
che il mio macinino ormai sta andando a fondo no"?
"Che macchina vuoi"?
"Ma stai zitto stupido".
"Non vuoi sentire il resto della storia"?
"Certo! E me lo domandi"?
"Io e gli altri del gruppo stavamo andando a prendere quei
soldi che sono ancora nascosti in una buca che abbiamo scavato
nei giardini pubblici del centro, per andare ai tropici a finire
in bellezza la nostra vita, e invece quello lì ha pensato bene
di rovinare tutto".
"Tu sei fissato con le buche però sai?
Ma come ha fatto a scoprire tutto se era un barbone che non si
impicciava di niente"?
"Ma non ci arrivi?
Evidentemente tutti quei fanatici che ti hanno detto di
conoscerlo bene in realtà non lo conoscevano affatto non ti
pare?
Infatti era uno dei miei, e secondo me ha fatto una cosa molto ma
molto stupida.
Quando stavamo per partire, si è pentito di tutto quello che
aveva fatto, stava andando a costituirsi e a denunciare me e gli
altri per spaccio di stupefacenti.
Ti è tutto chiaro adesso"?
"Lo hai ucciso per paura di finire in prigione"?
""Quella era la mia paura minore inquanto temevo di
perdere tutti quei soldi.
E chi non ne avrebbe avuta"?
"Su questo hai ragione, ma devo dirti per forza che mi
vergogno molto di averti conosciuto.
Adesso c'è un'altra cosa da chiarire però.
Come mai non hai gestito tu questo caso quando te l'ho offerto"?
"Primo, visto quello che ti ho raccontato mi sembra una
domanda inutile perchè è evidente che avevo da fare con il mio
gruppo, e secondo ero così sicuro che non si sarebbe mai saputo
niente che ti ho lasciato fare".
"Bene, adesso vieni con me.
Ti porto a costituirti".
"Se dai al commissario gli oggetti che ho usato per
l'omicidio, poi posso tenermi la scatola"?
"Quando sarà stata analizzata con cura penso che te la potrò
passare attraverso le sbarre, e ti giuro che lo farò di persona".
"Mi raccomando". Disse Fusco con tono dispiaciuto ma
sicuro.
"Continua a fare il poliziotto perchè sei proprio bravo".
"Dopo aver fatto il suo dovere di bravo poliziotto, Manetti
tornò a casa da una parte sollevato per aver risolto quel caso
così difficile da sbrogliare, e dall'altra deluso, dispiaciuto,
quasi offeso dal comportamento così vile doppio e meschino del
suo collega che, non era semplicemente un suo collega, ma anche
un suo caro amico che frequentava già da quando era bambino.
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martedì 12 dicembre 2000 17.48.33