La storia di Oreste.
Questa e' la storia di Oreste, un bambino di otto anni che vive
in un borgo montano di una vallata lombarda, lontano dal paese e
dalla scuola.
Da ottobre a giugno indossa sempre un maglione azzurro e un paio
di pantaloni verdi, perche' quello e' il suo unico vestito.
Oreste e' bravo a scuola e non fa mai assenze.
Al mattino, quando il sole indora le cime nevose dei monti, il
bambino scende a balzi verso il paese. E alla sera ritorna su,
alla sua baita con passo piu' lento, perche' e' stanco.
Il suo pranzo e' sempre la stessa cosa: il tone, una palla di
polenta, grossa come un pane, che contiene due o tre pezzetti di
formaggio.
Verso mezzogiorno Oreste lo posa sulla stufa di classe perche' si
scaldi e quando al suono della campana i suoi compagni vanno a
casa a mangiare la minestra calda, Oreste prende il suo tone, si
siede in un angolo del corridoio e mangia il suo pranzo.
IL LEONE E IL TOPO
Una volta, mentre il leone stava dormendo, un topolino comincio'
a passeggiare avanti e indietro su di lui.
Il leone si sveglio', mise la sua grossa zampa sopra il topolino
e apri' le fauci per inghiottirlo.
"Perdono, maesta' - grido' il topolino - lasciami andare,
non lo dimentichero' mai e forse un giorno potrei ricambiarti il
favore".
Il leone sorrise a quelle parole, ma alzo' la zampa e lo lascio'
libero.
Qualche tempo dopo, successe che il leone fu preso in una
trappola e i cacciatori, che volevano portarlo vivo al loro re,
lo legarono ad un albero e si allontanarono per andare a cercare
un mezzo adatto dove caricarlo.
In quel momento passo' di li' il nostro topolino.
Vide subito in quale guaio era finito il leone, si avvicino' e
rosicchio' con i suoi dentini aguzzi la corda che teneva
prigioniero il re degli animali.
"Non avevo ragione? - esclamo' - Piccoli amici possono
essere grandi amici".
IL CONTADINO E I PANTALONI LUNGHI
"Vado a comprarmi i pantaloni".
Arrivato al negozio, ne provo' un paio: erano troppo lunghi, ma
glieli tirarono su e gli dissero:
"Questi vanno bene".
Tornato a casa, li indosso' e si accorse che ne avanzava un bel
pezzo.
Chiese alla moglie di accorciarli ma lei ribatte':
"Te lo avevo detto che te li avrebbero dati come non
dovevano essere.
Non dovevi comprarli".
Allora ando' dalla mamma, ma questa rifiuto' e cosi' pure la
sorella.
Cosi' l'uomo torno' a casa, poso' i pantaloni e ando' a fare una
passeggiata nel bosco.
La moglie nel frattempo aveva cambiato idea e taglio' quattro
dita di stoffa dai calzoni.
Poi, usci' di casa per andare a fare la spesa.
Poco dopo arrivo' la mamma del contadino e disse:
"Se non glieli taglia nessuno, lo faro' io" e via altre
quattro dita.
La sorella penso' la stessa cosa e siccome in casa non c'era
ancora nessuno, fece la sua parte.
Quando il contadino arrivo' a mettersi i pantaloni, erano ormai
diventati dei bermuda.
COME VENNE LA PIOGGIA
(Racconto Bantu')
Gli animali erano preoccupati e si riunirono a gruppi per
invocare la pioggia lanciando le loro voci verso il cielo.
Prima provarono gli elefanti, coi loro barriti, poi gli
ippopotami e poi i leoni, ma la pioggia non arrivava.
Poi tocco' alle giraffe, e agli animali piu' piccoli: i
fenicotteri, i conigli e i topi.
Ancora niente.
Per ultime toccava alle rane.
Tutti gli animali le implorarono di gridare verso il cielo il
loro bisogno di acqua.
Le rane non aspettavano altro per mettersi a gracidare e cosi'
presero a cantare tutte insieme e il loro grido era talmente
assordante e sgradevole che il cielo si stanco' di sentirlo e si
copri' di nubi per attutire quel suono.
Ma fu inutile: il gracidio penetrava attraverso la cortina di
nubi e cosi' il cielo penso' di affogare le rane per farle
smettere una volta per tutte.
Mando' giu' tanta di quella pioggia che le rane finalmente
tacquero contente.
E da allora si credono padrone dell'acqua, perche' furono loro a
far piovere, e vivono in ogni stagno nella melma, e continuano a
gracidare per chiedere la pioggia.
IL CAGNOLINO SENZA BIGLIETTO
"Cara signora, deve pagare anche l'altro biglietto".
E lei di rimando:
"Ma e' cosi' piccolo, io non pago".
Dopo una animata discussione nella quale la signora e il
controllore portavano le loro ragioni, per forza contrastanti, il
controllore approfitto' del fatto che il treno stava rallentando
per afferrare il cagnolino per la collottola e sporgerlo fuori
dal finestrino, lasciandolo lentamente cadere nel vuoto.
La signora era disperata e chiedeva conforto agli altri
passeggeri.
C'era chi le dava ragione e chi le suggeriva di rivolgersi alla
"Protezione degli animali".
Il controllore era ormai pentito di quello che aveva fatto e si
stava allontanando dallo scompartimento quando la signora, molto
infuriata, gli strappo' dalle mani la pipa e la scaravento' fuori
del treno.
Alla stazione successiva scesero tutti i due inferociti:
lui per l'affronto fatto alla pipa, lei per l'offesa al cane.
Non ebbero il tempo di scambiarsi altre parole perche' comincio'
un battimani dei compagni di viaggio:
stava arrivando il cagnolino con la pipa del controllore in bocca.
Poco manco' che i due contendenti si abbracciassero. E tutto
fini' per il meglio.
E' ARRIVATO CARNEVALE
ci ha portato carnevale
a caval d'un asinello
e con seguito regale:
Pantalone e Pulcinella
e Rosaura e Colombina,
Balanzone con Brighella
e Pieretta piccolina.
A braccetto con Gioppino,
che dimena un gran bastone,
van Gianduia e Meneghino
sempre pronti a far questione.
Arlecchin chiude la schiera
che fra canti e balli e lazzi,
lieta va, da mane a sera,
con gran coda di ragazzi.
Va, fra salti e piroette,
seminando per la via
tra un frastuono di trombette
di coriandoli una scia.
LA STORIA DI UNA GOCCIA D'ACQUA
La gocciolina, che brilla al sole come se fosse d'argento, viveva
un giorno in un torrentello limpido e chiacchierino.
Dopo aver corso a lungo fra due rive fiorite di margherite, un
bel giorno la gocciolina precipito' in un grande fiume e
comincio' a correre forte e a vedere tante cose belle.
Un giorno arrivo' al mare e lo vide bello, pareva un altro cielo,
quando era sereno, e invece quando si infuriava diventava una
distesa di schiuma bianca.
Poi venne un gran caldo e pareva che il sole volesse bersi il
mare.
La nostra gocciolina si senti' sollevare su verso il cielo: era
diventata una specie di fumo leggero e invisibile.
E in cielo si trasformo' in una nuvoletta bianca.
Aveva molte amiche e con loro giocava volentieri a rincorrersi,
fino a quando venne un ventaccio violento e freddo.
E tutte le nuvolette si unirono formando un unico pesante
nuvolone nero, che fini' per disciogliersi e cadere sulla terra
sotto forma di pioggia.
La nostra gocciolina ora si dondola di nuovo sulla corolla del
fiore.
Da Esopo
"Nessuno puo' battermi in velocita'. Sfido chiunque a
correre come me".
La tartaruga, con la sua solita calma, disse:
"Io accetto la sfida".
La lepre scoppio' in una risata e la tartaruga replico':
"Non vantarti prima di aver vinto. Accetti la gara?".
E cosi' fu stabilito un percorso e dato il via.
La lepre parti' come un fulmine: quasi non si vedeva, tanto era
gia' lontana.
Poi si fermo' e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga
si sdraio' a fare un sonnellino.
La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro,
e quando la lepre si sveglio' la vide vicina al traguardo.
Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era
troppo tardi per vincere la gara.
La tartaruga sorridendo disse:
"Non serve correre, bisogna partire per tempo".
LA RAPA
(Racconto russo)
E la rapa crebbe carnosa, forte e tanto grande.
Un giorno il vecchietto ando' nell'orto per coglierla, ma tira
tira non riusci' a strapparla.
Chiamo' allora una vecchina, che si mise a tirare il vecchietto,
che a sua volta tiro' la rapa.
Tira tira, non riuscirono a sradicarla.
Allora la vecchina chiamo' la nipotina, che tiro' la vecchina,
che tiro' il vecchietto, che a sua volta tiro' la rapa.
Ma nemmeno questa volta riuscirono a strapparla.
La nipotina chiamo' allora il suo cagnolino nero.
Il cane tiro' la nipotina, che tiro' la vecchina, che tiro' il
vecchietto, che tiro' la rapa.
Tira e tira, la rapa non si muoveva di un millimetro.
Il cane nero chiamo' il gatto, il gatto tiro' il cane nero, il
cane nero tiro' la nipotina, la nipotina tiro' la vecchina, la
vecchina tiro' il vecchietto, il vecchietto tiro' la rapa.
Tutti insieme tirarono e tirarono ancora, ma la rapa rimaneva
salda al suo posto.
Il gatto chiamo' il topo, il topo tiro' il gatto, il gatto tiro'
il cane nero, il cane nero tiro' la nipotina, la nipotina tiro'
la vecchina, la vecchina tiro' il vecchietto, il vecchietto tiro'
la rapa. E finalmente, grazie ad un topolino, la rapa venne fuori.
LA CORNACCHIA E LA BROCCA
Da Esopo
Ma quando infilo' il becco nella brocca si accorse che vi era
rimasto soltanto un po' d'acqua sul fondo.
Provo' e riprovo', ma inutilmente, e alla fine fu presa dalla
disperazione.
Poi, le venne un'idea e volle provare subito.
Prese un sasso e lo getto' nella brocca.
E uno per volta ne getto' dentro diversi, fino a che pian piano
l'acqua comincio' a salire.
Allora ne getto' altri e cosi' riusci a bere e a salvarsi la vita.
Morale della favola: a poco a poco si arriva a tutto.
IL MIO GATTO
Da Vincenzo Cardarelli
E' lui che funesta le mie lunghe veglie d'inverno con i suoi
miagolii, che mi fa trovare il secchio dell'immondizia
scoperchiato e rovesciato sulla soglia, che gioca fra i vasi
allineati sul muro, facendone cadere sempre qualcuno e fuggendo
poi spaventato.
Una sera di pioggia, rincasai piu' tardi dall'ufficio e trovai il
gatto accovacciato al riparo sulla soglia di un negozio vicino a
casa.
Li' per li' non lo riconobbi e feci per accarezzarlo: lui
spalanco' la bocca e mi mostro' due bellissime fauci color rosa.
Ritrassi subito la mano, temendo un morso e lui miagolo' come per
rimproverarmi.
Pensai allora che fosse contrariato del mio ritardo e dell'esser
rimasto sotto la pioggia, aspettando di poter tornare al riparo
nel suo nascondiglio, in un angolo del cortile del palazzo.
Appena mi mossi, salto' giu' dalla soglia e mi segui' come un
cagnolino.
Ogni volta che incontrandolo sul portone gli cedo il passo, da
allora mi ripaga con una graziosa alzatina di coda.
I FIUMI RACCONTANO
Il Po dice:
"Sono il fiume piu' grande d'Italia, scendo dal Monviso,
attraverso Torino e poi solco la pianura Padana fino al mare
Adriatico.
Ci sono tanti fiumi e torrenti che mi portano la loro acqua.!."
E L'Adige dice:
"Ci sono anch'io. Arrivo dalle Alpi, passo vicino al lago di
Garda e quando siamo vicini, anziche' rispondere al tuo richiamo
mi piego a sinistra e in solitudine raggiungo anch'io l'Adriatico".
Ecco l'Arno:
"Il mio cammino e' molto piu' breve del vostro: nasco nel
Casentino e in poco tempo raggiungo Pisa. Pero' io attraverso
Firenze e nella mia acqua si specchio' Dante, il divino poeta".
La voce del Tevere e' lenta e solenne:
"Alle mie foci approdarono le navi dei guerrieri venuti da
lontano, guidati da Enea. Suo figlio fondo' Albalonga, poi nacque
Roma sui colli che si elevano dalle mie sponde. E la mia acqua,
che in tanti secoli ha visto tanta storia, riflette ancora la
mole dell'imperatore Adriano".
Sommessa e' invece la voce del Volturno:
"Presso la mia riva cavalco' Garibaldi che guido' la
battaglia per portare il regno di Napoli nell'Italia unita".
Ancora piu' al sud, due fiumi parlano insieme:
"Siamo l'Ampollino e il Sele, figli della Sila e della
Campania. Usando le nostre acque con certi macchinari, gli uomini
hanno ottenuto l'elettricita' che fa funzionare altre macchine e
illumina intere citta' e paesi".
PERCHE' L'ORSO HA LA CODA MOZZA
Le chiese dove gli avesse presi e lei rispose di averli pescati.
Cosi' l'orso decise di imparare, per non patire piu' la fame.
E la volpe spiego':
"E' molto semplice. Devi andare sul ghiaccio, scavare un
buco, introdurvi la coda e tenervela il piu' a lungo possibile.
Se ti fa un po' male, non preoccuparti: sono i pesci che mordono
e tanto piu' la terrai quanto piu' farai una ricca pesca. Alla
fine, devi tirar fuori la coda con uno strattone forte forte".
L'orso fece come la volpe gli aveva spiegato: sentiva freddo e la
coda gli doleva e non si accorse che si stava congelando.
E quando la tiro' fuori con forza, la coda si spezzo'.
Ecco perche' da quel giorno l'orso va in giro con la coda mozza e
ancora non ha trovato il modo di procurarsi da mangiare.
Vuoi provare tu a dargli un buon suggerimento?
C'E' UNA TANA PER TUTTI
Di Fanny Faifofer
Appena cessato il vento forte che faceva dondolare la casetta, il
babbo scoiattolo usci' dal nido per andare a prendere le noci e
le nocciole che aveva ben nascosto in una cavita' dell'albero.
Era quasi l'ora di pranzo.
Era appena sceso che subito senti' una vocina lamentarsi; si
volto' e vide uno scoiattolino che aveva freddo e fame.
Se ne impietosi' e lo porto' con se' fino al nido.
"Vi ho portato un compagno che ho trovato sperduto in mezzo
alla neve - disse ai suoi piccoli - volete che lo facciamo
entrare nella nostra casetta?".
Fu un coro di si'. I piccoli si strinsero di piu' l'uno all'altro
per fargli posto. Lo scoiattolino entro', si accoccolo' in mezzo
e non gli pareva vero d'essere in quel calduccio.
Poi ebbe la sua noce e tutti quanti mangiarono di gusto, e
trovarono il gheriglio piu' dolce del solito, perche' erano
contenti di aver aiutato quel loro compagno.
LE CAMPANE
Guadagnai un bel cappone, lo portai al mio padrone, il mio padron
non c'era, c'era la cameriera, che faceva le frittelle.
Me ne dette una, la misi sul banco.
Il banco era rotto, sotto c'era il pozzo.
Il pozzo era scoperto, sotto c'era il letto, il letto rifatto,
sotto c'era il gatto.
Il gatto in camicia, che moriva dalle risa.
Piovi piovicello, L'acqua nel corbello, Mi ci lavai le mani, Mi
ci casco' l'anello.
Pesca e ripesca, pescai un pesciolino, vestito di turchino.
Lo portai a monsignore, monsignor non c'era.
C'era la cameriera, che faceva le frittelle.
Gliene chiesi una, mi dette la piu' dura.
Gliene chiesi un'altra, mi dette la piu' marcia.
La mise sul banco, il banco era rotto.
Sotto c'era il pozzo.
Pozzo scoperto, sotto c'era il letto.
Letto rifatto, sopra c'era il gatto.
Gatto in camicia, che moriva dalle risa.
IL CONTADINELLO E IL DIAVOLO
"Sei seduto sopra un tesoro", disse il bambino e il
diavolo rispose:
"lo so, c'e' piu' argento e oro di quanto tu non abbia mai
visto".
Il contadinello allora gli fece notare che era tutto suo perche'
il tesoro era sulla sua terra.
Il diavolo accetto' "di oro e argento i diavoli ne hanno
sempre molto" ma in cambio volle per due anni i frutti della
terra.
Era infatti un diavoletto goloso.
Trovarono un accordo: quello che cresceva sopra la terra era del
diavolo, quello che nasceva sotto terra era del contadino.
Il bambino furbo semino' e come da accordo al momento del
raccolto si presenta il diavoletto per avere la sua parte.
Ma il contadinello aveva seminato rape: belle rosse sotto terra,
con foglie gialle e appassite sopra la terra.
Arrabbiato, il diavoletto disse:
"per il prossimo anno facciamo al contrario, tu prendi
quello che nasce in superficie io quello che sta sotto terra".
Il contadinello furbo non semino' le rape ma il frumento e cosi'
in primavera ecco un campo di spighe gialle.
Una bella burla per il diavolo che se ne ando' arrabbiato.
Come erano d'accordo, al contadinello lascio' il tesoro.
LA PAPPA DOLCE
Non aveva un babbo che andava a lavorare per portare a casa
qualche soldo per mangiare.
Lei e sua madre erano molto povere ed avevano tanta fame.
Un giorno, mentre era nel bosco, la bimba manifesto' il desiderio
di mangiare.
Apparve subito una vecchina che le dette un pentolino e le
spiego':
"Se dici - Fa' la pappa, pentolino - avrai da mangiare.
Quando non ne vuoi piu' basta tu dica - Fermati pentolino -
".
E cosi' fu.
Per giorni e giorni la mamma e la bambina mangiavano tutte le
volte che avevano fame, ma un giorno la mamma rimase sola proprio
mentre aveva fame.
Chiese al pentolino di fare la pappa ma poi non si ricordava la
frase giusta per farlo fermare.
Tutte le strade del paese furono sommerse dalla pappa buona
finche' a casa non torno' la bambina e disse alpentolino di
fermarsi.
E come lei, chi voleva tornare a casa doveva percorrere la strada
mangiando.
PER OGNUNO I PROPRI FIGLI SONO I PIU' BELLI
Una beccaccia da un albero lo vide e spaventata chiese:
"Per favore non uccidere i miei bambini".
Il cacciatore ci penso' un po', poi decise di accogliere la
preghiera di quella mamma ecosi' le chiese quali fossero, per
riconoscerli.
La beccaccia gli disse:
"Sono i piu' belli del bosco, li noterai di sicuro".
Il cacciatore fece di si' con la testa e prosegui' il suo cammino.
Verso sera passo' nuovamente vicino allo stesso albero dove la
mattina c'era la mamma beccaccia.
Tra le mani aveva tanti piccoli uccellini morti.
La mamma li vide e piangendo disse:
"Mi avevi promesso di non uccidere i miei figli, perché
l'hai fatto?". "Sono i tuoi figli?" rispose il
cacciatore - "Ma io ho sparato ai piu' brutti che vedevo".
Il cacciatore non sapeva che per un genitore i propri figli sono
sempre i piu' belli.
LA STORIA SENZA FINE
chi falliva il tentativo, sarebbe stato espulso dal regno.
Davanti al cancello della reggia si formo' una coda lunghissima.
Arrivarono molti principi da tutte le parti del mondo e tutti
provarono a raccontare una storia eppure finivano sempre.
Nessun pretendente aveva fantasia all'infinito.
Un giorno al cancello si presento' un contadino, un ragazzo
povero che voleva tentare la fortuna.
Il re lo fece entrare e comincio' ad ascoltare la storia che
faceva cosi':
La prima entro' e porto' via un chicco di grano.
Poi entro' la seconda, poi la terza...
La storia era davvero senza fine e cosi' il re, stanco di
ascoltare, dette in sposa la principessa al bravo contadino.
IL PICCOLO GRILLO
Quel gran salto gli era pero' piaciuto ed era molto contento,
cosi' ne fece un altro.
Era finito in un orto e senti' una gran puzza d'aglio.
Poi il piccolo vide del prezzemolo, si avvicino' e incuriosito ne
assaggio' una fogliolina.
Non fece in tempo a gustarsela che all'improvviso un enorme drago
gli si paro' davanti: era una lucertola che stava cercando il suo
pranzo.
Il piccolo grillo non ci penso' due volte e con un salto fuggi' a
rifugiarsi nella sua tana.
Quello che aveva visto del mondo gli sembro' abbastanza, per quel
giorno.
E pensando alla nuova esplorazione dell'indomani, si addormento'.
LA MAGIA DEL BOSCO
Vi sono tanti alberi che vivono come in famiglia e si vogliono
bene.
Vi sono quelli vecchi come i nonni, quelli giovani come i bambini.
Il fresco che sentiamo è il loro respiro, custodito dall'ombra
di sole.
Tu raccoglierai le profumate fragoline e le more, tu i funghi, tu
le ghiande per il porcellino che ne va matto.
Tu invece un mucchietto di legni caduti dagli alberi, per il
fuoco nel caminetto.
Nel bosco vivono mille creature e ognuna puo' trovare quello che
cerca: la farfalla e l'ape i fiori, lo scoiattolo le nocciole da
sgranocchiare, la formica le briciole, gli uccelli le bacche.
Il ruscello vi trova refrigerio, i bambini l'albero di natale.
Per tutti, il bosco riserba dei doni.
Per ringraziarlo, basta dargli il nostro rispetto.
LA GALLINELLA
E' una gallina comune, non di quelle dalle uova d'oro.
Appena entrata nel pollaio, vede un mucchietto di cenere e come
ogni mattina vi si rotola, poi scuotendo forte le ali, gonfiando
le piume, scuote le pulci della notte.
Appena terminata la toilette, va a bere un po' d'acqua dalla
ciotola nell'angolo.
Beve a piccoli sorsi e drizza il collo, guardando qua e la' in
cerca di cibo.
vede le erbette, qualche insetto, briciole di pane sparse per
terra.
Ha proprio una gran fame e cosi' comincia a beccare fitto fitto,
interrompendosi ogni tanto per salutare le sue amiche che stanno
arrivando nel pollaio.
Alcune hanno al seguito i loro piccoli pulcini, che pigolano
chiedendo con insistenza la colazione.
La gallinella saluta, contenta della nuova compagnia, con la
cresta dritta sulla testa, e continua a cercare altre briciole
per finire la sua colazione.
Cammina tenendo le zampe rigide, allarga le dita e le posa piano
piano senza far rumore.
Quando ormai e' bella sazia, va incontro ad una chioccia coi
pulcini e comincia a chiacchierare del piu' e del meno.
Deve passare la giornata e prima di tornare a dormire deve
trovare il modo di non annoiarsi.
IL MAGO BRUSCOLINO
Un giorno qualcuno busso' alla porta: era un uomo molto vecchio.
"Sono stanco e ho fame... disse... Potete aiutarmi?".
Allora la mamma mugnaia gli dette un po' di pane e la sedia meno
zoppa della casa.
Dopo che ebbe mangiato e dormito, la mattina dopo il vecchietto
doveva partire e disse:
"Io sono il mago Bruscolino che aiuta l'uomo poverino e
vorrei ricompensarvi dell'accoglienza".
E cominciando dal figlio piu' grande del mugnaio, chiese ad
ognuno cosa desiderassero.
Il primo voleva diventare grande come il babbo per andare nel
mondo a cercar fortuna, il secondo una bacchetta magica per fare
i compiti, il terzo un gran palazzo con tanti sacchi pieni d'oro
per comprare tutti i dolci del mondo, il quarto tanti gatti con
la coda lunga per divertirsi a tirargliela.
Il mago scuoteva la testa, senza dire ne' si ne' no.
Poi fu la volta della piccolina.
"Davvero ho gli occhi dolci?... disse... Allora vorrei
fossero ancora piu' dolci e che guardando ogni mattina le tazze
dei miei fratelli il latte diventasse dolce come se la mamma vi
avesse messo dentro dello zucchero".
Sentendo queste parole, il mago sorrise:
"Esaudiro' il tuo desiderio e mandero' la fortuna su questa
casa".
E cosi' il mugnaio e la sua famiglia non furono piu' poveri.
TREMOTINO
Ma non aveva scelta e il mattino seguente si presento' al
castello con la figlia.
Il re le promise di sposarla se avesse trasformato davvero la
paglia in oro, altrimenti, se non ce l'avesse fatta in una notte,
per lei c'era la prigione a vita.
La bella mugnaia non sapeva come fare e comincio' a piangere.
Tra le lacrime vide pero' che nella stanza c'era un omino piccolo
piccolo che le propose uno scambio: il suo primo figlio in cambio
della magia.
La ragazza non aveva scelta. La paglia si trasformo' in oro, il
re la sposo', nacque un figlio e l'omino, puntuale, si presento'
per portarsi via il bambino.
Ma la mamma non voleva, comincio' a piangere e cosi' l'omino le
disse: "Se entro domani non riuscirai a scoprire il mio nome
portero' via il bambino".
Fortunatamente ormai la mugnaia era una regina, cosi' un suo
servitore l'aiuto' a scoprire il nome dell'omino: si chiamava
Tremotino.
E cosi' il bambino rimase per sempre insieme alla sua mamma.
I MESI DELL'ANNO
Se ognuno ha il suo fiore, se ognuno ha il suo frutto nessuno e'
fra loro piu' bello o piu' brutto.
Son tutti fratelli, ognuno ha un mestiere: chi cura i piselli,
chi porta un paniere; chi pota, chi innesta, chi ara, chi miete;
chi porta una brocca di acqua a chi ha sete; chi versa uno
scroscio di pioggia lucente... nessuno sta in ozio guardando la
gente.
Piu' bella famiglia nessun vedra' mai.
Son dodici mesi e tutti operai.
LA SAGGIA GHITA
Aveva pero' un difetto: era golosa.
Ed ogni volta che cucinava assaggiava le pietanze e beveva
bicchieri di vino.
Un giorno il suo padrone le dette da cucinare due polli perche'
aveva invitato un ospite.
La donna li spenno', poi inizio' a cuocerli.
Arrivata l'ora di pranzo l'ospite ancora non c'era cosi' il
padrone decise di andarlo a cercare.
Grave errore... la cuoca golosa inizio' prima con un'ala, poi con
l'altra finche' tra un bicchiere di vino ed un altro, mangio'
tutti e due i polli. Quando l'ospite arrivo', del pranzo non era
rimasta neanche una briciola, allora la furba donna gli disse:
"Voi pensate di essere venuto a pranzo ma io vi dico che il
padrone vuole invece farvi mangiare e bere per poi rapinarvi. Vi
conviene correre via".
E cosi' fece l'ospite.
Ma la bugia non era ancora finita.
La cuoca al padrone disse invece che l'uomo era entrato in cucina
e aveva rubato i due polli.
Il padrone si arrabbio' moltissimo e comincio' a rincorrerlo ma
l'ospite, che aveva paura di perdere tutti i suoi soldi corse
piu' veloce, lontano lontano.
LA GIRAFFA VANITOSA
Era bellissima, agile e snella.
Tutti gli animali l'ammiravano e le facevano i complimenti.
Ma la giraffa aveva il difetto di essere molto vanitosa cosi'
passava tutto il suo tempo a guardarsi negli specchi d'acqua
senza mai stare in compagnia degli altri animali.
E quando questi avevano bisogno di un favore, era troppo presa a
guardarsi allo specchio per aiutarli.
Cosi' un giorno una scimmietta decise di darle una lezione e le
disse: "Esiste un albero che ha tanti frutti dolci dolci.
Con il tuo collo potresti mangiarli. Vieni che ti faccio vedere
qual e'".
La giraffa si mise sotto l'albero ma era cosi' alto che neppure
allungando il suo collo gia' lungo riusciva a mangiare i frutti.
La scimmietta allora le salto' sul dorso, poi le sali' sul collo
fino alla testa e con le sue manine prese il frutto e glielo
regalo'.
Ma le disse anche:
"Vedi, nella vita arriva il momento per tutti di aver
bisogno di un amico".
E la giraffa vanitosa imparo' la lezione.
IL RIVENDITORE DI STOFFE
Erano stoffe bellissime, di seta, molto preziose.
Un giorno l'uomo andò al mercato per venderne un pezzo e poter
così comprare da mangiare per sé e per i figli.
Incontrò tre uomini che si mostrarono subito interessati alla
stoffa.
Ma erano commercianti molto avidi e non volevano pagare il giusto
prezzo.
Al venditore dissero che la stoffa era poca per quel prezzo, ma
era una scusa.
L'uomo capì che lo volevano imbrogliare e decise di non venderla.
La sera, a casa, insieme alla moglie decise di punire l'avarizia
di quei commercianti.
Presero scarpe vecchie, borse rotte, sciarpe ormai usurate e le
avvolsero in un pezzo di seta che cosi' sembrava molto piu'
grande e lunga di quanto fosse in realta'.
Il mattino seguente l'uomo ando' al mercato ed inizio', con i
soliti mercanti, la contrattazione ad un prezzo maggiore di
quello che aveva chiesto il giorno prima.
E a quel prezzo la stoffa, piena di cose vecchie, riusci' a
venderla. Cosi' l'uomo ebbe il giusto prezzo per il lavoro di sua
moglie e i commercianti la giusta stoffa per il prezzo pagato.
LA TARTARUGA FURBA
La volpe si arrabbio' tanto che decise di mangiarsi anche la
tartaruga, ma si fece solo male ai denti che non riuscirono
neppure a scalfire il guscio del piccolo animale.
Allora la volpe disse:
"Ora ti butto nel fuoco"
e la tartaruga:
"Grazie, ho un gran freddo, cosi' mi riscaldo".
La volpe cambio' idea:
"Allora ti butto in aria cosi' morirai cadendo".
"Grazie - rispose la tartaruga - cosi' potro' giocare con le
nuvole" . "Allora di butto in acqua".
"No - grido' la tartaruga - non so nuotare, non mi uccidere
cosi'".
E la volpe allora la butto' nel lago.
Ma la tartaruga, in realta', sapeva nuotare molto bene e cosi',
ridendo, raggiunse la sua amica rana.
E insieme iniziarono a prendere in giro la volpe che, invece, non
sapendo nuotare, non poteva raggiungerle.
I MUSICANTI DI BREMA
L'asino capi' le intenzioni e parti' per Brema: voleva entrare
nella banda e campare facendo musica.
Per la strada incontro' un cane, anche lui avanti con gli anni, e
lo invito' a seguirlo per Brema.
Cammina cammina, incontrarono un gatto, anche lui male in arnese,
che ormai preferiva dormire vicino alla stufa anziche' dare la
caccia ai topi.
"Vieni a Brema con noi a fare il musicante", gli disse
il cane e cosi' i tre proseguirono insieme il viaggio, fino a che
si imbatterono in un gallo che strillava a piu' non posso,
perche' volevano tagliargli la gola.
"Non strillare e seguici", gli disse l'asino.
Arrivo' la sera e i quattro decisero di fermarsi a dormire in un
bosco.
Il gallo era salito su un albero che gli pareva sicuro e vide una
casa con una tavola apparecchiata con ogni ben di dio e quattro
briganti che mangiavano a quattro palmenti.
Arrivati vicino alla casa, i quattro decisero di fare un bel
concerto: l'asino comincio' a ragliare, il cane ad abbaiare, il
gatto a miagolare e il gallo a fare chicchirichi'.
Poi spalancarono la finestra e si lanciarono nella stanza.
I briganti si impaurirono cosi' tanto che fuggirono nel bosco a
gambe levate.
Uno di loro torno' alla casa per vedere cosa era successo, ma
ebbe a pentirsene: il gatto lo graffio' tutto, il cane gli morse
una gamba, l'asino gli diede un bel calcio e il gallo canto'
chicchirichi con tutto il fiato che aveva in gola.
Il brigante torno' dai suoi compari per riferire e la paura lo
fece prendere lucciole per lanterne: racconto' che una strega lo
aveva graffiato, un uomo col coltello lo aveva ferito alla gamba
e un uomo nero lo aveva aggredito con una mazza, mentre sul tetto
il giudice gridava: "Portatemi quel birbante". E cosi'
i nostri amici musicanti poterono levarsi la fame prima di
riprendere il viaggio per Brema.
LA PRINCIPESSA DEL PISELLO
Voleva una vera principessa e si mise a cercarla per mesi e mesi
in tutti i paesi del regno, ma non riusciva a trovarla.
Il re suo padre era preoccupato e una sera di primavera che
pioveva a catinelle, qualcuno busso' alle porte del palazzo.
Il re si affaccio' e vide una ragazza, con gli abiti e i capelli
inzuppati di pioggia, e le chiese sgarbatamente chi fosse.
"Sono una principessa", rispose lei. Il re comincio' a
ridere, perche' non credeva a quelle parole.
Allora sua moglie intervenne: "Con questo tempaccio si
prendera' un malanno, dobbiamo darle un riparo per la notte".
E cosi' la ragazza venne accolta al castello.
Vista da vicino, sia pure di bell'aspetto, tutto sembrava
fuorche' una principessa, ma il principe volle metterla alla
prova e diede ordine alle cameriere di mettere un pisello sotto
il materasso.
"Se riuscira' a sentirlo, nonostante tutto, capiremo che e'
una principessa".
Il mattino dopo la ragazza si presento' nella sala del trono con
gli occhi cerchiati e il volto pallido.
"Hai dormito bene?" chiese in coro la famiglia reale.
"Non ho chiuso occhio - rispose - C'era un sasso, nel mio
materasso, che mi ha tolto tutto il riposo".
Il principe non stava piu' nella pelle.
Cominciarono subito i preparativi per le nozze, che furono
celebrate pochi giorni piu' tardi davanti a centinaia di invitati.
GIOVANNA, LE SUE AMICHE E UN PRINCIPE
Nella citta' vicina, c'era invece un re preoccupato perche' sua
figlia era sempre triste e scontenta.
Nemmeno i piu' bravi giullari riuscivano a far ridere la
principessa e cosi' il re fece chiamare il contadino, per
chiedergli di mandare Giovanna a corte a fare da damigella di
compagnia alla principessa.
In pochi giorni, la ragazza riusci' a rendere allegra la
principessa ma poi le venne il dubbio che potevano annoiarsi a
passare tutto il tempo chiuse nel castello.
E cosi' Giovanna propose alla principessa di viaggiare, di
conoscere paesi e persone nuove.
Il re non voleva saperne, perche' temeva uno scandalo, ma quando
Giovanna disse che potevano organizzare un viaggio con altre
dieci amiche, tutte vestite uguali, il re non pote' piu' opporsi.
Le dodici amiche visitarono posti bellissimi, fino a quando
giunsero al palazzo di un re che aveva un figlio capriccioso e
furono invitate ad un banchetto d'onore con undici amici del
principe.
Durante il pranzo Giovanna fu divertente piu' del solito e disse
che fra di loro c'era una principessa.
Alla fine, le ragazze ripartirono, ma il principe non si dava
pace. Credeva che la principessa fosse Giovanna e aveva deciso di
sposarla. Si mise a cercarla dentro e fuori dal regno, finche'
giunse alla reggia e chiese subito al re la mano di Giovanna.
"Sono la figlia di un contadino - rispose lei ridendo - e
non voglio diventare una principessa.
E' lei, la figlia del re e io le voglio bene come ad una sorella.
Con la mia allegria l'ho tolta dalla tristezza, tu col tuo amore
rendila felice".
IL CAVALLO DEL BAMBINO
Va pianino, va pianino
Il cavallo del vecchietto
Va zoppetto, va zoppetto
Il caval del signorino
Va lentino, va lentino
Il caval del giovanotto
Va di trotto va di trotto
Il caval del signorotto
Va al galoppo al galoppo
Il caval del mio compare
Come il vento sa volare
E il caval che va alla guerra?
..patapumfete tutti giù a terra!
LA FATA DEI DENTI
Ha le guance tonde e un adorabile nasino a patata.
Purtroppo gli sta succedendo qualcosa di molto imbarazzante.
Ormai ha sei anni e comincia a perdere i dentini.
Il primo a cadere è stato uno di quelli davanti.
Che rabbia, povero Enrico. Gli amichetti della scuola lo prendono
in giro, ma non solo.
Anche la bambina con le trecce bionde della prima si mette a
ridere quando Enrico la saluta e le fa un sorriso.
Anche se mamma e papa' cercano di consolarlo, magari mettendo
alcune mille lire sotto il suo cuscino facendo finta che arrivano
dalla Fata dei dentini, Enrico è sempre di cattivo umore.
"Perchè devono cadere i denti?" chiede sempre il
piccolo alla nonna. "Non capisco perchè, dopo avere
sofferto per farli crescere, devono cadere ancora e poi
ricrescere" si domanda spesso guardandosi allo specchio.
La nonna gli ha spiegato che basta avere un po' di pazienza e poi
tutti i denti torneranno al loro posto, piu' forti di prima.
Ma Enrico non si accontenta e vorrebbe accelerare i tempi, per
non dover più sopportare gli scherzi dei compagni di classe.
Una mattina, pero', arrivo' il momento della vendetta, anche se
pacifica. Arrivo' a scuola e vide che Michele, il bullo della
classe, era triste e chino sul banco.
"Ha perso il primo dente", sussuro' Eleonora.
Quella mattina Enrico segui' le lezioni sereno e torno' a casa di
buon umore.
Finalmente poteva dividere con qualcuno la sua frustrazione!
UNA MONTAGNA DI ROSE
In quel regno uomini, donne e bambini vivevano in pace tra loro e
con i paesi confinanti.
Un giorno arrivarono nel Regno delle rose dei messaggeri che
portarono cattive notizie.
Il re di un paese lontano aveva cominciato un lungo e
terrificante viaggio con i suoi eserciti, alla conquista di tutti
i regni che incontravano sul loro cammino.
Gli uomini dell'imperatore conquistatore proposero al re delle
rose di arrendersi.
"Mai, rispose lui, il mio regno dovra' restare libero da
ogni schiavitu' o imperialismo".
Purtroppo dopo pochi giorni arrivarono i cavalieri stranieri che
iniziarono a distruggere i roseti e le case che incontravano
sulla via per la fortezza.
Il re che voleva difendere il suo regno, fu fatto prigioniero e
portato in una terra lontana.
Riuscito a fuggire, torno' al suo regno.
Sulla strada del ritorno, da lontano, riusciva a vedere la
montagna, ma niente altro.
Infatti l'imperatore aveva distrutto tutte le piante di rose.
Per vendicarsi, il re decise che avrebbe ricostruito tutto come
era prima.
Ora che aveva sconfitto il potente imperatore e aveva scatenato
contro di lui i popoli conquistati, non rimaneva che ricominciare.
Il re ripenso' allo splendore del suo giardino di rose sotto il
sole e comprese che cosa aveva attirato gli stranieri sulla sua
montagna. Erano state la serenita' e la gioia di un paese bello e
semplice come un fiore.
Ma invece di arrendersi al grigio di una natura nascosta, il re
volle acccrescere l'abbondanza di colori e di vita del suo
giardino.
All'arrivo della bella stagione, la montagna era tornata la
patria della felicita'.
Ormai i roseti arrivavano fino ai piedi dell'altura, non si
fermavano come prima della guerra, intorno al castello.
Da tutti i popoli confinanti, quella era conosciuta come la
"Montagna di rose".
LA DONNINA CHE SEMINA IL LINO
volta la pagina e vedi un bambino;
Il bambino che gioca per terra
volta la pagina e vedi la guerra;
la guerra con tanti soldati
volta la pagina e vedi i malati;
i malati con tanto dolore
volta la pagina e vedi il dottore;
il dottore che passa tra i letti
volta la pagina e vedi i confetti;
i confetti che son tanto buoni
volta la pagina e vedi i mattoni;
i mattoni ammucchiati per via
volta la pagina e vedi Lucia;
la Lucia con la veste di lino
volta la pagina e vedi Arlecchino;
Arlecchino che fa lo sgambetto
volta la pagina e vedi il galletto;
il galletto che canta più forte
volta la pagina e vedi le porte;
dalle porte ci passa la gente
volta la pagina e non vedi più niente.
NINNA NANNA NINNA NANNA
fai la nanna sopra un prato
di viole tutto adorno
che profumino il tuo sonno
Fai la nanna gioia mia
che la mamma non và via
i suoi occhi come stelle
scalderanno la tua pelle
Fai la nanna pargoletto
fai la nanna stretto al petto
sogna nuvole argentate
dove regnano le fate
sogna nuvole d'argento
dove volano bambini
coccolati in braccio al vento
come tanti palloncini
Fai la nanna tesoruccio
chiudi i sogni in un astuccio
e conservali geloso
lungo tutto il tuo riposo
Fai la nanna cuor di panna
dormi stretto alla tua mamma
che ti canta la canzone
per donarti un'emozione
Fai la nanna fiorellino
fai la nanna nel giardino
dove margherite gialle
fanno il nido alle farfalle
Dormi e sogna cuoricino
e percorri il tuo cammino
di saggezza e di sapienza
conservando l'innocenza.
PERCHE' LE DONNE NON HANNO LA BARBA
Non era come quella degli uomini.
La barba delle donne era piu' lunga, sottile e piu' bella.
Le donne si prendevano grande cura della loro barba.
La maggior parte ne andava cosi' orgogliosa da gareggiare con gli
uomini, anche con fratelli, mariti o padri.
Una delle donne piu' attente alla propria peluria del mento era
Nkemdiche.
Lei e le sue tre sorelle erano le figlie di un uomo chiamato
Enyioma.
Le ragazze erano ammirate da tutti per la loro bellezza,
soprattutto per la raffinatezza della loro barba.
Vicino alla loro casa abitava il re Enyi Mba.
Il suo tesoro più prezioso era un anello d'oro.
La figlia del re era una ragazza di buon cuore che quando c'era
bisogno dava una mano ai servi che tenevano in ordine la casa.
Un giorno stava lavando i piatti e non si accorse che l'anello
del padre era stato dimenticato su uno di questi.
Rassettando la cucina, getto' senza volere l'anello nell'acqua
usata per risciacquare.
L'anello finì' nelle fogne e poi in mare, dove venne mangiato da
un pesce.
Un giovane pescatore, quello stesso pomeriggio, pesco' cosi'
tanto pesce da sfamare per un po' la sua famiglia e da avere
abbastanza merce da portare al mercato.
Mentre stava pulendo una delle carpe, trovo' nelle sue viscere
l'anello perso dal re.
Allegro per la scoperta, ando' subito al mercato a vendere il
gioiello, che venne comprato da Nkemdiche.
Mentre il pescatore non sapeva di chi fosse l'anello, Nkemdiche
lo aveva capito ma non volle ridare il monile al suo proprietario.
Anzi, lo nascose nella barba. Quando il re si accorse di non
avere piu' l'anello, comincio' a cercarlo ovunque.
Nessuno aveva idea di dove fosse finito. Il pescatore, venuto a
conoscenza della ricerca del re, capi' di chi era l'anello
trovato nel pesce.
Sapendo che il re non lo avrebbe punito per la sua buona fede,
ando' al castello a raccontare la storia della sua pesca
miracolosa e della vendita dell'oggetto.
I servi del re cercarono ovunque Nkemdiche, ma senza successo.
La ragazza si era nascosta, sperando di cavarsela.
Il re mise una taglia sull'anello.
Allora Nkemdiche si presento' dal re, facendo finta di avere
trovato solo allora il gioiello.
La giovane lo tiro' fuori dalla barba e tutti capirono che
l'aveva sempre avuto lei.
Gli uomini presenti si scandalizzarono, ma le donne erano
orgogliose che Nkemdiche avesse beffato i ricercatori grazie alla
barba.
Il re voleva condannare a morte la ragazza, ma i servi uomini
dissero: "Perche' non la costringe a tagliare la barba?".
"Si', anzi faro' in modo che tutte le donne non se la
facciano mai piu' crescere", disse il re.
Da allora le donne non hanno piu' avuto la barba.
UN CUCCIOLO CON DUE MAMME
Ogni mattina si davano il buongiorno dai loro balconi fioriti,
mentre facevano colazione.
Viola e Margherita erano molto amiche e spesso organizzavano
delle uscite insieme.
Ogni pomeriggio, dopo la scuola, sedute davanti a una tazza di tè
facevano merenda.
Fu cosi' che passarono gli anni e Viola e Margherita diventarono
sempre più unite.
Un giorno, mentre Viola giocava con la bambola sul balcone,
Margherita la chiamo' a gran voce.
"Guarda, Viola, affacciati alla ringhiera e guarda giu'!".
La bambina mise a terra il giocattolo e diede ascolto all'amica.
Sul marciapiede, proprio sotto le loro finestre, c'era un
cucciolo di cane. Evidentemente impaurito, l'animale non sapeva
che cosa fare. Faceva due passi e poi si sedeva, tornava al posto
di prima e poi si spostava di nuovo.
Ogni poco guaiva, agitava piano la coda e si rimetteva a sedere.
Le due bimbe fecero a gara a chi si precipitava per prima in
strada, per accogliere lo sfortunato cagnolino.
Arrivate vicino all'animale, cercarono di avvicinarlo con
delicatezza per non spaventarlo.
Appena gli porsero alcuni pezzi di biscotto da mangiare, il
cucciolo decise di fidarsi e mangiò quello che le piccole
avevano portato per lui. Dopo aver coccolato il cane fino a
stancarlo, Viola e Margherita capirono che dovevano decidere chi
avrebbe tenuto il loro nuovo amico.
"L'ho visto prima io, - disse Margherita, - quindi è mio di
diritto".
"Sì, è vero, ma il biscotto l'ha mangiato dalle mie mani e
quindi vuol dire che di me si fida già", disse Viola.
Dopo una breve discussione, le due amiche risolsero il problema
in nome della loro amicizia.
"Visto che abitiamo così vicine, ci occuperemo entrambe del
cucciolo. Avrà due piccole mamme che gli assicureranno una
doppia dose di coccole e cibo!".
LA CASA DEI MATTI
che sta al numero zero
è accanto all'ospedale
e vicina al cimitero.
La porta è di pietra
i muri son di lana;
dal camino esce acqua,
fumo dalla fontana.
Le sedie son di marmo,
le scale di cartone;
l'asino sta in soffitta
e nella madia il carbone.
Gli spiedi di mosconi
girano sull'acquaio
e ronzano i capponi
intorno al lampadario.
Le galline fan limoni
il nonno zappa il tetto,
il porco fa l'altalena
e la capra bela a letto.
Chi parte è benvenuto
dicono addio a chi arriva,
requiescat a chi si sposa
e a chi muore: Viva, Viva!
SALTA IN GROPPA
al cavallo che galoppa.
Il cavallo ha peli bigi,
salta in groppa e va' a Parigi.
A Parigi c'e'un gigante
che cavalca un elefante.
Elefante col trombone,
salta in groppa e va' a Lione.
A Lion c'e' un cavaliero
che cavalca un lupo nero.
Lupo nero, mamma mia!
Salta in groppa e va' a Sorìa.
A Sorìa c'e' un sorianello
che cavalca un pipistrello.
Pipistrel con un orecchio
che si guarda in uno specchio.
Nello specchio ci sta un mago
che cavalca sopra un drago.
Drago fuoco, drago fiamma,
salta in collo della mamma!
LA DONNA MISTERIOSA
Sua moglie era morta dando alla luce uno dei bambini e ora l'uomo
viveva solo con i tre figli in una casa solitaria tra le montagne.
Un giorno, quando era solo nella sua abitazione, vide una donna
che si avvicinava. Anche da lontano, sembrava molto bella.
Arrivata davanti alla porta, entro' in casa comportandosi come se
avesse sempre abitato li'.
Comincio' a svolgere i lavori di casa e ad accudire i bambini non
appena i piccoli tornarono dalla passeggiata a cavallo.
Quando arrivo' la sera, la donna misteriosa preparo' la cena,
mise a letto i bambini e chiuse la casa per la notte.
Da quel giorno la donna si comporto' come una moglie e una mamma
e nessuno le chiese mai da dove veniva e perche' si era fermata
nella casa di Agnomain.
La vita della famiglia era migliorata di molto e tutti erano piu'
felici. "Questa donna ha portato la prosperita' nella mia
famiglia" era solito dire Agnomain.
Un giorno Erin, questo era il nome della donna, porto' i bambini
alla fiera di primavera, in paese.
Mise loro i vestiti piu' belli e li pettino' con cura.
Quando stavano per uscire, Agnomain vide che la donna stava
piangendo.
"Perche' sei triste, tesoro, che cosa c'e' che non va?"
le chiese l'uomo.
"Niente, non preoccuparti" disse lei e usci'.
Per tutto il giorno l'uomo penso' alle lacrime di Erin e non si
dava pace.
Il giorno dopo la costrinse a raccontare tutta la verita'.
Fu cosi' che scopri' le sofferenze di Erin.
Aveva avuto un marito e un figlio che le erano stati strappati da
una fata malvagia e invidiosa della sua felicita'.
Erin aveva cercato un po' di sollievo alla solitudine, grazie ai
bambini di Agnomain.
Ma adesso per non mettere in pericolo tutta la sua famiglia, se
ne doveva andare.
A nulla valsero le proteste dell'uomo.
Erin lascio' la casa la notte stessa.
Forse in cerca di un'altra famiglia bisognosa d'affetto.
NOTTE
La paura è grande cosi' soprattutto al giovedi', la paura va sui
tetti e spaventa tutti i vecchietti, la paura va via di qui
quando arriva il di'.
ILMULINO DI FINCASTLE
La giovane mise a bollire una pentola d'acqua e comincio' a
macinare il grano quando fu "sorpresa" da Dobbie, un
folletto un po' stupido e dispettoso.
La fanciulla gli chiese chi fosse e lui le rivolse la stessa
domanda: "Proprio io!" rispose la fanciulla spaventata
e subito gli scaglio' addosso l'acqua bollente.
Dobbie fuggi' da sua madre Meg, che subito cerco' vendetta.
Dopo essersi sposata, la giovane si trovo' a raccontare cio' che
le era successo e fu udita da Meg che le lancio' addosso uno
sgabello a tre gambe.
Il folletto ebbe cosi' la sua vendetta.
Ma non le bastava.
Cosi' Meg si stabili' nella nuova casa della sposa, dove aiutava
la governante.
La sposa, approfittandosi del suo aiuto, licenzio' tutta la
servitu'.
Meg, allora, se ne ando', lasciando la casa senza servitori.
La governante non riusci' a riassumerli, perche' i domestici si
erano offesi e non volevano piu' tornare.
Visto che si era sparsa la voce, nessuno voleva andare a lavorare
in quella casa.
La sposa fu costretta allora a raddoppiare lo stipendio per avere
ancora dei servitori per la sua famiglia.
GIROTONDO DELL'ANNO
Tiene i frutti nel solaio,
che febbraio piccolino,
breve, freddo e biricchino?
Arriva marzo pazzerello:
esce il sole e prendi l'ombrello!
Dietro a lui viene aprile:
sbadiglia, sbadiglia, è dolce dormire.
Esplode maggio ed è beato
Chi per tempo ha seminato.
Biondo ondeggia di giugno il grano
Pronto sta il contadino con la felce in mano.
Luglio "Lunghe son le giornate"
Porta il pieno dell'estate.
Ecco, torrido d'agosto,
il solleone brucia il bosco.
E' settembre un mese bello:
sole misto a venticello.
Davvero ottobre è generoso
E di tutti è il più fruttuoso.
A novembre i dì gelati
Son dannosi ai campi seminati.
A dicembre, neve abbondante
Salva il grano per il pane croccante.
LA PIGRIZIA
Ed un cavolo compro'
Mezzogiorno era suonato
Quando a casa ritorno'
Mise l'acqua, accese il fuoco
Si sedette, riposo',
ed intanto a poco a poco,
anche il sole tramonto'
Cosi' persa ormai la lena
Sola, al buio, ella resto'
E a letto senza cena
La meschina se ne ando'.
L'ANELLO
sulla via dei princistruppi
incontrai una fontanella
mi ci lavai le mani
mi ci cascò l'anello
del dito picciriello
pesca e ripesca
non lo riusci a trovare
trovai un pesciolino
lo calzai e lo vestii
lo portai a monsignore
monsignore non c'era
c'erano le sue sorelle
che facevano le frittelle
gliene chiesi una
mi piacque proprio tanto
gliene chiesi un'altra
la misi sulla panca
la panca era un po' cupa
sotto c'era il lupo
il lupo era un po' vecchio
e non sapeva rifarsi il letto.
STELLA STELLINA
la notte s'avvicina
la fiamma traballa
la mucca è nella stalla
la mucca e il vitello
la pecora e l'agnello
la chioccia con i pulcini
la gatta coi gattini
la capra ha il suo capretto
la mamma ha il suo bimbetto.
Ognuno ha la sua mamma
e tutti fan la nanna.
L'ARROSTO FATATO
"Se potessi avere tutto quello che voglio, sarei di certo
piu' contenta di loro", disse la donna.
In quel momento apparve una fata che disse:
"Esprimete tre desideri, ma tre soltanto".
"Vorrei essere bella, ricca e raffinata" rispose la
moglie.
"Io vorrei salute, allegria e una vita piu' lunga"
disse il marito.
"Perche' vivere a lungo, se si e' poveri?" disse la
donna.
"Fino a domani pensiamo a quello che ci serve di piu' e
chiediamoglielo" propose l'uomo.
"Va bene" disse lei.
"Con questo bel fuoco vorrei avere un pezzo di arrosto per
la nostra cena! disse la donna senza pensarci.
E infatti dalla cappa del camino venne giù un pezzo enorme di
carne.
"Per colpa tua, ora possiamo chiedere solo due cose! Mi fai
cosi' arrabbiare che vorrei che ti venisse un bubbone sul naso!"
urlo' il marito.
E infatti cosi' accadde.
"Chiedero' di diventare ricchissimi cosi' ti faro curare"
disse l'uomo.
"Sei matto, io voglio che subito il bubbone cada per terra"
disse la donna.
Il bubbone si stacco' e la donna, che era furba, disse al marito:
"La fata ci ha voluto far imparare la lezione. E' meglio
avere meno voglie e prendere le cose come vengono".
E quella sera cenarono in allegria con un ottimo arrosto.
SPINOSO, MA BUONO
Cammina, cammina, si fermo' sotto un albero. Vide che c'erano
tante piccole mele che il vento aveva fatto cadere.
"Ne voglio mangiare tante da riempirmi la pancia. Poi ne
portero' anche ai miei amici" penso'.
E cosi' fece.
Inizio' a mangiare avidamente.
Le mele erano molto buone, dolci e succose.
Dopo aver mangiato abbastanza, il riccio penso' di cominciare a
raccogliere i frutti per gli altri ricci.
"Come posso raccogliere tante mele?", si chiese.
"Nella bocca posso tenerne una sola".
Si giro' sulla schiena e molte mele si infilano nei suoi aculei.
Con il corpo coperto di mele, torno' verso la tana.
Quando stava per arrivare, urlo' che era pronta la cena.
"E' arrivato il riccio dai lunghi aculei con tante mele"
dissero ridendo gli amici e tutti si avvicinarono.
Certo gli aculei sono scomodi da portare e spesso fanno sentire i
ricci brutti e goffi, ma a volte diventano molto utili e
rafforzano l'amicizia.
CANZONE ALLA ROVESCIA
alla dritta non la so cantare.
Mi levai una mattina, era di sera;
presi una falce e me ne andai a vangare.
Di sull'uscio montai sopra una quercia,
e lì ciliegie cominciai a mangiare.
Venne fuori il padron di quelle mele
e disse: Lascia sta quelle cipolle!.
"Avessi tanti occhi e tanto fiato
quante delle tue noci io t'ho mangiato!
Avessi tanto fiato e tanti occhi
quanto ho mangiato io dei tuoi finocchi".
IL PIU' GIOVANE DEGLI ANIMALI
C'era il leone, l'elefante, la jena, la scimmia e molti altri
animali.
Tutti naturalmente pensavano di essere il piu' intelligente ma il
leone decise che lo era solo l'animale piu' giovane.
Inizio' cosi' la gara per dire il proprio giorno di nascita.
La cerva disse che era nata l'anno della grande siccita', quindi
aveva appena tre anni.
Lo sciacallo disse di essere nato solo tre lune fa.
La scimmia ci penso' un po' e poi disse:
"Io sono appena nata".
E tutti la applaudirono pensando che fosse lei la piu'
intelligente.
Ma proprio in quel momento sentirono una vocina che stava dicendo:
"Zitti tutti, fatemi un po' di posto, sto nascendo".
Era la lepre, che cosi' dicendo fece capolino da dietro un
cespuglio.
Tutti allora iniziarono a ridere e il leone, l'animale piu'
saggio della savana disse:
"Sei tu l'animale piu' intelligente perche' sei riuscito a
dimostrare di essere il piu' giovane anche se non e' vero".
LA LEGGENDA DEI CORALLI
Il cielo si stava facendo scuro, non solo a causa del tramonto.
Ma anche perche' le nuvole si stavano addensando all'orizzonte.
Ad un certo punto, senti' un urlo straziante.
Riconobbe a fatica la voce di una ragazza, visto che la tristezza
e la paura le avevano camuffato il tono.
Nonostante non fosse molto coraggioso, il pescatore decise subito
che avrebbe fatto di tutto per salvare la giovane in pericolo.
Fermo' la barca sugli scogli e a fatica la tiro' in secca, per
non farla andare alla deriva.
Il pescatore, per la fretta, non fece attenzione al carico di
pesci che aveva con cura riposto sulla barca.
Infatti, mentre trascinava la barca a riva, il pesce cadde su
alcuni ramoscelli.
La ragazza urlava e si dibatteva perche' una fata malvagia e
invidiosa della sua bellezza l'aveva legata a una roccia, proprio
vicino alla riva.
Il mare, sempre piu' agitato e freddo, la bagnava con onde
altissime.
Il pescatore si butto' in mare, per liberare la giovane dalle
catene che ormai si trovano sott'acqua.
Intanto i ramoscelli venivano colorati di rosso dal sangue dei
pesci.
E a causa del freddo si indurivano immediatamente.
La ninfa Malvina uso' quei ramoscelli per ornarsi e divertirsi.
Quando si stanco' li lancio' in acqua.
La leggenda narra che nacquero cosi' i primi coralli.
IL CAVALLO DEL CAVALIERE SENZA TESTA
Giocando a dadi con lui e perdendo, dovettero manterene una
promessa.
Avrebbero dovuto portargli il famoso cavallo del Cavaliere senza
testa.
L'oste malvagio, intanto, teneva prigioniero uno di loro, Arnaldo.
I due fratelli partirono, assicurando che sarebbe ro tornati con
il cavallo.
Avevano promesso, ma in realta' non avevano nessuna idea di dove
poter cercare l'animale magico.
Cominciarono a chiedere a tutti i viandanti che incontravano, ma
nessuno di loro aveva mai sentito parlare del cavallo del
Cavaliere senza testa.
O meglio, qualcuno di loro ne aveva sentito parlare, ma credendo
che si trattasse di una leggenda, non avevano mai fatto caso al
luogo dove rintracciare la bestia.
Un giorno, pero', incontrarono un ometto basso e pelato che disse:
"Certo che conosco quell'animale. L'ho visto proprio nel
castello del Cavaliere senza testa, che in realta' la testa ce
l'ha, ma porta sempre un elmo".
L'uomo li accompagno' nel maniero e si fece ricevere dal padrone
di casa.
Racconto' la storia dei tre fratelli e il Cavaliere non solo non
si commosse, ma li minaccio' di morte per averlo disturbato.
Allora l'ometto si presento' come la persona che anni prima gli
aveva salvato la vita, durante un inseguimento.
Il Cavaliere lo abbraccio', regalo' il cavallo ai due ragazzi e
tenne con se' l'ometto che da allora visse ricco e contento.
ISTINTO CACCIATORE
L'animale allora chiese a una fata di trasformarla in una ragazza.
La fata acconsenti' alla richiesta e la tramuto' in una dolce e
meravigliosa donna.
In questo modo, il ragazzo vedendola non avrebbe potuto ignorarla
e anzi si sarebbe perdutamente innamorato di lei.
Le avrebbe subito chiesto di sposarlo e cosi' i due sarebbero
stati felici per sempre.
La gatta-ragazza aveva avuto dalla fata anche bellissimi abiti e
una casetta piccola ma molto accogliente.
Un giorno, i due giovani erano nella casa della gatta.
La fata volle fare una prova, per verificare che la gatta si
fosse meritata il regalo che le era stato fatto.
La maga allora fece apparire un topolino proprio nel salotto di
casa.
La gatta-ragazza fece un balzo e dal divano piombo' sul animale,
con l'intenzione di mangiarlo.
Si era completamente dimenticata della sua nuova condizione e
delle promesse che aveva fatto.
La fata, che si era accorta di avere fatto un errore, perche' la
gatta non era pronta a diventare umana, annullo' l'incantesimo.
LUCCIOLA
ti daro' pan da re
ti daro' pan da regina
lucciola, lucciola, maggiolina.
Lucciola, lucciola, vien da me,
ti daro' veste da re
e poi manto da regina
lucciola, lucciola, vespertina.
Lucciola, lucciola, vien da me!
Ti daro' letto da re,
e lenzuola da regina
lucciola, lucciola, lucciolina.
FILASTROCCA DI CINCIRINELLA
cinque, sei, sette, otto,
pan biscotto e mortadella,
viva la moglie di Cincirinella.
Cincirinella aveva un podere
e tutti i dì l'andava a vedere:
se gli mamcava un tozzo di pane,
dava la colpa al povero cane;
se gli mancava un fuscellino,
dava la colpa al contadino;
se gli mancava una pera spina,
dava la colpa alla contadina.
CRISTINA E LA FANTASIA DI UN FIOCCO DI NEVE
"Io, Ciccio, ti raccontero' tutta la spedizione neve"
disse un fiocco a una bimba di nome Cristina.
"Noi tutti fratellini fiocchi siamo felici di "nevicare"
poiche', tre stagioni su quattro, dobbiamo stare nel frigorifero
per paura del sole, pero' domani e' il grande giorno e si parte.
La mamma ci accompagna nei frigoriferi letto per dormire presto
poiche' domani sara' una giornata faticosa. Mentre noi tutti
dormiamo, babbo gelo va da nonno temporale e nonna nuvola, apre
la porta e saluta: "Buongiorno Comare nuvola! Buon giorno
nonno temporale! Avrei bisogno di un favore, poiche' domani devo
mandare i miei bambini sulla terra.
Prima di tutto tu nonno temporale dovrai tenere ben chiuso
l'innaffiatoio dell'acqua e tu Comare nuvola, verso le otto di
mattina, terrai a bada il sole coprendolo! Grazie e arrivederci".
Sbattendo la porta babbo gelo esce, si mette la sciarpa e la
cuffia e scende sulla terra per fare calare la temperatura fino a
raggiungere gli zero gradi.
La mattina del giorno seguente alle ore otto Comare nuvola copre
il sole e la mamma ci mette tutti in fila indiana e ci da gli
ultimi consigli: "State attenti bambini, nell'aria danzate
dolcemente e non abbiate paura!".
Poi uno ad uno la mamma ci mette il cappottino bianco, il
cappellino bianco, le scarpine e la sciarpina bianca, ci allaccia
il paracadute e... via!!! Incomincia il ballo della neve: il piu'
bello.
Io Ciccio, con la mia amichetta Pimpa balliamo insieme, mentre
zio venticello soffia leggermente e ci fa ondulare.
Mamma neve intanto cuce ancora guantini, sciarpine e cappelli
perche' sa che quando ritorneremo sotto forma di acqua ognuno di
noi sara' senza qualcosa".
LANCILLOTTO
questo e' il gioco di Lancillotto.
Lancillotto è giu' in cantina
a cercare la regina,
la regina e' andata via
a lavar la biancheria.
La regina e' andata a Roma
a cercare la corona
la corona e' gia' venduta
la regina e' svenuta
e' svenuto pure il re
a vedere le cornacchie
venir fuori dalla tazza di te'.
IL MIO REGNO PER UNA BUGIA
"E' una menzogna, una menzogna, una menzogna".
La notizia del proclama si sparse per il mondo e raggiunse anche
l'Irlanda dove allora vivevano una povera vedova e suo figlio che
era un celebre bugiardo.
Una sera il ragazzo parti' per il regno da dove veniva il
proclama.
Quando giunse alla reggia del re, venne fermato dalle guardie.
"Vado dal vostro re, per sposare sua figlia" disse il
bugiardo.
Le guardie lo portarono al cospetto del re, che lo condusse in un
enorme prato, dove i suoi greggi e armenti stavano pascolando e
chiese:
"Che cosa pensi del mio bestiame?"
"Questo non e' niente.
Dovreste vedere il bestiame di mia madre", disse il ragazzo.
"Sono cosi' grandi che una volta, sotto una foglia di un
cavolo si pote' fare un banchetto di nozze".
Il re porto' il giovane in un orto vastissimo e gli chiese che
cosa pensasse delle fave.
"Perche' queste sono fave? Le fave dell'orto di mia madre!
Sono piante cosi' alte che la punta della piu' corta raggiunge le
nuvole.
Quando vado a raccoglierle, mi porto lo zaino e la merenda
perche' sto via alcuni giorni.
E quando torno mi faccio dare un passaggio dalle aquile che
volano ad alta quota. " Questa e' una menzogna, una
menzogna, una menzogna!" urlo' il re arrabbiato.
"Lo so, Vostra Maesta', ma voi stesso mi avete invitato a
dirla".
E cosi' fu che il povero irlandese ottenne la mano della figlia
del re.
BOM!
fa male il sassolino.
Tolgo il sasso,
vado a spasso,
la legna a raccattare,
il fuoco voglio fare.
Mano mano morta,
picchia alla porta,
picchia al porton,
bom!
CANTILENA
che bruchi l'erbetta,
vuoi una manciatina
di sale da cucina?
Il sale è salato,
il bimbo è nel prato,
la mamma è alla fonte,
il sole è sul monte,
sul monte è l'erbetta,
capra, capretta!
LA STORIA DELLA PROBOSCIDE
Un giorno ando' dalla giraffa e chiese:
"Perch' hai il collo cosi' lungo?". Lei, un po' perche'
era permalosa e un po' perche' non sapeva che cosa rispondere, lo
mando' via.
Allora l'elefantino sconsolato si rivolse all'ippopotamo, perche'
era incuriosito dalla sua mole.
"Perche' sei cosi' ciccione?" gli chiese.
E anche l'ippopotamo lo tratto male.
Il cucciolo di elefante S'incammino' verso il bosco e penso' di
andare a parlare con il coccodrillo.
Quindi prosegui' per il fiume.
Non appena vide il coccodrillo, si avvicino' per fargli qualche
domanda impertinente.
Ma il feroce animale fu piu' veloce e prese il piccolo elefantino
per il naso.
Da quel giorno tutti gli elefanti hanno il naso lungo, cioe' la
proboscide.
IL CICLISTA
Che al campione di mestiere devi fare il cameriere
E sul podio, senza gloria servi a loro la vittoria
Al traguardo quando arriva non ha applausi, ne' evviva,
col salario che si piglia fa campare la famiglia
e da vecchio poi si acquista un negozio da ciclista
o un baretto, anche piu' spesso, con la macchina dell'espresso.
LA COLOMBA E LA FORMICA
In una calda giornata d'estate, una formica aveva deciso di
andare a dissetarsi al fiume.
Mentre stava bevendo, aveva perso l'equilibrio ed era scivolata
in acqua.
A causa delle piccole dimensioni, non riusciva a contrastare la
corrente e veniva trascinata sempre piu' lontano dal suo
formicaio.
Nel frattempo, una colomba che stava raccogliendo piccoli
frammenti di erba e legno per rinforzare il nido, vide la formica
in difficolta'.
Si abbasso' fino a toccare con le zampette la superficie
dell'acqua e sollevo' la formichina fuori dal fiume.
Dopo averla ringraziata con grandi cerimonie, la formica se ne
era andata per la sua strada.
Qualche ora dopo, un cacciatore, che si era appostato nel bosco,
stava per sparare alla colomba.
Per fortuna la formica se ne era accorta e aveva fatto in tempo a
morsicare la caviglia dell'uomo.
Il cacciatore, che stava per sparare, urlo' per il fastidio della
puntura e manco' il bersaglio.
Fu cosi' che la piccola formica restitui' il favore alla colomba.
IL DRAGO INGANNATO
Infatti, ai margini del bosco, c'era la grotta nella quale viveva
un drago ferocissimo.
Naturalmente tutti ne erano terrorizzati, perche' quando il drago
era affamato, e succedeva molto spesso, attaccava il bestiame,
come le pecore e le mucche, ma anche le persone.
Per questo motivo, la gente decise di ucciderlo.
Si rendevano pero' conto che non sarebbe stato assolutamente
facile.
Visto che non potevano batterlo con la forza, perche' il drago
era molto piu' grande e potente di loro, lo avrebbbero eliminato
con l'inganno.
Costruirono una enorme scatola di legno con due entrate, una piu'
grande dell'altra.
Misero la scatola all'entrata della caverna del drago, dalla
parte dell'entrata piu' grande.
Dall'altra parte misero un vitello.
Il drago annuso' la presenza dell'animale e per raggiungerlo,
entro' senza accorgersene nella costruzione.
Non riuscendo ad arrivare all'animale, cerco' di uscire, ma era
rimasto intrappolato.
Tutti gli abitanti del villaggio si fecero coraggio, si
avvicinarono e riempirono la scatola con della paglia.
Poi appiccarono il fuoco.
Il drago mori' bruciato e la gente festeggio' la liberazione
dalla tirannica presenza.
LA LEGGENDA DELLA DONNA SENZA CUORE
Lady Sabrina era nota per essere egoista, avida e completamente
priva di sentimenti.
I contadini che lavoravano nei suoi terreni venivano pagati
pochissimo, soltanto dietro forti insistenze, e spesso erano
impegnati piU' di dodici ore al giorno.
Quando arrivo' un periodo di grande carestia, tutti gli abitanti
del villaggio rischiavano di morire di fame. Solo Lady Sabrina
aveva provviste a sufficienza e anche di piu'.
La donna si preoccupo' solo di avere abbastanza cibo per se e per
il suo unico amore, un bellissimo cavallo bianco.
Con il destriero, Lady Sabrina era solita andare a ispezionare le
coltivazioni della sua proprietA'.
Un giorno, durante una di queste pignole spedizioni, incontrO' un
uomo.
"Abbi pieta' di un uomo vecchio e stanco" disse lo
straniero.
"Dammi qualcosa da mangiare". L'uomo infatti aveva
visto che Lady Sabrina stava dando deliziosi dolcetti al cavallo.
La donna, senza rispondergli, passo' avanti.
"Dammi qualcosa da mangiare, in nome di Dio" continuo'
lo straniero.
Lady Sabrina, allora torno' indietro e gli butto' una pietra.
"Se hai davvero fame, mangia questa" disse.
"Possa tu trasformarti in una pietra, come quella che mi hai
lanciato e come quella che hai al posto del cuore" intimo'
l'uomo, che era in realta' un mago buono invocato dai contadini
che lavoravano per Lady Sabrina.
E cosi' fu.
Il cavallo, il castello e tutti i terreni diventarono proprieta'
dei contadini, che non rivelarono mai a nessuno quello che era
accaduto.
PIERINO PORCOSPINO
E' Pierino Porcospino!
Egli ha unghie smisurate
Che non furono mai tagliate.
I capelli sulla testa
Gli han formato una foresta
Densa, sporca, puzzolente.
Dice a lui tutta la gente:
Oh! Che schifo quel bambino!
E' Pierino Porcospino!
VORREI UNA VOCE NUOVA
Non era soddisfatto della sua voce.
Ne voleva una piu' bella, simile a quella melodiosa dei
fringuelli o degli usignoli.
Se ne stava tutto il tempo sul suo nido ad ascoltare la voce
degli altri animali, non solo quella degli uccelli, per imitarle.
Un giorno passo' un pappagallo.
Ma il corvo non gradi' il suono che produceva.
Dopo un po' passo' un gatto e anche il suo miagolio non valeva la
pena di essere imitato, secondo il corvo.
Ad un certo punto, l'uccello nero senti' un potente ruggito e
vide che da li' stava passando un leone.
Il corvo decise che da quel momento si sarebbe esercitato per
imparare a fare il verso del leone.
Ma siccome era un corvo, e non un leone, non riusci' mai ad
emettere un ruggito.
Anzi perse quasi del tutto la voce e anche gli amici, che non ne
potevano piu' della sua ossessione.
"Sarebbe meglio che tu ti accettassi come sei" gli
dicevano sempre gli altri corvi.
"Saresti piu' felice."
PIMPIRULIN
voleva mezza mela.
La mamma non l'aveva,
Pimpirulin piangeva.
A mezzanotte in punto
passava un aeroplano
e sotto c'era scritto:
"Pimpirulin, sta zitto!"
IL GATTO E IL TOPOLINO
Topolino: Mangio l'uva
Gatto: E la chiave?
Topolino: É sotto il trave!
Gatto: E il chiavino?
Topolino: É sotto al cuscino!
Gatto: E la licenza?
Topolino: É sotto la credenza!
Gatto: E se io ti prendo?
Topolino: Io scappo!
PER UN CHIODO
perse un ferro il buon destrier.
E pel ferro che mancava
cadde insieme al cavalier!
Per mancanza di cavallo
l'infelice messagger
dal nemico fu raggiunto
e soffri' per il dover.
Ma il messaggio fu carpito.
La battaglia per tal modo
fu perduta e tutto questo
tutto questo per un chiodo.
COSCINE DI POLLO
la vostra mamma vi ha fatto un gonnello
e ve l'ha fatto con lo smerlo in fondo,
fate la nanna coscine di pollo.
Fate la nanna, possiate dormire
il letto è fatto di rose e di viole
e la coperta di lana sottile,
fate la nanna, begli occhi di sole.
Fate la nanna, un bel sonno faremo,
un sonno lungo e poi mi voglio destare:
fate la nanna, un bel sonno faremo
un sonno lungo e poi ci desteremo.
Ninna nanna, ninna nanna
il bambino è della mamma
della mamma e di Gesu'
il bambino non piange piu'.
IL CONTADINO FORTUNATO
Cammina, cammina, vide per terra cinque monete d'oro.
Le raccolse e le mise in tasca. Dopo poco giunse in una citta' ed
entro' in un locale per mangiare qualcosa.
Il proprietario vide che era vestito male e lo prese per un
barbone.
Penso' che non potesse pagare e non gli volle dare da mangiare.
Il contadino allora mise sul bancone una delle monete, che valeva
cento volte il costo del pranzo.
"Come faro' a darti il resto?", disse l'oste, che stava
pensando che il giovane fosse il figlio del re travestito.
"Lo puoi tenere" rispose il contadino.
Anche gli altri clienti pensarono la stessa cosa:
quello era il figlio del re.
Il contadino volle andare alle terme. Ma all'entrata lo
fermarono, perche' era vestito da povero.
Dopo poco arrivo' l'oste con un barbiere e vestiti nuovi, come il
contadino aveva chiesto.
"Questo e' il figlio del re travestito" confido' l'oste
al guardiano delle terme.
Udendo cio', il custode invito' il povero contadino a entrare e
corse dal suo padrone a raccontargli quel che stava accadendo.
Il proprietario dei bagni ebbe paura che il re volesse punirlo.
Corse a casa, riempi' un sacco di monete d'oro e torno' indietro
per chiedere perdono al contadino, che prese il sacco e torno a
casa.
Quando arrivo' al punto in cui aveva trovato le monete, ne tolse
cinque dal suo sacco e le depose per terra.
RINOCERONTE
che passa il ponte,
che salta, che balla,
che gioca alla palla,
che sta sull'attenti,
che fa i complimenti,
che dice buongiorno,
girandosi attorno.
Gira e rigira,
la testa mi gira
non ne posso piu'!
Cara pallina
cadimi giu'!
IL CAN CHE PASSA
vuol mangiare tutta la pappa!
La pappina del bambino
l'ha mangiata il cagnolino!
Il cagnolin tutto contento
se la mangia in un momento!
E poi dopo fa bubù
e la pappa non c'e' piu'!
LA FIGLIA DEL MAGO
La ragazza era bella, ma triste, perche' il padre non le faceva
mai incontrare i ragazzi che andavano a trovarla, anzi li faceva
sparire.
In paese la voce girava, ma il giovane Alessio volle provare
ugualmente a incontrare la figlia del mago.
Sulla via incontro' un vecchio che gli diede un consiglio: "Il
sentiero che arriva al castello e' pieno di trappole. Per non
sprofondare, appena arrivato osserva la figlia del mago che
passeggia. Avvicinati, seguendo i suoi passi".
Alessio fece cosi' e appena arrivato al castello, il mago si
complimento' per la sua astuzia. "Domani farai una seconda
prova" gli disse.
E infatti, l'indomani mattina si trovo' a dover domare un cavallo
selvaggio.
Ma Alessio sapeva che il cavallo era in realta' il mago.
Lo sapeva perche' la notte prima, la figlia del mago era andata
da lui e glielo aveva detto.
E gli aveva anche spiegato che per farlo calmare avrebbe dovuto
picchiarlo sulla testa per tre volte.
Il giovane, che sapeva come fare, lo domo' in fretta e fu pronto
per la terza prova.
"Dovrai riconoscere tra cento, la mia mano" gli
confido' la giovane. "Ma sara' facile perche' sul mignolo ho
una cicatrice". E infatti Alessio non ebbe esitazioni e la
riconobbe.
Saro non poteva piu' opporsi perche' aveva dato la sua parola.
E infatti il giorno dopo si sposarono.
La loro gioia era cosi' grande che anche il mago festeggio'.
RISO E CACAO
riso e cacao
voglio sposar
una donna di Rio
che sappia cucir
che voglia ballar
che sappia cantar
che voglia giocar.
Riso e latte
riso e latte
voglio sposar
un uomo che combatte
che sappia baciar
che voglia viaggiar
che sappia stupir
che voglia scherzar.
LA MANO
Pollice,
pollice,
dove sei?
Sono qui.
Voglio salutarti.
Ora vado
Vado anch'io.
Indice,
indice,
dove sei?
Sono qui.
Voglio salutarti.
Ora vado.
Vado anch'io.
Medio,
medio,
dove sei?
Sono qui.
Voglio salutarti.
Ora vado.
Vado anch'io.
Anulare,
anulare,
dove sei?
Sono qui.
Voglio salutarti.
Ora vado.
Vado anch'io.
Mignolo,
mignolo,
dove sei?
Sono qui.
Voglio salutarti.
Ora vado.
Vado anch'io.
I TRE DESIDERI
Non aveva catturato nessuna preda da almeno tre giorni e la sua
proverbiale arguzia stava cominciando ad essere messa un po'
troppo alla prova.
A forza di andare a caccia, finalmente vede un uccellino. E'
piccolo, piccolo, ma per una che ha fame va bene.
"Almeno mi calma i morsi della fame" pensa la volpe.
Capendo di essere senza scampo, l'uccellino comincia a parlarle.
"Se non mi mangi posso soddisfare tre voglie: quella di
formaggio, quella di olio e quella di ridere" le dice
l'animaletto.
"Smetti di parlare e comincia a dimostrare quello che mi hai
promesso" incalza la volpe.
L'uccellino vola verso il sentiero e incontra una donna con una
cesta piena di formaggio.
Sta andando al mercato a vendere i prodotti della sua fattoria.
L'uccellino comincia a saltellarle davanti, cinguetta e si fa
seguire.
La donna mette a terra la cesta e cerca di prenderlo, ma senza
risultato.
Quando desiste e torna alla cesta, il formaggio non c'e' piu'.
La volpe, con la pancia piena di formaggio, dice: "Adesso
mangerei volentieri dell'olio".
L'uccellino torna sul sentiero e vede un uomo con un fiasco pieno
d'olio.
Lo sta portando a casa perche' l'ha appena comprato.
L'animaletto si fa notare dall'uomo che cerca di prenderlo.
Mette a terra il fiasco e corre dietro all'uccellino.
E intanto la volpe ruba l'olio.
Dopo essersi leccata i baffi sporchi d'olio, la volpe ricorda
all'uccellino, che deve ancora farla ridere.
Il piccolo vola in un campo e va a disturbare i contadini che
stanno lavorando.
Salta sulla testa di uno, becca il naso di un altro e toglie il
cappello a un altro ancora.
In men che non si dica, ci sono almeno dieci contadini che si
aiutano a vicenda per liberarsi dall'uccellino.
Ne nasce una gran confusione che fa ridere a crepapelle la volpe.
"Ti sei meritato la liberta'" dice all'animaletto, che
vola via felice.
IL BUONGIORNO
su tre cavalli d'oro;
d'oro e d'argento
e vale cinquecento.
Vale centocinquanta
e la gallina canta.
E canta sola sola,
non vuole andare a scuola:
gallina bianca e nera
ti do la buona sera.
Buona sera e buona notte,
c'e' il lupo dietro la porta:
ma la porta casca giu'
e il lupo non c'e' piu'.
E' fuggito sulla montagna,
ha trovato una castagna;
la castagna é tutta mia:
buona notte alla compagnia.
LA COPPIA PIU' VELOCE DEL MONDO
Un giorno, era il periodo della raccolta del grano, il marito
stava tornando alla sua fattoria con una cesta piena di grano.
Mentre scendeva da una collina scoscesa e fangosa, scivolo' e
cadde.
Naturalmente la cesta si capovolse, ma il grano sbalzato fuori
non fece in tempo a cadere in terra.
L'uomo infatti corse a casa, prese un coltello, taglio' alcune
canne e costrui' alcune stuoie.
In questo modo raccolse il grano che stava per toccare il suolo.
Uni' gli angoli delle stuoie, li carico' in testa come se fossero
una cesta e riprese il cammino dal luogo nel quale era caduto.
Quello stesso giorno, la moglie aveva aperto il pollaio e
liberato galli e galline per farli scorrazzare un po' nell'aia.
Nel frattempo, lei se ne era andata al fiume a fare il bucato.
Mentre stava lavando, vide che un falco stava planando sul gruppo
di pollame.
Avrebbe di certo fatto una strage, se la donna non fosse tornata
a casa di corsa e non avesse fatto in tempo a coprire i polli a
gruppi sotto alcune ceste.
E quando il falco arrivo' a Terra, non avendo fatto in tempo a
cambiare direzione, data la velocita' della donna, venne
malmenato e fatto scappare.
A COME AQUILA
un bimbo sopra un melo,
un cane alla catena,
un dado nella rena,>br> un elefante grosso,
un faro tutto rosso,
un giglio e una conchiglia,
un ah! di meraviglia,
un istrice arrabbiato,
un lume affumicato,
un mare azzurro e calmo,
un nano grande un palmo,
un'oca grulla assai,
un pesce che non hai,
un quadro di valore,
un rospo col malore,
un sasso grosso e tondo,
un tino senza fondo,
un uccellino giallo,
un vaso con un gallo,
lo zufolo completo;
evviva l'alfabeto.
CECCO VELLUTO
suonami l'imbuto,
suonamelo bene:
c'e' un angiolin che viene,
viene da Roma,
mi porta una corona
d'oro e d'argento
che costa mille e cento,
cento e cinquanta,
la pecorina canta,
canta il gallo,
risponde la gallina;
s'affaccia Menichina
con la ghirlanda in testa;
passan tre fanti
con tre cavalli bianchi,
bianca la sella,
bianco il parasole,
Gesu' mandi il sole,
ce lo mandi bello bello
fino al fondo dell'inverno.
IL TOPINO
fuor da un buco un dì spunto'.
Venne il gatto, quatto, quatto,
e coi denti l'afferro'.
Il topino, poverino,
pianse e poi grido'.
Proprio allora, questa è bella,
un gran cane capito'
ed il gatto, quatto, quatto,
impaurito se ne ando'.
Il topino il suo codino
dentro al buco ritiro'.
L'ASINO PIGRO
Ogni giorno, sceglieva uno di loro e lo carica con le merci da
vendere al mercato.
Arrivati al villaggio, l'uomo scaricava l'asino e aspettava i
clienti interessati all'acquisto della merce che aveva portato.
Un giorno Kandi e il suo asino si erano fermati in un villaggio
per comprare un carico di sale.
Poi si erano rimessi in cammino per il mercato.
Kandi infatti aveva notato che nessuno vendeva sale e quindi
sarebbero andati tutti a comprarlo da lui.
Prima di arrivare al mercato, pero', dovevano attraversare un
piccolo ruscello.
L'asino era scivolato ed era caduto nell'acqua.
E prima che Kandi lo aiutasse a uscire, quasi tutto il sale si
era sciolto.
Quella notte gli asini si erano messi a discutere nel recinto di
Kandi.
L'asino che era caduto nel ruscello aveva raccontato quello che
era successo al fiume.
"Strano," disse l'asino.
"Quando mi sono alzato, il carico che portavo era molto piu'
leggero di prima.
Cadro' nell'acqua apposta anche la prossima volta che
attraversero' quel fiume."
Gli altri asini avevano deciso che quella era un'ottima idea.
Il giorno seguente Kandi scelse un asino e lo carico' di pacchi.
Passando da un villaggio, Kandi compro' delle spugne da vendere
al mercato.
Quando fu il momento di attraversare il fiume cerco' di stare
attento all'asino, che pero' volle assolutamente fare il giro
largo, per immergersi nell'acqua profonda.
Ma le spugne, completamente piene d'acqua, pesavano cosi' tanto
che l'asino non riusci' ad alzarsi.
LA LUCCIOLETTA
presa dal calabrone
fu messa per lampione
sopra la bicicletta.
Ma il rospo vigilozzo
che stava alla vedetta
gli fece in fretta in fretta
questa contravvenzione:
"E' scritto a chiare lettere
che per ragioni interne
non si possono ammettere
lucciole per lanterne!"
PERCHE' ESISTONO IL GIORNO E LA NOTTE
In quel tempo, c'era un villaggio nel quale tutte le donne
avevano un figlio, tranne una.
Lei aveva un grande desiderio di maternita', ma tutto quello che
poteva fare era vedere che le altre donne accudivano bimbi e
bimbe.
Molte mamme la insultavano e la emarginavano, pensando che
incarnasse il diavolo.
"Devi essere una persona malvagia, se gli dei non ti
concedono la gioia di un figlio" le dicevano.
Lei sapeva di non essere piu' cattiva di chiunque altro e volle
tentare una cura per rimanere in cinta.
Avendo saputo di un guaritore che risolveva molti problemi solo
con l'imposizione delle mani, decise di consultarlo.
Dopo aver sentito la sua storia l'uomo disse: "Sto per
portare alcuni bambini alla luce, ma so che non saranno brave
persone da adulte.
Quindi aspetta un po' e scegliero' il bimbo giusto per te".
Ma la donna era stanca di attendere e disse: "E' meglio
avere un bambino non buono, che nessun bambino".
L'uomo acconsenti' suo malgrado e le tocco' il ventre con la mano.
Dopo nove mesi partori' un maschietto.
Il piccolo era sempre nervoso, non dormiva mai e piangeva di
continuo.
Ma la donna non si preoccupava perche' il suo non era l'unico
bambino capriccioso che conosceva.
Il bimbo crebbe in salute, ma divento' sempre piu' malvagio.
Torturava e uccideva gli animaletti del bosco e tormentava gli
altri bambini.
Da grande si divertiva a fare del male a tutti, genitori compresi.
Un giorno decise che avrebbe ucciso chi avesse tentato di
cambiarlo.
Ando' da un mago e si fece insegnare come creare il buio intorno
a se'.
Tornato al villaggio volle mettere alla prova il suo potere e
sfido' una maga.
La donna, che possedeva il potere della luce, lo contrappose al
giovane.
Dopo una lunga lotta, nessuno dei due ebbe la meglio.
Anzi, entrambi morirono.
Poiche' i due erano morti e il mago del buio era stato ucciso dal
giovane malvagio, nessuno sapeva come tornare alla luce perenne.
Cosi' da allora, i due poteri, del buio e della luce, continuano
a combattersi instancabili.
MANGO, CHE PASSIONE
Quando lascio' la casa della sua famiglia per sposarsi, pianto'
un albero di mango di fianco a entrambe le porte della casa.
In questo modo poteva raccogliere un frutto ogni volta che
entrava o usciva.
Non appena l'albero crebbe abbastanza per produrre i frutti, ogni
giorno l'uomo controllava la maturazione dei mango.
Stava anche meditando di piantare tanti altri alberi, in modo da
circondare la casa completamente.
Una mattina si accorse che i frutti erano maturati in entrambe le
piante.
Quelli sulla destra della casa erano gialli, con un tocco di rosa
sul lato. Cosi' come quelli sul lato sinistro.
L'uomo non sapeva decidere quale dei due alberi assaggiare per
primo.
Incapace di prendere una decisione si sedette in mezzo alla casa
e diventando sempre piu' affamato.
Alla fine decise di dormirci su.
Poco dopo passo' un viandante che vide l'uomo stravolto e
sull'orlo delle lacrime.
"Mi sembra che i frutti sulla sinistra siano migliori"
disse lo straniero.
"Intanto quelli sulla destra matureranno ancora un po'".
Davanti all'albero sulla sinistra, l'uomo non sapeva se
cominciare dai frutti piccoli o da quelli grandi.
E comincio' a piangere.
Quando, dopo una settimana, il viandante torno', vide che l'uomo
stava ancora aspettando di mangiare i mango.
Purtroppo, pero', nel frattempo i frutti erano gia' maturati
troppo ed erano caduti dall'albero.
L'UOMO PESCE
Un giorno busso' alla sua porta un uomo che era riuscito ad
affascinarla.
I due parlarono per tutto il giorno e alla fine la donna si
innamoro' di lui.
"Devo presentarti ai miei genitori" disse lei. "Sono
troppo povero, e' meglio che non ci fai conoscere. Di certo non
gli piacerei" rispose lui.
I due innamorati stavano insieme tutto il giorno e l'uomo, che in
realta' era lo Spirito del fiume, non faceva piu' il suo lavoro
che era quello di controllare le acque e i pesci. Cosi' al
villaggio mancavano l'acqua per lavare, per dissetarsi e per
abbeverare gli animali e i pesci da mangiare.
La donna disse: "E' colpa vostra, se io potessi stare con
lui senza nascondermi, allora saremmo in due a occuparci del
fiume".
Tutti gli abitanti del villaggio si riunirono e decisero che era
meglio accettare quella strana unione.
Per alcuni giorni, la donna spari'.
Nel frattempo ricomincio' a piovere, il fiume riprese a scorrere
e non mancavano piu' acqua e pesci.
Dopo un po', la donna torno'. E racconto' che ora abitava
sott'acqua, nel fiume.
La' tutto era uguale alle citta' sulla terra, ma l'acqua era
ovunque.
Dopo alcuni mesi torno' per far conoscere alla sua famiglia il
figlio neonato e da allora nessuno la vide piu'.
PIOGGERELLINA
la gatta va in cucina,
trova le scodelle,
e rompe le piu' belle.
La salta sul letto,
la trova un confetto;
il confetto è duro,
la salta sul muro;
il muro è bianco,
la salta sul banco;
il banco è rosso,
la salta nel pozzo;
il pozzo è pieno d'acqua,
si annega la culatta;
la gatta non si muove,
si accende la candela,
si dice buonasera.
PERCHE' IL SOLE VIVE IN CIELO?
Un tempo il sole era appoggiato sulla cima di una montagna.
Il sole e il mare erano buoni amici.
Spesso il sole scendeva dalla montagna e andava a far visita al
mare e i due passavano del tempo a divertirsi insieme.
Il sole chiedeva spesso al mare di andare a fargli visita a casa
sua, sulla cima della montagna, ma il mare non ci andava mai.
Dopo un po' il sole comincio' a offendersi per il comportamento
del mare e si arrabbio'.
"Perche' non vuoi venire a casa mia? Io sono un buon ospite,
la mia casa e' grande ed ho abbastanza cibo da offrirti.
Il mare replico': "Mio caro amico, io sono enorme e profondo.
Mi ritengo un tuo amico, e mi dispiace fare qualcosa che ti
offenda".
Il sole continuo' a insistere e il mare decise di salire sulla
montagna.
Era così immenso, che in poco tempo sommerse la montagna, ma il
sole era cosi' orgoglioso da non ammettere di aver sbagliato.
Cosi' il mare continuo' ad avanzare e ben presto copri' anche
altre montagne.
Il sole, temendo di essere travolto dal mare, sali' fino in cielo.
Il mare torno' a casa sua, mentre il sole rimase in cielo, invece
di tornare sulla cima della montagna.
APE OPERAIA
qualche volta biricchina:
quando volo nel giardino
scappa, scappa bel bambino!
Ma son anche operosa
cerco la piu' bella rosa;
so la cera fabbricare
e il miele si puo' mangiare.
LA FILASTROCCA ALLO ZOO
con la rana fa buriana
ed a galla resta il gallo,
duole il callo allo sciacallo
che barcolla e caracolla.
La mangusta si disgusta
e i machachi mangian cachi,
lo stambecco non ha il becco,
la giraffa arruffa e arraffa
poiché vien di riffa in raffa.
Eleganti gli elefanti
con gli infanti stan da fanti,
la beccaccia si procaccia
la focaccia con la caccia,
la civetta svetta in vetta
e l'assiuolo solo solo
fa un a solo nel chiassuolo.
Per ripicca picchia il picchio,
la tellina sta in collina,
sta in calabria il calabrone
come a Fano sta il tafano.
Le zanzare a Zanzibar
vanno a zonzo pei bazar.
LISA E LE MUCCHE CHE FILANO CANAPA
Il papa', per aiutarla a crescere bene, si era risposato molto
presto.
La matrigna pero' non si era rivelata una degna sostituta della
mamma.
La donna, che si chiamava Lilia, cucinava molto bene, sapeva
gestire la casa ed era una grande risparmiatrice.
Pero' non sapeva come trattare i bambini.
Era dura e severa con Lisa, che invece era una bimba angelica e
dolce.
Lilia si faceva aiutare in casa dalla bimba che era molto
coscienziosa e precisa.
Un giorno la matrigna disse alla piccola che entro quella sera
avrebbe dovuto filare una grande quantita' di canapa e per tutto
il pomeriggio sarebbe stata impegnata al pascolo, a controllare
le mucche.
Lisa era disperata perche' si rendeva conto che non sarebbe mai
riuscita a fare contenta la matrigna, che le aveva dato poco
tempo.
Salendo sulla collina dove le mucche stavano pascolando, Lisa
incontro' una vecchia.
La signora la vide cosi' triste che si fece raccontare il motivo.
Dopo aver ascoltato, la vecchina disse a Lisa "Attacca la
stoppa alle corna della tua mucca preferita.
Lei lavorera' per te.
Poi vieni qui e tienimi compagnia".
Lisa ubbidi' e alla sera tornando al pascolo vide tutta la canapa
gia' filata.
Quando la porto' alla matrigna, le racconto' come aveva fatto e
Lilia divento' molto curiosa.
"Non credero' certo alle tue storie, signorina, chissa' che
stregoneria hai fatto per filare la canapa".
Il giorno dopo Lilia ando' al pascolo per verificare.
Sulla strada incontro' la vecchia che diede anche a lei lo stesso
consiglio dato a Lisa.
Ma Lilia non torno' a fare compagnia alla vecchina, anzi si
addormento' all'ombra.
Quando al tramonto si sveglio', vide che la mucca aveva rovinato
la stoppa, spargendola ovunque.
In piu', molte delle mucche si erano allontanate e Lilia fatico'
tutta la notte per recuperarle.
"E pensare che bastava essere gentile" disse la vecchia.
IL RAGAZZO E LA VOLPE (Svezia)
Camminando pensava a quanto avrebbe desiderato comprare una nuova
slitta.
Proprio mentre stava sognando a occhi aperti, vide una volpe che
stava dormendo su una roccia.
L'animale non si accorse dell'arrivo del ragazzino, perche' la
neve attutiva i rumori.
"Se uccidessi quella volpe" disse il ragazzino a voce
bassa "potrei vendere la pelle e con i soldi ricavati potrei
comprare quello che voglio, dolci, giocattoli e una bella slitta".
Mentre si stava avvicinando alla volpe, gli venne in mente che
tutti lo avrebbero invidiato perche' lui aveva una slitta nuova.
E forse qualcuno avrebbe cercato di rubargliela.
"Mi inseguiranno per togliermi la slitta e non saro' mai
sicuro quando la lasciero' fuori di casa, di notte.
Mi svegliero' ogni momento e un bel giorno vedro' dei ragazzacci
scappare via con la mia slitta".
Preso dalla rabbia e dalla paura a causa del furto del suo
oggetto dei desideri, il ragazzetto urlo' "Andate via da
casa mia, lasciate stare la mia slitta!".
Svegliata dai rumori, la volpe si scosse dalla neve e corse via.
E il ragazzino rimase senza parole... e senza soldi per la slitta.
GATTO IN CAMICIA
e sotto un gatto,
un gatto in camicia
che scoppiava dalle risa;
i topi per le scale
suonavan le campane
e la gente in citta'
mangiava con golosita'.
Ma la coda si è staccata
e la storia è terminata.
IL VECCHIO E LA ZUCCA (Senegal)
Quando si ammalo' e sentiva che stava per morire, disse al
ragazzo:
"Quando sara' finito il mio funerale, pianta qualche seme di
zucca sulla tomba".
Dopo queste parole, il vecchio mori'. Il figlio, con le lacrime
agli occhi, obbedi'.
Le zucche crebbero e a un certo punto una fu abbastanza matura e
pronta per essere cucinata.
Il giovane la raccolse e la porto' a casa a fatica.
Quando taglio' la prima fetta di zucca, dal'interno scaturirono
molte monete d'argento.
Stupito, ma molto felice, il ragazzo non colse le altre zucche e
aspetto' che fossero mature.
In poco tempo, visto che anche le altre zucche erano cresciute
piene di monete, il giovane divento' ricco.
Il re di quella regione era venuto a sapere della vicenda e
mando' i suoi soldati a portare via tutte le monete d'argento.
Il ragazzo non pote' fare nulla, se non serbare il segreto sulle
proprieta' magiche delle zucche.
Quando i soldati rovesciarono le monete ai piedi del re, dalle
ceste uscirono decine di serpenti. Il sovrano, impaurito e
arrabbiato, per vendicarsi fece portare tutti i serpenti a casa
del giovane derubato.
Quando apri' le ceste ritrovo' le sue monete.
E nessun altro provo' piu' a derubarlo.
LA SIGNORA MARIOLINA
la signora Mariolina
staccia bene staccia male
staccia prima di Natale.
Lava lava le scodelle
per mangiar le tagliatelle
lava bene, lava male
butta l'acqua nel canale.
LA RAGAZZA CHE NACQUE DA UNA PALMA DA COCCO
Gli abitanti non avevano mai fame, perche' potevano in ogni
momento salire su un albero o scuoterlo e mangiare una noce di
cocco.
Il re di quella terra aveva, naturalmente, piu' cocco di tutti i
suoi sudditi.
Il sovrano aveva anche sette mogli, ma nessuna di loro era mai
stata in grado di dargli un figlio o una figlia.
Il re era molto triste perché non aveva mai provato la gioia di
stringere tra le braccia un figlio suo.
Inoltre non aveva discendenti.
"Chi governerà il mio popolo quando io non ci saro' piu'"
si chiedeva spesso il re.
Un anno, il raccolto di noci di cocco fu particolarmente ricco e
abbondante.
Un giorno i domestici del re stavano lavorando il cocco per
ottenere il prezioso olio.
Il re, che era passato a controllare, non aveva mai visto la
cisterna così piena.
Ma subito si fece triste, perché pensare ai raccolti precedenti
gli aveva fatto venire in mente che stava invecchiando.
Con gli occhi bassi e le mani appoggiate alla cisterna, il re
pregò di avere finalmente un erede.
All'improvviso, una voce dolce mormorò dalla cisterna: "Padre,
fammi uscire da qui.
Sono tua figlia".
Il re vide una giovane e bellissima donna, elegante e solare.
Il sovrano la chiamo' Bella e chiamo' le ancelle per occuparsi di
lei.
Le fece costruire una casa senza camino, perché lei era nata
dall'olio e il re aveva paura che il calore le nuocesse.
Bella era amata e rispettata da tutti e ognuno pensava che il
regno sarebbe stato in buone mani.
Venne l'inverno e tutti accesero i camini.
Solo Bella non poteva mai stare al caldo.
Un giorno, quando nessuno la stava guardando, ando' in cucina e
si avvicino' al focolare.
Il re e i domestici non fecero in tempo ad aiutarla: il fuoco la
lambi' in un attimo e Bella scomparve per sempre.
SCACCIAPENSIERI
parla di oggi e parla di ieri,
parla del tempo che va veloce,
parla del fiume che va alla foce.
Viene la sera e viene il giorno:
il tempo vissuto non fa ritorno,
la settimana è presto passata
e la domenica è già arrivata.
Passano i mesi e cambia stagione
cadon le foglie, occorre il maglione.
Passano i mesi, il freddo è finito
l'albero spoglio è già rifiorito.
L'anno che passa non ha importanza,
se tu lo vivi con la speranza
di preparare un mondo migliore
dove la gente ragiona col cuore.
LA GALLINA
Un ovetto fresco, fresco
Ha deposto
Nel cestino pien di lana
Ha fatto 1
Ha fatto 2
Ha fatto 3
2 per 2 fa quattro
ci vediamo domani alle otto,
tutti insieme faremo la pappa
con lovetto fresco fresco
che ha deposto
nel cestino pien di lana
la gallina padovana.
CRAPA PELATA
beve il vino, spazzacamino;
Zucca pelata dai cento capelli
tutta la notte ammazza i grilli
e se ne fa unA grande mangiata.
Zucca pelata mangia cicoria,
dopo le sette gioca a tresette;
Zucca pelata ci ha tanto coraggio,
tutta la notte taglia formaggio
e se ne fa un'abbondante mangiata.
Zucca pelata mangia ricotta,
dopo le nove sente se spiove;
Zucca pelata ha un solo capello,
tutta la notte cucina il vitello
e se ne fa un'abbondante mangiata.
OZIO E STRAVIZIO
così dice la storia,
non voglio più studiar.
Il martedì è il giorno susseguente,
non voglio più far niente,
non posso più studiar.
Il mercoledì è giorno benedetto,
mi piace stare a letto,
non voglio più studiar.
Il giovedì è giorno di vacanza,
mi voglio riempire la pancia,
non posso più studiar.
Il venerdì è giorno di dolore,
morì nostro Signore,
non voglio più studiar.
Il sabato è giorno di vigilia
sarebbe meraviglia mettersi a studiar.
La domenica è girono di riposo,
sarebbe scandaloso
dover anche studiar.
LO SCIOPERO DEGLI ANIMALI
Il suo papa' si chiamava Fulvio e la sua mamma Maria.
I due genitori erano veterinari, cioe' i dottori degli animali.
Faceva parte della famiglia anche un cane di razza cocker di
taglia minima. Era marrone, grande come un canarino e si chiamava
Giorgino.
Giorgino era un bravo cane ma sapeva solo il bauese, cioe' la
lingua dei cani.
Un giorno Giorgino corse a casa e si vedeva che era molto
spaventato.
"Bauuuuuu", diceva disperato.
Il papa' Fulvio che sapeva il bauese capi' quello che Giorgino
stava cercando di dire e cioe': "Allarme allarme, le galline
non vogliono piu' fare le uova perche' sono stanche di sentirsi
dire che non sono animali intelligenti.
Vogliono diventare laureate e quindi si vogliono iscrivere
all'Universita'".
Questo voleva dire che non ci sarebbero state piu' torte, dolci o
salate, che non si potevano fare frittate ne' uova strapazzate.
Non ci sarebbero stati piu' nemmeno la maionese, ne' il gelato
alla crema o il tiramisu'.
Allora papa' Fulvio organizzo' una scuola speciale per le
galline, che si laurearono tutte e ricominciarono a fare le uova.
Ma non era finita.
Giorgino un giorno arrivo' a casa di corsa e comincio' a dire
"Bauuuuuuu".
"Che cosa c'e' di nuovo" disse il papa' veterinario.
E Giorgino spiego' in bauese che le mucche non volevano fare piu'
latte.
Erano stanche di sentire persone arrabbiate che dicevano porca
vacca. Era una grave mancanza di rispetto nei loro confronti e
per protesta avevano deciso di non produrre piu' latte.
La faccenda era grave perche' avevano ragione.
Allora papa' Fulvio decise di attaccare manifesti sui muri della
citta' per spiegare alla gente che bisognava rispettare le mucche.
Non tanto come in India, ma comunque abbastanza perche'
riprendessero a fare il latte.
Le mucche finirono lo sciopero e torno' il latte.
E il papa' di Sabrina divento' sindaco del suo paese.
IL FANTASMA
e vengo fuori a notte fonda.
Sui vetri picchio, nei muri batto,
in terra striscio e faccio il matto.
La viscontessa, ah mamma mia,
coi bigodini scappa via.
Il visconte scappa lesto
con le mutande dentro a un cesto.
Il viscontino che arriva qui
dalla paura fa la pipi'.
LA SORGENTE MAGICA
Nessuno sapeva dire quanti anni avesse.
C'erano mamme e papa' che ricordavano di averlo visto gia' adulto
quando loro erano bambini.
In molti pensavano che questo splendido esemplare fosse immortale.
Cacciatori senza pieta' raccontavano di averlo inseguito piu'
volte nel bosco e molti di loro affermavano di averlo colpito, ma
nessuno era riuscito a catturarlo.
Il nobile animale spariva senza lasciare traccia e ricompariva
dopo qualche giorno, misteriosamente illeso.
I cacciatori, ma non solo loro, non sapevano spiegare questa
strana caratteristica.
Un giorno, durante una battuta di caccia, alcuni uomini videro il
cervo e i tiratori piu' bravi gli spararono.
Certi di averlo colpito, cominciarono a correre dietro
all'animale che si inoltrava sempre piu' nella foresta.
I cacciatori arrivarono a una radura e videro alcune macchie di
sangue in terra. Gli uomini si aspettavano di vedere l'animale
morto, ma il cervo si stava bagnando in una sorgente di acqua
termale, per farla guarire.
Da allora, in quella zona molte persone hanno goduto degli
effetti benefici delle acque della salute scoperte dal cervo
misterioso.
IL FOLLETTO DELL'ACQUA (Ungheria)
Il folletto dell'acqua non si trova dappertutto, anzi.
Gli piacciono molto ruscelli e grotte dell'est Europa. Ha il
cappellino verde o rosso sui verdi capelli tramati di piante
acquatiche.
Verdi sono anche gli occhi rotondi come piattini.
Gli piace molto attirare le ragazze nel suo nascondiglio, ma deve
stare attento a non spingersi troppo lontano dall'acqua.
Infatti il folletto deve avere sempre la coda della giacca
bagnata, altrimenti diventa debole e indifeso e rischia di essere
catturato dalla gente.
Di solito partecipa alle fiere e sui banchi vende variopinti
bottoni, specchietti, pettinini fiocchi e nappe e cerca di
ammaliare le fanciulle.
Un giorno in un villaggio ungherese, uno degli omini dell'acqua
si era spinto fino alla piazza del paese per sedurre una giovane
fornaia.
La ragazza, bionda come un angelo, aveva capito il trucco del
folletto e si voleva vendicare.
Lo attiro' fino al negozio e lo chiuse dentro.
"Venite a vedere il folletto dell'acqua, l'ho catturato da
sola!" grido' la giovane.
Molti accorsero e vollero vederlo.
Appena aprirono la porta, l'omino sgattaiolo' fuori come un
furetto e cerco' disperato un po' di acqua, perche' la sua giacca
era quasi asciutta.
Vide una fontana, si getto' di corsa e poi prese la via del
bosco, per tornare nella sua tana sul fondo del fiume.
Si spavento' cosi' tanto che per un po' non oso' avvicinare
nessuna ragazza.
IL CODINO DI UN TOPINO
d'un topino
fuor da un buco
un di' spunto'.
Venne il gatto
quatto quatto
e con i denti l'afferro'.
Il topino
poverino
pianse pianse e poi grido'.
Proprio allora,
questa e' bella,
un gran cane capito'
ed il gatto
quatto quatto
impaurito se ne ando'.
Il topino
il suo codino
dentro il buco ritiro'.
UN UOMO CON DUE MOGLI
Una delle due viveva al piano superiore della casa, l'altra al
piano inferiore.
Un giorno un ladro irruppe nella casa con l'intenzione di
appropriarsi di tutto quello che riusciva a prendere.
Ma i membri della famiglia si accorsero della sua presenza, anche
se era notte e avrebbero dovuto dormire e lo fermarono.
Appena fece chiaro, lo portarono alla polizia.
Non era stato rubato alcun oggetto, ma il ladro era entrato in
casa e questo era un reato.
Il giudice stava per infliggere al ladro una punizione, quando
l'uomo intervenne per dire:
"Gentile giudice, fate di me quello che volete perche' e'
vero che ho sbagliato a entrare in quella casa.
Potete rinchiudermi in una cella o farmi sbranare dai cani,
potete bruciarmi il corpo ma c'e' una punizione che temo piu' di
ogni altra".
"E che cosa non vorresti che ti infliggessi?"
chiese curioso il giudice.
L'uomo rispose che non avrebbe mai voluto essere il marito di due
donne.
"E perche' mai"
chiese il giudice.
Allora il ladro spiego' come era accaduto che era stato preso e
non era riuscito a rubare nulla.
"Per tutta la notte il padrone di quella casa deve stare in
piedi sui gradini della scala perche' una delle mogli lo vuole di
sopra, mentre l'altra lo chiama di sotto.
Una gli tira i capelli e l'altra i piedi.
Deve stare scomodo e al freddo per ore.
Per questo sono stato scoperto e non ho potuto rubare nulla.
Siamo anche noi come l'uomo con due mogli: quando i nostri
desideri non sono in armonia e combattono tra loro non siamo in
pace e non otteniamo alcuna cosa.
Solo l'unita' di intenti ci da' la forza di concentrare tutte le
energie verso un unico scopo.
IL LUPO E LA GRU
Sempre violento e prepotente, in quel momento di dolore divento'
docile.
Urlava, promettendo premi e favori agli altri animali per
convincerli ad aiutarlo.
Ma nessuno si faceva avanti, perche' tutti sapevano come era
fatto.
Temevano persino che, dopo averlo aiutato, il lupo cercasse di
mangiarli.
Dopo promesse, garanzie e giuramento, riusci' a convincere una
gru.
L'uccello, calando il lungo collo nelle fauci, esegui' la
pericolosa operazione.
"Allora che cosa mi dai per averti aiutato?"
chiese tutta smaniosa la gru.
"Non me l'aspettavo proprio da te, che dici di essere onesta
e corretta" disse il lupo.
"Non ti basta che ti abbia fatto tirare fuori la testa dalla
mia bocca senza farti del male? Vorresti anche un regalo? Sei
proprio un'ingrata".
Tutti gli animali pensarono che il lupo non sarebbe mai cambiato.
Ingrato e prepotente, era proprio lui il primo a non ringraziare
per il favore che gli era stato fatto.
NINNA NANNA DELLA LUNA
Luna dolce luna cosa cerchi tu.
Il tuo bimbo dolce nella notte blu
dorme la mia pulce col nasino in su.
Luna dolce luna a chi pensi tu
Luna dolce luna cosa cerchi tu.
Vedo nel tuo viso un pigiama blu
si apre il tuo sorriso che non scordo piu'.
Buonanotte luna sogna un po' di me.
Buonanotte luna sognero' di te.
Per tutta la notte io ti cullero',
per tutta la notte non ti lascerò.
PERCHE' I PIPISTRELLI VOLANO DI NOTTE (Africa)
Litigavano e si facevano spesso i dispetti.
I pipistrelli, in tutta questa confusione, non sapevano da che
parte stare.
Visto che simpatizzavano per gli uccelli, i pipistrelli si misero
dalla loro parte. Ma gli uccelli non li volevano vicino, perche'
li consideravano animali.
"Abbiamo le ali" sostenevano i pipistrelli.
Dopo alcune insistenze, gli uccelli li accettarono.
Purtroppo gli animali ebbero la meglio, in quella guerra che si
era scatenata.
Quindi, i pipistrelli volarono da loro.
"Voi non siete animali" risposero leoni ed elefanti.
"Guardate i nostri denti" replicarono i pipistrelli e
mostrarono i piccoli canini.
Gli animali li cacciarono e gli uccelli non vollero dalla loro
dei traditori.
Senza nessun gruppo al quale aggregarsi, i pipistrelli
cominciarono a evitare di mostrarsi durante il giorno e a volare
e cacciare di notte.
LA FATA RENATA
Dovete sapere che non tutte le fate sono dolci e simpatiche.
Alcune crescono un po' dispettose e altre addirittura malvage.
La fatina piu' piccola di questa bizzarra famiglia, si chiamava
Renata ed era molto pasticciona: faceva tante magie un po'
pericolose.
Una volta fece sparire l'uccellino della sua sorellina che appena
si accorse che l'uccellino non era piu' nella gabbia, scoppio' a
piangere e a disperarsi.
Ma Renata, che non voleva essere punita dai genitori, non disse
di avere la responsabilita' dell'accaduto.
Quando la mamma, con una magia, riusci' a recuperare l'uccellino,
l'animaletto, che essendo magico sapeva parlare, disse chi era
stato a farlo sparire.
Allora la piccola Renata scappo' di casa.
Ando' a nascondersi nel bosco e visse per un po' di tempo da sola
e triste.
Un giorno le apparve la sua buona mamma, che piangeva di dolore
per il suo destino.
Renata decise di impegnarsi ed esercitarsi a fare magie belle e
non pericolose.
Torno' a casa, accolta dai genitori e dalle sorelle, e regalo' a
tutta la famiglia un albero alto alto, con tanti nidi di
uccellini.
LA STRANA BANDA
e le oche fioche e poche
alle foche fan da cuoche.
I bisonti son bisunti,
qui c'e' un ragno con la rogna,
la cicogna sogna e agogna
di vigogna una carogna,
l'anatrotto e l'anatrotta
con la trota trotta trotta.
Nanerottola e' la nottola
e il pidocchio ch'e' sul cocchio
all'abbacchio strizza l'occhio
e lo sgombro sgombra l'ombra
e l'aringa non si tinga
e i mandrilli e i coccodrilli
fanno trilli e strilli ai grilli,
(pero' i grilli sono grulli).
LA REGINA DELLE ROSE
Elegante e profumata, la sovrana aveva tutte le caratteristiche
piu' belle dei fiori dai quali prendeva il nome.
Viveva su una collina circondata da un roseto ricco e in perenne
fioritura.
Tutti gli abitanti del luogo le volevano bene e le riconoscevano
molta saggezza.
Le chiedevano consigli e la invitavano alle feste, dai matrimoni
ai party di compleanno.
La sua vita scorreva tranquilla, si godeva le belle giornate e
stava al sole quando non scottava troppo, per non sciupare la
pelle perfetta.
Non aveva mai sentito il bisogno di uscire dal suo giardino
incantato, perche' li' c'era tutto quello che la faceva felice.
Oggi, ormai anziana, e' sempre stupenda e ricorda con orrore
l'anno nel quale si innamoro'.
Il suo cuore puro di fiore fu catturato dalla bellezza di un
giovane suddito.
Lui andava a trovarla tutti i giorni, insieme parlavano e
sognavano il futuro.
Un giorno il ragazzo le disse che avrebbe voluto sposarla, ma non
poteva presentarla agli amici.
Lei era troppo bella, troppo perfetta, diversa da tutti.
"Dovrai cambiare" disse il giovane, "e adattarti a
noi".
"Se cercherai di essere meno buona e gentile, meno solare e
vivace, gli altri non mi faranno notare quanto siamo diversi".
La Regina delle rose fu molto colpita e non riusciva a spiegarsi
come poteva essere una buona cosa, diventare meno gentile e bella.
Un giorno chiamo il suo innamorato e gli disse:
"Se tu mi ami, devi avere il coraggio di accettare tutto
quello che sono.
E se sono diversa dai tuoi amici, forse loro mi apprezzeranno per
questo.
Altrimenti non vale la pena di conoscerli.
Non cambiero' per te, non rinneghero' quello che sono".
Da allora i due non si sono mai piu' visti e la sovrana e'
contenta di non aver accettato di diventare qualcun altro pur di
essere accettata.
FILASTROCCA LENTA
la matassa si dipana:
voglio fare un vestitino
per il mio bel bambino.
Due scarpette e due guantini
per le mani ed i piedini.
Fila, fila, filastrocca,
fila, fila dalla rocca:
il gomitolo si fa
guai al gatto se lo vedra'!
Filastrocca lenta, lenta
il bambino si addormenta:
dolcemente, piano, piano
con il filo stretto in mano.
LA RAGAZZA DEL MELONE
Un giorno la moglie ando' a fare il bucato in un ruscello e vide
galleggiare un bellissimo melone.
Decise di portarlo a casa e di dividerlo con il marito.
Quando lo aprirono, videro che dentro c'era una neonata.
Ne furono felici, perche' avevano sempre desiderato avere dei
bambini per casa.
Passo' del tempo e la bambina crebbe e divento' una bellissima
ragazza.
Era rispettata da tutti perche' era gentile e generosa.
La ragazza si era fidanzata con il figlio del signore di quella
zona.
Nella foresta viveva un'orchessa, gelosa della felicita' della
figlia del melone.
Un giorno che i genitori si erano allontanati e la ragazza era
sola in casa, l'orchessa si presento' alla sua porta.
La ragazza le apri' e l'orchessa la chiuse in una caverna
profonda e poi prese la sua forma.
Ma i genitori si accorsero che c'era qualcosa che non andava
nella loro figlia:
era scontrosa, non aveva dato da mangiare al suo Neko, il gatto
di casa, e lo trattava male, e non parlava del suo principe.
Il gatto, il piu' astuto di tutti, aveva capito tutto.
Si allontano' e ando' nella foresta.
La ragazza era molto amica dei Tanuki, i tassi della foresta.
Neko chiese se sapessero dove fosse stata nascosta la ragazza, e
i Tanuki gli indicarono la caverna.
Cosi' il gatto la libero'.
E l'orchessa fuggi' inseguita dagli animali che la cacciarono
dalla foresta per sempre.
IL VENTO FUORI STAGIONE
In un giorno di pioggia, il mago usci' a prendere il giornale e
porto' con se' la sua borsa magica con dentro tutti i suoi
segreti e le sue armi incantate.
Dentro alla borsa aveva anche la scatola dove aveva rinchiuso la
brezza profumata di fiori che soffia solo all'inizio della
primavera.
Mentre stava camminando, inciampo' in un cagnolino che stava
attraversando la strada.
La borsa si apri' e tutto si sparse sul marciapiede.
Cadde anche la scatola con il vento, che si apri' e fece scappare
quello che c'era dentro.
Purtroppo era il mese di ottobre e la brezza primaverile non
sapeva dove andare.
Non poteva soffiare, perche' tutti gli animali che erano appena
andati in letargo per affrontare l'inverno si sarebbero svegliati
all'improvviso e avrebbero avuto uno scioc, sentendo gia' caldo.
Anche le piante, che si stavano preparando alla stagione fredda,
avrebbero sofferto.
Quindi per alcuni giorni il vento primaverile rimase in alto,
vicino alle nuvole, per non dare fastidio a nessuno.
Tutti i bambini che si erano accorti che qualcosa non andava,
cominciarono a pensare a come risolvere il problema.
Sapete chi li aiuto'?
Un vento tropicale, che passava da li' per caso, vide la giovane
brezza primaverile e la porto' con se'.
"Trascorrerai l'inverno con me in un paese caldo.
In primavera tornerai qui" disse il vento caldo.
E cosi' animali e piante rimasero tranquille in attesa del freddo
e della neve.
SOGNI DI TRE PICCOLI ALBERI...
Il primo, guardando le stelle, disse:
"io voglio essere il baule piu' prezioso del mondo, pieno di
tesori.
Per avere questo fine, posso anche accettare di essere tagliato".
Il secondo, guardò il fiume e sospirò:
"io voglio essere una grande nave per trasportare re e
regine".
Il terzo albero, guardò la valle e disse:
"voglio restare qui, sopra la montagna, e crescere tanto che
le persone, quando mi guarderanno, alzeranno gli occhi e
penseranno a Dio".
Passarono molti anni ed un giorno, arrivarono tre spaccalegna e
tagliarono i tre alberi, tutti e tre ansiosi di essere
trasformati in quello che sognavano.
PerO', i legnaioli non erano abituati a sentire ne' a capire i
sogni!... Peccato!
Il primo albero fini' per essere trasformato in una mangiatoia
per animali piena di fieno.
Il secondo si trasformo' in una semplice e piccola barca da pesca
che trasportava tutti i giorni persone e pesci.
Il terzo, pur sognando di restare sopra la montagna, fini' per
essere tagliato in grandi e grosse travi e fu messo da parte in
un deposito.
Tutti e tre si domandavano delusi e tristi:
"e perche' e' successo cosi'"?
Ma, in una notte speciale, piena di luce e stelle, mentre si
sentivano mille canzoni nell'aria, una giovane donna mise il suo
bimbo, appena nato, in quella mangiatoia per animali.
All'improvviso, il primo albero percepi' che conteneva il
maggiore tesoro del mondo...
Il secondo albero, più tardi, fini' per trasportare un uomo che
si addormento' sulla barca, ma quando la tempesta stava quasi
affondando la barca , l'uomo si alzo' e sgrido' le acque che si
calmarono!
All'improvviso, il secondo albero capi' che trasportava il Re del
Cielo e della Terra!
Alcuni anni dopo, in un venerdi', il terzo albero si spavento'
quando le sue travi furono trasformate in una croce ed un uomo vi
fu crocifisso.
L'albero si sentì orribile e crudele. Pero', il giorno dopo , il
mondo grido' di gioia ed il terzo albero capi' che su di lui un
uomo era stato crocifisso per la salvezza dell'umanitá e capi'
che guardando quella croce le persone si sarebbero sempre
ricordate di DIO e di suo figlio GESU' CRISTO.
Gli alberi hanno avuto dei sogni... Ma la loro realizzazione è
stata mille volte piu' grande e piu' buona di quanto avrebbero
potuto immaginare.
Non importa se il tuo sogno é piccolo o grande.
Se credi e ti impegni nella sua realizzazione, la vita diventerà
più' bella!
Preghiera per il buon umore
Dammi, o Signore, una buona digestione e anche qualcosa da
digerire.
Dammi la salute del corpo, col buon umore necessario per
mantenerla. Dammi, o Signore, un'anima santa, che faccia tesoro
di quello che è buono.
Dammi un'anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i
sospiri e i lamenti, e non permettere che io mi crucci
eccesivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama
"Io".
Dammi, o Signore, il senso dell'umorismo.
Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, affinché conosca
nella vita un po' di gioia e possa farne parte anche ad altri.
LA MOFFETTA E IL SUO ODORE
E' un animale di media taglia, con il corpo molto grosso e tozzo,
una coda folta e lunga e le orecchie corte e rotonde.
Il muso e' leggermente allungato.
Il colore della pelliccia varia dal beige, al crema, al nero.
Quattro o sei strisce bianche laterali che si congiungono a
livello del collo sono la caratteristica costante.
In un tempo molto lontano, la moffetta era un animale molto
grande.
Oggi assomiglia piu' o meno a un gatto, ma anni e anni fa era
grande come un cavallo.
Poi con il passare del tempo, comincio' a diventare sempre piu'
piccola.
"Se continuo a rimpicciolirmi, perdero' la mia forza e
diventero' facile preda degli animali piu' grandi"
rifletteva la moffetta.
"Come potro' cacciare e alimentarmi, difendermi e avere una
vita normale?" si chiedeva.
La moffetta decise che avrebbe cercato un rimedio per mantenere
le sue caratteristiche anche con un corpo piu' piccolo.
Comincio' a cercare nel bosco un'erba che le assicurasse forza e
potere.
Alla fine trovo' una piantina che faceva al caso suo.
la porto' nella sua tana, la fece seccare e la ridusse in polvere.
Poi la mise in un sacchetto e si abituo' a portarla sempre con
se'.
Per essere certa delle potenzialita' del suo rimedio, decise di
metterlo alla prova.
Penso' che l'essere vivente piu' grande che conosceva era la
quercia.
E proprio contro di lei decise di provare la polverina.
Ne mise un po' in una ciotola d'acqua e la bevve.
"Puoi impedirmi di cacciare tutte le prede che voglio,
vecchia quercia?" urlo' la moffetta davanti al maestoso
albero.
L'animale stupito fece appena in tempo a spostarsi, che la
quercia cadde al suolo e quasi si disintegro'.
Davanti a quel mucchietto di cenere, la moffetta capi' che la
polverina avrebbe funzionato.
La pozione serviva a sviluppare una puzza insopportabile!
Ed e' la stessa che ancora oggi protegge puzzole e moffette da
incontri indesiderati!
L'alba
disse alla nebbia: "Fammi passare!".
Scosse le vele delle barche nel porto:
"Salpate, marinai, che il giorno è sorto!"
E corse via per le pianure intorno:
"Svegliatevi, svegliatevi, ch'e' giorno!"
Squassò le chiome a tutta la foresta
"Spiega le tue bandiere, ora che sei desta".
Lieve toccò le ali ripiegate
agli uccellini: "E' l'alba, su, cantate!"
Nell'aia al gallo scompigliò le penne:
"Suona la sveglia" disse e ai campi venne.
Tutte piegò le spighe ad un inchino:
"Salve" dicendo "Ecco il mattino!".
Nel campanile entrò prepotente:
"Scuotiti bronzo a ridestar la gente!".
Ma sospirò, passando al cimitero:
"Pazienza, non è ancora il Giorno vero".
IL SORRISO
Nessuno e' cosi' ricco da poterne fare a meno e nessuno e' cosi'
povero da non meritarlo.
Creatore di felicita' in casa, negli affari e' un sostegno, e' il
segno sensibile dell'amicizia profonda.
Un sorriso da' riposo alla stanchezza, allo scoraggiamento
rinnova il coraggio, nella tristezza e' consolazione, e'
l'antidoto naturale di tutte le nostre pene.
Ma e' bene che non si possa comprare, né rubare, ne' prestare,
poiche' solo ha valore nell'istante in cui si dona.
E se poi incontrerete talora chi l'aspettato sorriso a voi non
dona, siate generosi e date il vostro.
Perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso come chi ad altri non
sa darlo.
IL SEGRETO DELLA PICCOLA MARIELLA
La signora Elisa stava cercando di non urlare, ma appena si era
accorta che la bambina aveva lasciato libri, giocattoli e qualche
briciola di merendina sul tapeto della cameretta, la tentazione
le era venuta.
"Mari, che cosa aspetti a mettere in ordine? Che vengano i
pompieri a liberarti quando non uscirai piu' dalla tua stanza,
intrappolata dal disordine?".
La mamma aveva ragione, ma la bimba non trovava mai il tempo per
obbedire.
Ogni tanto anche papa' le faceva notare che dopo aver giocato,
poteva anche riporre nella cesta dei giocattoli tutti i suoi
tesori.
"Non proprio tutti" penso' ridendo Mari, mentre stava
rannicchiata sulla panchina in cortile.
Eh si', perche' Mari da qualche settimana aveva un segreto.
Niente di grave, per carita', ma questo mistero un po' la
impensieriva.
A scuola, nella mitica quarta B, stavano studiando gli animali.
In classe avevano tante gabbiette con uccellini, criceti e
tartarughe.
Quando le uova della papera si erano schiuse, Mari si era
innamorata di quei batuffoli di peluria gialla e si era portata a
casa un pulcino.
Senza dire niente a nessuno, senza avere bisogno di nulla, stava
curando il piccolino da sola.
E per mascherare la scomoda presenza aveva cominciato a lasciare
in disordine.
Cosi' la mamma e il papa' non avrebbero visto la scatola di
cartone e il prezioso inquilino.
E se glielo avessero tolto?
Se non le avessero permesso di tenerlo?
Avrebbe pianto per una settimana, giuro' a se stessa.
Quella sera, papa' a cena la guardava e sorrideva.
"Mari, non credi che il tuo amico starebbe meglio qui?"
le disse.
E intanto la mamma le mostrava una gabbietta di metallo blu,
comoda comoda.
Mari arrossi' e corse in braccio a papa'.
Peccato, adesso avrebbe dovuto mettere in ordine la cameretta!
Alba, tramonto e mezzodi'
Alba, tramonto e mezzodì,
si diffonde, allegro e antico,
della cicala il cri, cri, cri;
all'ombra di un frondoso fico
e' l'inverno ormai finito.
Foglie e frutti ben maturi
diffondono nell'aria
profumi dolce-amari.
Gran concerto si diffonde,
degli ulivi verde-argento
e' lo stormire delle fronde.
Profuma la terra calda
gialla, nera, nera, gialla
di biondo grano ondeggiante
sulla zolla ancora fumante.
Svanisce nel silenzio
un rumore di motore,
tace il tocco di campana,
la città è già lontana.
CUCCHIAINO D'ARGENTO
che vale cinquecento,
centocinquanta,
tutto il mondo canta.
Canta il gallo,
risponde la gallina.
La bella inglesina
s'affaccia alla finestra
con tre corone sulla testa.
Unta e bisunta
la tipa la si impunta,
la vecchia si annega
la ragazza prega.
Spenna l'uccello
dice che e' piu' bello,
annoda la cravatta,
le dice che e' matta.
La campana intanto suona,
e lei dice «Saro' piu' buona».
ALI' E LA LAMPADA MAGICA
Un giorno Ali' ando' al mercato e contratto' sul prezzo con un
vecchio mercante per comprare una cassapanca.
Alla fine, dopo avere ottenuto un prezzo favorevole, la pago' e
la porto' a casa.
Quando a casa apri' la cassapanca, usci' del fumo colorato e poi
si materializzo' una bellissima ragazza.
"Per fortuna mi hai liberato. Adesso riportami a casa, nel
palazzo reale", disse la giovane.
Ali' si mise in cammino per riportare a casa la principessa.
Mentre cavalcavano il cammello, la giovane Samira disse: "Mio
padre ti vorra' di certo dare una ricompensa.
Spero che decida di darti la lampada magica".
Infatti il sultano, una volta ringraziato Ali', gli regalo' una
lampada di ottone e gli promise che avrebbe potuto sposare la
Samira.
Purtroppo il mercante scopri' di avere venduto a poco prezzo un
oggetto che aveva portato tante ricchezze e decise di
approfittarne.
Ando' al palazzo del sultano e chiese di parlare con Ali'.
Mentre lo aspettava, il mercante ando' nella stanza di Ali' e gli
rubo' la lampada.
I due giovani decisero allora di vendicarsi. Samira, che aveva
poteri magici, si trasformo' in un gatto.
Ando' nella casa del mercante e riusci' a portare via la lampada.
I due giovani si sposarono e la festa duro' tre giorni e tre
notti.
AIUTO I LADRI!
Il giorno dopo se ne accorsero ed il papa' disse:
"Oh beh! non e' molto raro essere derubati dai ladri, anche
se ci hanno rubato solo 3000 lire. Ma la prossima notte non sara'
cosi'".
Invece a mezzanotte vennero rubate altre 3000 lire.
Il papa' disse:
"Adesso basta se ci rubano altre 3000 lire mi strozzo!".
Quindi chiamarono la polizia pero' niente da fare!
Non servi' a niente, percio' furono rubate altre 3000 lire.
Provarono di tutto: F.B.I., agenti segreti, spie...
Ma niente da fare: ogni giorno venivano rubate 3000 lire.
"E' strano che il colpevole si accontenti di cosi' poco",
si diceva in famiglia.
L'ultima possibilita' per catturare il ladro, furono le trappole
per topi.
Tutti risero quando papa' lo propose, ma funziono'!
E vennero catturati due topi con i soldi.
Il papa' esclamo': "Non pensavo che esistessero topi ladri".
TOPOLINO TOPOLETTO
e' caduto giu' dal letto
e la mamma poveretta
gli ha tirato la scopetta;
corri corri dalla nonna,
gli ha tirato la colonna;
corri corri dal nonnino,
gli ha tirato dietro il vino; corri corri in ospedale,
gli hanno detto: "Buon Natale!"
Corri corri in farmacia,
gli hanno detto: "Pussa via!"
Corri corri dalla sorella,
gli ha tirato la scodella.
LA PRINCIPESSA IN PERICOLO
Le famiglie regnanti furono allietate dalla nascita di un figlio
lo stesso anno.
Una bimba in una reggia e un bimbo nell'altra.
Il principe e la principessa crebbero insieme e arrivati all'eta'
di venti anni si innamorarono.
I due si volevano bene fin da bambini ed avevano deciso di
sposarsi.
Ma la principessa aveva una zia cattiva che l'aveva minacciata:
se si fosse sposata, l'avrebbe trasformata in cerbiatto.
La principessa era disperata perche' non sapeva come fare.
Da piccola aveva giocato ore nel cortile di due famiglie di
taglialegna che avevano tutte e due una figlia dell'eta' della
principessa.
La giovane nobile confido' le sue preoccupazioni alla figlia di
una delle due famiglie, che abitava a palazzo come dama di
compagnia.
Purtroppo l'amica non mantenne il segreto e allora la principessa
decise di parlare all'altra ragazza, che fu molto comprensiva e
non disse niente riguardo al segreto.
Le due ragazze diventarono amiche e anche la figlia del
taglialegna divento' istruita ed elegante come la principessa.
Un giorno, prima del matrimonio con il principe, la figlia del re
chiese alla sua amica di sposare il ragazzo al posto suo.
"Risolvero' il tuo problema, tu sposerai il tuo amore e
sarai felice con lui per sempre" disse la figlia del
taglialegna.
Una maga le aveva rivelato che l'incantesimo si sarebbe rotto se
il principe avesse ferito la moglie mentre lei aveva le sembianze
di un cerbiatto.
"Colpiscila con la tua spada!" disse la giovane quando
la principessa si trasformo' proprio sull'altare.
La vecchia zia urlo' di non farlo.
Ma appena il principe feri' il cerbiatto, la zia malvagia si
trasformo' in una civetta e la principessa abbraccio' il suo
amore.
E furono felici per sempre.
LA BAMBOLA DIMENTICATA
Era appena uscita dalla fabbrica e viveva nel magazzino di un
grande negozio.
Quando era arrivato lo scatolone con tutte le bambole, lei era
caduta per caso ed era scivolata in fondo allo scaffale.
Quindi tutte le volte che le commesse andavano a prendere i
giocattoli per metterli in vetrina, non la vedevano e la
lasciavano li'.
Il negoziante non si ricordava nemmeno piu' di averla e dopo
molti mesi era rimasta invenduta.
La bambola, che si chiamava Isabella, era molto triste perche' si
sentiva sola.
"Il bello dell' essere una bambola e' che puoi giocare con i
bambini" pensava.
"Ma se io sto sempre qui in mezzo alla polvere, la mia vita
non ha senso".
Non e' vero che i giocattoli non hanno emozioni.
Bambole, pupazzi e peluche provano molta gioia quando vengono
trattati bene e stanno vicini ai bambini.
Quando invece rimangono in un angolo, dimenticati a prender
polvere, si intristiscono e diventano piu' brutti.
La povera Isabella si annoiava da morire e sognava ogni giorno di
essere magicamente ritrovata da una bella bambina, bionda come
lei.
E infatti cosi' accadde.
Una mattina entrarono nel negozio una bambina di nome Giulia, in
braccio alla sua mamma, Francesca.
Giulia compiva quel giorno sei anni e la mamma le voleva comprare
una bambola.
Ma la bimba aveva dei gusti difficili e desiderava un giocattolo
che le piacesse al primo sguardo.
Il negoziante la fece entrare nel magazzino e le disse di fare un
giro per scegliere quello che le piaceva.
"Mamma, mamma, eccola!" urlo' Giulia.
Tra le mani sporche di polvere stringeva Isabella che, a
guardarla bene, sorrideva felice!
IL GATTO CON GLI STIVALI
Il ragazzo era rimasto un po' deluso, ma rimase molto sorpreso
quando il micio lo tiro' per la giacca e gli disse: "Non
avere paura, pensero' io a te".
Il gatto ebbe unidea geniale. Si vesti' da nobile e offri'
al Re un tacchino come regalo da parte del suo padrone, il
Marchese di Caraba'.
Poi porto' il giovane nel fiume e, quando passo' il re grido':
"Aiuto il Marchese di Caraba' annega!".
Il Re lo fece aiutare, lo vesti' con begli abiti e lo invito' a
salire sulla sua carrozza.
Sul mezzo cera la figlia del Re, che subito si innamoro'
del figlio del mugnaio. Intanto il gatto era corso avanti e a
tutti i contadini che incontrava ordino'di rispondere al Re, che
quelle terre erano di proprieta' del Marchese di Caraba'.
Ogni volta che il Re chiedeva: "Di chi sono questi campi?"
si sentiva rispondere:
"Del Marchese di Caraba'".
Il Re fu contento di scoprire che il giovane Marchese fosse tanto
ricco.
Quelle terre erano in realta' di un terribile orco, che abitava
in un castello su una rupe altissima.
Il gatto si arrampico' fin lassu' e chiese all'orco se era vero
che poteva trasformarsi in un animale qualsiasi.
"Perche' non diventi un topolino, allora?", chiese il
micio.
Quando lorco fece l'incantesimo su di se', il gatto lo
divoro' in un boccone.
Quando il Re giunse al castello fu accolto con un "Benvenuto
al castello del Marchese di Caraba'".
Dopo un mese, il figlio del mugnaio (ormai ricco) e la figlia del
re si sposarono.
E vissero felici e contenti insieme al gatto intraprendente.
LA FARFALLA
Poi la sveglia mia ha destato a guardar questa farfalla solo,
triste, senza più affanno un'ala è illusione e l'altra inganno.
IL CAFFE' DELLA PEPPINA
fa il caffe' con la cioccolata
ma ci mette la marmellata
mezzo chilo di cipolle
quattro o cinque caramelle
sette ali di farfalle
e poi dice: "Che caffe'!"
Il caffe' della Peppina
non si beve alla mattina
ne' col latte ne' col te'
ma perche', perche', perche'?
La Peppina fa il caffe'
fa il caffe' col rosmarino
mette qualche formaggino
una zampa di tacchino
una piuma di pulcino
cinque sacchi di farina
e poi dice: "Che caffe'!"
Il caffe' della Peppina
non si beve alla mattina
ne' col latte ne' col te'
ma perche', perche', perche'?
La Peppina fa il caffe'
fa il caffe' con pepe e sale
l'aglio no perche' fa male
l'acqua si ma col petrolio,
insalata senza olio
quando prova col tritolo
salta in aria col caffe'.
PERCHE' LA GALLINA GRATTA LA TERRA
Un giorno la gallina era andata a trovare il falco, che in quel
momento stava giocherellando con un sasso colorato.
La gallina disse:
"Che bello, sai che piacerebbe molto ai miei bambini?".
"Se vuoi te lo presto, cosi' potrai portarlo a casa e farci
giocare i tuoi figli" propose gentilmente il falco.
"Ma stati attenta a non perderlo perche' mi piace e ci tengo
molto" aggiunse.
La gallina prese il sasso e lo porto' a casa sua.
I pulcini apprezzarono il regalo e giocarono per ore con la
bellissima pietra.
Poiche' non sapevano dell'accordo con il falco, i piccoli lo
nascosero in una buca.
"Cosi' lo potremo trovare solo noi", pensarono.
Purtroppo si scordarono dove l'avevano messo.
Quando il falco ando' a trovare la gallina, chiese se poteva
riavere il sasso.
"Certo, lo vado a chiedere ai miei bambini", disse la
gallina.
Ma nessuno sapeva dove era finito.
La gallina si mise a grattare la terra, mentre il falco sempre
piu' nervoso stava ad aspettare.
Aspetto' molto tempo, poi si arrabbio'.
Il falco disse alla gallina:
"Poiche' sono i vostri pulcini che hanno perso il mio sasso,
tornero' qui ogni giorno a prendere uno del vostri piccoli fin
quando riavro' il mio sasso".
E cosi' dicendo, agguanto' un pulcino e lo porto' con se'.
Da allora, il falco torna sempre a prendersi un pulcino e la
gallina gratta ovunque per terra, senza mai trovare il sasso
colorato perso dal falco.
LA STRANA BANDA
e dondola la testa
percorre il suo sentiero
in mezzo alla foresta.
La lepre si nasconde
con andatura lesta
saltando tra le fronde
in mezzo alla foresta.
Vaga un lupo furtivo
e le foglie calpesta
si abbevera in un rivo
in mezzo alla foresta.
Il giovane cerbiatto
con belle corna in testa
fa tanti salti in alto
in mezzo alla foresta.
Il suo cibo un procione
a lavare si appresta
con cura e attenzione
in mezzo alla foresta.
IL LUNGO VIAGGIO
Sua madre gli diede dei sacchi di carne secca e degli amuleti
portafortuna.
Suo padre gli disse:
"Ti dono quattro frecce magiche.
Quando avrai bisogno, lanciane una!".
Il giovane ando' nella foresta e riusci' per diversi giorni a
procurarsi cibo. Ma un giorno non riusci' a prendere niente.
Allora lancio' la freccia magica e riusci' a prendere un grosso
orso.
Un altro giorno, fu di nuovo in difficolta':
rilancio' un'altra freccia magica e riusci' a prendere un'alce.
La terza volta che si trovo' in difficolta' riusci' a catturare
grazie alla terza freccia magica una renna e la quarta volta
catturo' un bufalo.
Dopo aver utilizzato anche l'ultima freccia, il giovane usci'
dalla foresta ed arrivo' in un villaggio.
In un angolo c'era una capanna dove viveva un'anziana coppia.
Il giovane si presento' e la donna decise che avrebbe abitato con
loro.
Il ragazzo si fece costruire delle frecce e si rese utile
cacciando diversi animali.
Qualche tempo dopo senti' che nel villaggio molti erano
spaventati per la presenza di un'aquila che uccideva il bestiame
nei campi.
Il capo del villaggio promise che sua figlia avrebbe sposato chi
riusciva a uccidere l'aquila.
Il ragazzo, che si era innamorato della bella fanciulla, ando' a
caccia dell'aquila e la uccise.
"Non ho avuto bisogno delle frecce magiche per conquistare
tutto cio'.
Ho guadagnato l'amore di una nuova famiglia e di mia moglie con
le mie forze", penso' il giovane che decise di tornare nel
suo villaggio dai veri genitori con la sua sposa.
POLLICINO
Erano molto tristi per questo e ogni giorno pregavano Dio di dare
loro un bambino.
"Andra' bene anche se sara' minuscolo, alto come un pollice".
E infatti un giorno trovarono davanti alla porta di casa una
piccolissima culla con dentro un neonato piccino piccino.
"Lo chiameremo Pollicino", disse la donna.
I genitori erano molto felici, perche' volevano tanto avere un
figlio.
Pollicino comincio' a parlare, ad andare a scuola e ad aiutare il
padre in negozio (contava i soldi nel cassetto), ma non cresceva
di statura.
Mangiava, mangiava ma non si alzava.
Gentile e generoso, Pollicino aveva un grande dono: sapeva
cantare benissimo.
Quando compi' 18 anni decise di andare in citta' in cerca di
fortuna.
Si trovo' subito a fronteggiare un grande pericolo.
Cosi' piccolo com'era, rischiava di essere pestato dalla gente
che camminava.
Imparo' allora a passare tra le scarpe dei passanti.
Lungo la strada, aveva incontrato un uomo gentile che gli aveva
suggerito di farsi presentare al direttore del teatro.
Quando arrivo' nel grande palazzo, venne visto dalla figlia del
responsabile del teatro, che lo volle tenere con se'.
La aiutava a leggere, voltando le pagine, cantava per lei, la
faceva ridere e la seguiva ovunque, nascosto nei guanti.
Un giorno la ragazza venne aggredita.
Un bandito la voleva uccidere e derubare.
Pollicino e Serena, questo era il nome della giovane, scapparono
nel bosco.
Naturalmente si persero e quando arrivo' la notte erano ancora in
cammino.
Arrivarono davanti a una casa molto bella, ma piccolissima.
Pollicino ando' a bussare alla porta e gli basto' un'occhiata per
capire che la donna che gli aveva aperto, era in realta' la sua
vera madre.
Dopo alcuni momenti di commozione, la donnina rivelo' al figlio
che se voleva poteva crescere.
Bastava bere una pozione magica.
Pollicino, che amava Serena, la bevve.
Usci' di casa velocemente e divento' alto, alto, quasi un metro e
ottanta!
Un mago cattivo lo aveva rapito dalla casa della madre, appena
nato, ma le aveva lasciato il filtro magico.
Pollicino e Serena si sposarono e vissero felici e contenti.
LA LETTERA DI NATALE
sotto il piatto del papa'
sta tranquilla, zitta e buona
finche' lui ti trovera'.
Quando poi, finito il pranzo,
saran letti i miei auguri,
saran lette le promesse
per il tempo che verra',
letterina te ne prego
tu per me non arrossire:
per quest'anno le promesse
io ti posso garantire,
perche' quel che ho scritto dentro
sara' proprio tutto fatto.
Letterina di Natale
sta tranquilla sotto il piatto.
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA
Una magra bimba bionda, conosciuta nel quartiere come la piccola
fiammiferaia, camminava sul marciapiede a piedi nudi.
Quando al mattino il patrigno le aveva ordinato di andare in
centro a chiedere l'elemosina, le aveva lanciato un paio di
vecchie scarpe da mettere.
Ma erano cosi' larghe, che la piccola le aveva perse nella neve.
Con i piedini viola per il freddo e lo stomaco vuoto, la bimba
stringeva tra le mani un cestino pieno di scatole di fiammiferi.
Se nessuno le avesse dato qualche moneta in regalo, avrebbe
dovuto offrire in vendita una scatola di fiammiferi.
Ma era la notte di Natale e ormai passava poca gente.
Tutti stavano raggiungendo le famiglie per cenare insieme e
festeggiare.
Nessuno la guardava e tantomeno si fermava a comprare la sua
povera merce.
Non avrebbe avuto soldi da portare a casa e il suo patrigno
l'avrebbe punita.
La bimba camminava rasente i muri per non farsi bagnare dalla
neve, ma ormai aveva la testolina completamente bianca.
Le finestre erano tutte illuminate e per le strade si sentiva il
profumo delle buone pietanze di Natale.
Per scaldarsi le manine, la fiammiferaia accese un cerino.
Si sedette a un angolo di strada e cerco' di raggomitolarsi per
disperdere meno calore possibile.
Prese un fiammifero da una scatola, lo strofino' contro il muro e
la fiamma brillo' nel buio.
La piccola era cosi' stanca che le sembro' di vedere tra lo
scintillio, una tavola imbandita, tanti piatti con cibi golosi e
torte meravigliose.
Vide un camino e una grande e comoda poltrona.
Che differenza rispetto alla casa dove viveva sola con il
patrigno, piena di spifferi e senza riscaldamento.
Quando il fiammifero si spense, la bimba ne accese un altro e
continuo' a sognare la casa bellissima e calda.
Continuo' ad accendere cerini per molto tempo, fino a quando
apparve la sua mamma.
Era tanto che non la vedeva, da quando era morta, giovane e bella
consumata da una malattia.
La mamma sorrise e le disse quanto le voleva bene e come le
dispiacesse che l'uomo con il quale viveva la trattasse cosi'
male.
La donna pianse e tese le braccia alla sua piccola.
Al mattino, la bambina era ancora li', immobile, col sorriso
sulle labbra.
Intorno a lei c'erano tanti fiammiferi bruciati, che le avevano
donato gli ultimi momenti di calore.
LA LEGGENDA DEL VISCHIO
L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu'
nessun amico.
Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto
il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani.
L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava.
Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare
il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.
Per avere sempre piu' soldi, a volte si comportava in modo
disonesto e approfittava della ingenuita' di alcune persone.
Ma tanto a lui non importava, perche' non andava mai oltre le
apparenze.
Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari.
Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi.
E per questo motivo nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante
non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni,
decise di uscire a fare una passeggiata.
Comincio' a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di
bambini e canti.
Penso' che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese.
Si incuriosi' perche' non aveva ancora incontrato nessuno,
nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.
Ad un certo punto comincio' a sentire qualcuno che pronunciava il
suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello.
L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupi'.
Per tutta la notte, ascolto' le voci che raccontavano storie
tristi e allegre, vicende familiari e d'amore.
Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che
sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la
solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di
gioventu'.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro
alle persone che vedeva tutti i giorni, l'uomo comincio' a
piangere.
Pianse cosi' tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio
al quale si era appoggiato.
E le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a
splendere come perle.
Era nato il vischio.
Oltre la notte
egli cammina come se vedesse
soltanto il passo appare un poco sbieco
e le coordinate, disconnesse.
Forse è l'istinto che guida la sua rotta
come animale perso nella nebbia
sembra un gabbiano con ali di catrame
che annaspa scoraggiato nella sabbia.
Eppure un giorno correva a perdifiato
e gli occhi verdi sembravano smeraldi
pieni di luce, colmi di coraggio
pronti a sognare, limpidi e beffardi.
Fu una vampata a togliergli la vista
un improvviso raggio rifulgente
di due graffianti pietre d'ametista
che lo colpirono negli occhi e nella mente
Ora il suo sguardo è diventato vetro
e mira in una sola direzione
non più davanti guarda, ma di dietro
come colui che ha perso cognizione.
Eppure ciò che vede senza vista
è più di quanto non abbia mai avvertito
e nella notte che ammanta la sua pista
comprende e vede, l'astratto e l'infinito.
Assonanza
aspettano impazienti le carezze
ma la mia mente oggi non si addice
a rime di visioni od astrattezze.
Un chiodo fisso perfora il mio sentire
un'ansia che mi rode piano piano
un fumo denso che mi fa appassire
e blocca i miei viaggi nell'arcano.
Oggi il pensiero è collegato al corpo
e sente il peso del suo forte ruolo
un palloncino ben saldato al morso
che non riesce, più a spiccare il volo.
Forse un richiamo a stare nel presente
a non evadere l'effettività
l'indicazione che la sola mente
non può sfuggire alla conformità.
LA NOTTE DI NATALE
e' nato un bel bambino,
bianco, rosso
e tutto ricciolino.
La neve cadeva.
Cadeva giu' dal cielo,
Maria col suo velo
Copriva Gesu'.
Maria lavava,
Giuseppe stendeva
il Bimbo piangeva
dal freddo che aveva.
Sta zitto mio figlio
che adesso ti piglio,
del latte ti do;
ma pane non ho.
La neve cadeva,
cadeva giu' dal cielo,
Maria col suo velo
copriva Gesu'!
A CASA DI BABBO NATALE
Infatti stavano finendo tutti i giocattoli che i bambini e le
bambine stavano aspettando per la notte del 25 dicembre.
Elfi e folletti non smettevano un attimo di cucire, incollare,
assemblare e inscatolare.
"Siamo stati bravi oggi: abbiamo fatto molti giocattoli"
disse uno degli elfi.
"Adesso possiamo riposarci un po'".
Non appena i piccoli operai ebbero riposto tutto per la notte,
andarono a dormire nelle loro stanzette.
Dopo un po', Randy comincio' a sentire dei rumori che provenivano
dal laboratorio.
Allora sveglio' gli altri e tutti si misero in ascolto.
Che cosa sara' stato? si chiesero.
"Forse e' Babbo Natale che controlla che tutto vada bene",
disse Al.
"Oppure e' la signora Natale che mette a posto le nostre
scrivanie" replico' Bud.
Due o tre coraggiosi, in pigiama e ciabattine, uscirono dalle
stanzette per andare a controllare.
Saltellando sul pavimento freddo del corridoio, i folletti
tenevano gli occhi ben aperti per evitare i pericoli.
Arrivati alla porta del laboratorio, si misero l'indice sulle
labbra per ricordare di fare silenzio.
Con molta, molta calma, aprirono la porta del laboratorio e
videro... bambole ovunque.
Bebe' e bamboline, pupazzi e bambole di pezza: tutte erano uscite
dalle scatole e stavano allegramente ballando e scorrazzando per
la stanza.
"Che cosa state facendo?" disse Randy.
Le bambole si zittirono e una di loro parlo':
"Volevamo festeggiare le nostre ultime notti al Polo Nord".
Allora elfi e folletti si unirono a loro e danzarono per tutta la
notte, fino all'alba.
GLI AIUTANTI DI BABBO NATALE
Le otto renne erano gia' state legate alla slitta e stavano
correndo su e giu' per il cielo attorno alla casa di Babbo Natale
per sgranchirsi le zampe.
Gli elfi agitavano le mani per salutare e scandivano saluti ad
alta voce.
"Dai, ragazzi, torniamo al laboratorio e facciamo l'ultimo
sforzo.
Mettiamo tutto a posto e puliamo, cosi' domani ci potremo godere
il meritato riposo e un gustosissimo pranzo di Natale" disse
uno dei folletti.
Mentre i piccoli aiutanti di Babbo Natale stavano riponendo
strumenti, attrezzi e avanzi di materiale, uno di loro si accorse
che l'orsetto che la piccola Amanda aveva chiesto in regalo, era
rimasto su uno dei tavoloni.
"Peccato, abbiamo sbagliato e nel sacco di Babbo Natale
abbiamo messo un cagnolino indirizzato alla bimba!" disse
uno dei folletti.
"Cerchiamo di rimediare", dissero gli elfi, e decisero
di chiamare Babbo Natale sulla sua radio ricetrasmittente.
"Abbiamo cattive notizie, capo, dovresti tornare indietro
per rimediare a un nostro errore".
Ma Babbo Natale ormai era troppo lontano e non poteva permettersi
di perdere tempo.
"Incontriamoci alla prossima tappa, quando mi fermero' per
la consegna, voi mi darete il pacchetto giusto".
Allora due elfi attuarono il piano d'emergenza ed equipaggiarono
una piccola slitta.
Attaccarono due renne e partirono di gran carriera.
Corri, corri, corri, la mini-slitta finalmente arrivo' nel posto
giusto e in lontananza vide Babbo Natale che stava risalendo da
un camino.
Gli elfi atterrarono sul tetto e fecero lo scambio di giocattoli.
"Bravi ragazzi, ancora una volta avete dimostrato di essere
validissimi collaboratori!" disse Babbo Natale e prosegui'
il suo lungo viaggio.
PASSIN PASSETTO
salii sul tetto
salii sulla cima
d'una alta collina
di lassù vidi il mondo
da quadrato farsi rotondo,
guardandomi in giro
mi venne un capogiro,
giro, girello,
esci fuori bimbo bello.
LA CORNACCHIA VANITOSA
Ne desiderava altre, più belle e appariscenti.
Ogni tanto si lamentava con le sue amiche cornacchie dell'abito
scuro che indossava tutti i giorni e sognava di indossarne uno
colorato ed elegante, in modo che tutti si voltassero ad
ammirarla.
Un giorno trovò per terra alcune penne di pavone dai colori
splendenti, li raccolse e se ne adornò:
contenta di averle trovate, si mise in mostra.
Incontrò alcune delle sue amiche e, con grande vanità, passò
in mezzo a loro: alcune risero, ma lei le disprezzava perché non
capivano la sua bellezza.
Fu così che perse l'amicizia delle sue compagne, ma la
cornacchia vanitosa era talmente presa dal suo nuovo vestito che
non gliene importò.
Andò allora tra i pavoni, sperando di essere accolta come una di
loro.
Purtroppo la derisero tutti in coro e non la accolsero nel loro
gruppo, perché era mezza cornacchia e mezzo pavone.
Sconsolata decise di tornare dalle compagne di sempre, ma queste
la cacciarono intimandole di tornare con i pavoni e di non farsi
più vedere.
Così la cornacchia dalle penne di pavone restò sola con la sua
vanità.
LE FATE BIANCHE
Passavano le loro giornate filando e cantando.
Alcune donne del paese avevano ricevuto in dono dalle due fate
bianche una matassa di lino.
Le donne beneficate godevano del privilegio di possedere matasse
inesauribili; ma dovevano lavorare ogni giorno, comprese le
feste, anche solo per pochi minuti.
E guai se si lamentavano o filavano controvoglia, perche' tutto
scompariva e il lavoro di mesi andava in fumo.
Nel paese abitava una donna molto ambiziosa.
Aveva tre belle figlie e un marito che considerava di posizione
sociale non abbastanza elevata.
Ma un giorno l'uomo, con imbrogli, era riuscito a fare un buon
affare.
La donna decise di cucirgli un vestito per il giorno della firma
del contratto.
Penso' allora di andare dalle bianche fate per chiedere loro
consiglio.
Le due sorelle offrirono alla donna una matassa di filo d'oro.
L'uomo allora si reco' al palazzo del comune per firmare i
documenti, con un vestito splendido.
Ma, quando ormai la cerimonia stava per finire, scoppio' una
fragorosa risata generale perché il marito della donna
ambiziosa, se ne stava in mutande, rosso come un papavero, a
guardare quella folla piegata in due dalle risa.
La colpa era della moglie, che era a casa a lavorare al telaio e
stava imprecando contro la conocchia fatata che le aveva impedito
di assistere alla cerimonia.
NINNA NANNA BEL BAMBINO
lascia che pianga io.
Sei arrivato sulla neve,
sei arrivato lieve, lieve.
Le cortine non son di seta
non di broccato le vestine,
thanno messo nudo a dormir
il freddo invernale a patir.
Una croce avevi per letto
una corona per guanciale,
Quanta luce cera la Notte di Natale!
IL BAMBINO E L'ORSO
Un giorno il falegname dovette lasciare la baita per andare a
prendere provviste a valle.
Prima di andare via incarico' il suo nipotino di occuparsi della
casa.
Gli disse di stare attento agli animali feroci che si aggiravano
nella zona per cercare da mangiare e distruggere tutto il
coltivato.
Il bambino ascolto' con attenzione il suo nonnino.
Dopo poco che il nonno era partito, arrivo' il nemico.
Un immenso e feroce orso!
Cari amichetti... Un immenso orso, che, imitando la voce del
nonno, chiamo'e busso' alla porta per farsi aprire.
Al principio il bambino non seppe cosa fare e indugio',
ascoltando i discorsi dell' orso.
L'orso, non solo era feroce, ma astuto come una volpe!
Il gigante diceva:
- Aprimi la porta bambino, aprimi e vedrai che ci divertiremo
insieme! Ti portero' in un posto incantevole, pieno di neve,
laghi e distese immense.
Li' potremo giocare, correre e divertirci con la neve!
Nel momento in cui il bambino, incuriosito e sedotto dalla voce
dell'orso, stava per aprire la porta... una vocina dal di dentro
gli ricordo' il pericolo e gli fermo' la mano.
Il piccolo coraggioso, guardo' attraverso una fessura della baita
e cosi' vide il ferocissimo animale.
Senza indugio e senza farsi intimidire, si fece grande e disse:
- Bene, caro orso. Sei bravo a imitare la voce del mio nonnino,
ma non saro'certo io, cosi' sciocco, da aprirti la porta e
lasciarmi divorare!
Se davvero esistono questi bei luoghi, tutti innevati, dove puoi
giocare e scivolare con la slitta fino al tramonto... ebbene,
vacci da solo, magari un giorno ci rincontreremo li'! - Disse il
bambino con fermezza e sicurezza. - Adesso te ne puoi andare,
odiato animale!
E l'orso, scoperto e sconfitto se ne ando'a testa bassa.
Quando il nonno torno', trovo' la baita in perfetto ordine e,
dopo aver sentito il racconto del nipotino, per ricompensarlo,
gli regalo' una bellissima slitta nuova, tutta di legno e fatta
con le sue mani.
Poi andarono insieme a provarla in quel luogo bellissimo.
LA BEFANA
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!
Col vestito alla romana
viene giu' questa befana,
ed un'aria un po' italiana...
Viva viva la Befana!
Col cappello alla romana:
Viva viva la Befana!
Porta un sacco pien di doni
da regalare ai bimbi buoni,
viene, bussa e scappa via,
la befana e' mamma mia.
NEL PAESE DI CICCIO CICCIONE
Un giorno, sull'autobus, mentre sta andando a scuola, incontra
uno strano signore molto basso, paffuto e con un'enorme pancione!
"Tieni quel ridicolo pancione al suo posto!" Gracchia
una vecchia signora.
Allora, offeso e intimidito, decide di sedersi vicino a Carolina
che gli sembra una bambina gentile e carina.
Carolina, incuriosita gli chiede:
"Come ti chiami? E da dove vieni?".
Il buffo signore le risponde: "Mi chiamo Ciccio Ciccione e
vengo da Sproporzionato, un paesino che si trova in cima a una
montagna, li' sono tutti sproporzionati, ci sono uomini col naso
lunghissimo, uomini con le gambe lunghissime, donne col collo da
giraffa e bambini con le orecchie grandi.
Nel mio paese piu'sei sproporzionato piu' sei bello!".
Carolina, sempre piu'incuriosita esclama:
"Che bello! Come mi piacerebbe vedere il tuo paese!".
In un battibaleno, Ciccio Ciccione afferra la bambina per mano e
col suo bastone magico volano insieme a Sproporzionato.
Carolina incantata inizia a osservare tutto cio' che la circonda:
case altissime e bassissime, alberi giganteschi, animali piu'
grandi delle persone.
Ciccio Ciccione spiega a Carolina che ogni casa e' costruita su
misura per chi la abita: le case larghe per i ciccioni come lui,
quelle alte per gli uomini alti, ecc...
Mentre stanno parlando, alcune persone si dirigono verso Carolina
e la guardano incuriosite.
Iniziano, senza volere, a prenderla in giro per il suo strano
aspetto.
Carolina offesa scoppia a piangere.
In quell' istante Ciccio Ciccione interviene difendendola e
raccontando a tutti che e' stata l'unica persona gentile e buona
con lui.
Allora la piccola folla le chiede infinite scuse e la ringrazia
per quello che ha fatto, dicendo:
"Non importa che sia brutta, l'importante e' che abbia un
gran cuore!".
Al ritorno a casa, i genitori di Carolina le chiedono, come di
consueto, come e' andata a scuola.
Carolina risponde:
"Bene, oggi ho imparato una bella lezione: non importa che
una persona sia brutta, l'importante e' che abbia un gran cuore!".
Fine.
L'asino e il pettirosso
Il povero asino che era molto stanco non aveva più la forza di
camminare fino alla stalla.
Le sue zampe erano pesanti e gelate e sprofondando nella neve
rendevano il cammino sempre piu' faticoso.
"Ihh oh, ihh oh, qui mi butto e ci rimango!" disse
l'asino lasciandosi cadere al suolo.
Un piccolo pettirosso che volava da quelle parti, vedendo l'asino
sdraiato sul ghiaccio lo guardo', si avvicino', si poso' vicino
al lungo orecchio e disse:
"Caro asino, amico mio, alzati subito e riprendi
immediatamente il cammino!".
E l'asino rispose: "Perchè mai? Chi sei tu? Cosa vuoi da
me?".
"Sono un uccellino che dall'alto vede tutto e questa volta
ho visto che sotto di te, non c'è la terra, ma un grande lago
gelato!"
L'asino piuttosto maleducato gli rispose:
"Lasciami in pace! Sono stanco e voglio riposare!".
In men che non si dica il calore del corpo del grosso asino
inizio' a sciogliere il ghiaccio e l'asino incomincio' a
sprofondare fra le enormi lastre di ghiaccio.
"Aiuto ihh oh!", urlava il poveretto, "Aiutatemi!
Ohh!".
Il pettirosso cercava in tutti i modi di aiutare il povero
animale, ma era troppo piccino per potercela fare da solo.
All'improvviso gli venne in mente di chiamare alcuni bambini che
a quell'ora giocavano sempre nella zona.
I bambini capirono subito la gravita' della situazione e corsero
immediatamente in suo aiuto.
Nonostante lo sforzo enorme riuscirono, tutti insieme a tirare
fuori dal ghiaccio il povero asino, il quale li ringrazio' uno a
uno e promise loro di portarli in giro sul suo dorso a giocare
tutte le volte che avessero voluto.
I mesi dell'anno
Febbraio grandi e piccoli imbacucca
Marzo libera il sol di prigionia
April di bei colori orna la via
Maggio vive tra musiche di uccelli
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli
Luglio falcia le messi al solleone
Agosto, afoso, ansando le ripone
Settembre i dolci grappoli arrubina
Ottobre di vendemmia empie le tina
Novembre ammucchia foglie morte in terra
Dicembre ammazza l'anno e lo sotterra
BELLA E L' AMICO ISTRICE
Ad un tratto la sua attenzione fu attratta da uno strano essere
che si accingeva ad addentare tanto ben di Dio.
Era uno strano animale ricoperto da aculei incredibili che
lasciavano libero solo il muso e gli occhi.
Bella, estroversa e curiosa per natura, decise di fare amicizia
col buffo individuo:
"Ciao! Come ti chiami?"
chiese con voce squillante.
Lo strano essere si raggomitolò su se stesso, così da mostrare
solo i temibili aculei, non rispose in alcun modo e restò
completamente immobile.
Dopo qualche attimo di smarrimento Bella riprese coraggio e
replico':
"Ciao... chi sei?"
Ancora nessuna risposta.
Allora Bella si avvicinò decisa di ottenere un risultato:
"Io mi chiamo Bella, e tu?"
L' animaletto sussulto' e piano piano mostrò una piccola parte
del muso.
"Non devi aver paura" disse Bella, "voglio solo
conoscerti".
"Io non voglio conoscere nessuno e non mi fido di nessuno",
rispose sgarbatamente il buffo animale.
A quel punto Bella, ormai scocciata, replicò:
"e allora peggio per te, sei proprio maleducato.
Sbagli a rispondere in questo modo a chi ti si avvicina
cordialmente".
Detto ciò si allontanò e ricominciò ad interessarsi ai
germogli.
Dopo qualche minuto di riflessione, l'animaletto cambiò
atteggiamento.
Si srotolò e si rivolse alla bambina:
"Ehi ...Bella. Io mi chiamo Pungino".
Lei rispose:
"Finalmente mi degni di una risposta!" Osservandolo
attentamente chiese incuriosita:
"Cosa sono tutte quelle spine che hai sul corpo?"
"Sono aculei", rispose Pungino, mi servono come difesa
dagli estranei.
Io sono un piccolo istrice.
"Un istrice? E' la prima volta che incontro un animale come
te e sono felice di avere fatto una nuova conoscenza.
A me piace parlare con tutti e ci sono rimasta male prima quando
mi hai risposto in quel modo".
Finalmente i due entrarono in confidenza e divennero amici,
proprio come accade ai bambini e cominciarono a giocare felici.
Bella aveva cosi' insegnato a Pungino che gli aculei servono per
difendersi dai malvagi e non per tenerli sul cuore.
Il sole innamorato
La vedeva ogni mattina gingillarsi nel cielo e chiacchierare con
tutti i pianeti e tutte le altre stelle.
Sbatteva le ciglia, si specchiava nelle scie delle comete ed era
sempre pronta a catturare il primo raggio di sole per brillare
piu' delle altre.
Il Sole, a forza di guardarla, si era talmente innamorato di lei
che un giorno non riusciendo piu' a controllare il suo desiderio
decise di farle un regalo.
Allungo' un raggio, stacco' da una nuvola un fiocco bianco a
forma di rosa e lo dono' alla stella.
La stella impertinente rise del suo gesto e il Sole per la
vergogna divenne tutto rosso e si tuffo' nel mare perche' nessuno
se ne accorgesse.
Il giorno seguente il sole risorse e decise di fare un altro
regalo alla stella.
Questa volta allungo' un raggio, rubo' la coda a una cometa e la
dono' alla stella.
Anche questa volta la stella scoppio' a ridere, cosi' il sole,
ormai offeso, si nascose tutto rosso dietro le montagne.
Il terzo giorno il sole si stufo' del comportamento della bella
stella...
ma tanto impertinente! Cosi' decise di non farsi piu' vedere e
inizio' a girare triste e sconsolato nascondendosi fra i pianeti.
All'improvviso, quando meno se lo aspettava, apparve una
bellissima cometa che si avvicino' a lui e gli disse:
"amato sole, se continui cosi' ci farai morire di freddo!
Abbiamo bisogno di te e del tuo calore! Non ci abbandonare!"
Il sole commosso e lusingato dalla richiesta della bellissima
cometa smise di nascondersi e torno' a splendere sempre piu'
forte.
CADE LA NEVE
e una bambina sprofonda di fianco.
Le due sorelle le danno una mano,
ma tutto e' invano!
Accorre la gente,
ma nessuno fa niente.
Solo uno spavento la fece rialzare
e tutto torno' a ricominciare.
COME IL COYOTE PORTO' IL FUOCO FRA GLI UOMINI
Saltava contento tra gli alberi e i prati, mentre i suoi bambini
giocavano spensierati con tutti gli animali.
Non c'era nemmeno bisogno di andare a caccia, perche' l'uomo si
cibava dei frutti spontanei della terra.
Ma un giorno arrivo' l' inverno, e inizio' a fare un freddo
terribile, e molti bambini si ammalarono gravemente.
Un coyote che viveva da quelle parti si accorse che la gente del
luogo iniziava ad avere grossi problemi.
Il coyote, come altri esseri, non aveva bisogno del caldo.
Passando vicino al villaggio degli uomini, vide che la paura e la
disperazione si era ormai diffusa a causa di questo incredibile e
inaspettato freddo.
"Il sole era cosi'caldo!", diceva un uomo, "potessimo
avere un pezzo di sole nelle nostre capanne adesso!"
Il coyote capi' la loro tristezza e decise di aiutarli.
Su una montagna altissima vivevano i tre Esseri di Fuoco, che
avevano un pezzo di sole per scaldarsi, ma che mai lo avrebbero
dato, perche' erano cattivi ed egoisti.
Cosi' l' impavido coyote decise di andarlo a prendere da solo.
Con tanto coraggio scalo' la montagna, aspetto' che i tre Esseri
di Fuoco andassero a dormire e poi rubo' il fuoco con l'aiuto di
un ramo.
All'improvviso i tre Esseri di Fuoco si svegliarono e si
accorsero del "ladruncolo" ed iniziarono a inseguirlo.
Il velocissimo coyote scappo' giu' dalla montagna, e attraverso'
l'enorme foresta dove venne aiutato dagli abitanti del bosco (il
procione, lo scoiattolo, l'orso e il cervo) per bloccare gli
esseri malvagi.
In ogni caso, gli Esseri di Fuoco non avrebbero potuto
attraversare la foresta ed arrivare alla pianura, perche' per la
loro temperatura non sarebbero sopravissuti, si sarebbero spenti,
e cosi', sconfitti, a fiamma bassa, dovettero tornare indietro.
Il coyote lascio' il ramo vicino al villaggio degli uomini, che
da allora poterono avere un pezzo di sole per scaldarsi ed
illuminarsi anche durante la stagione piu' fredda.
L'AMORE E LA FOLLIA
Dopo che la Noia aveva sbadigliato per l'ennesima volta la Pazzia
propose di andare a giocare a nascondino.
La curiosita' chiese:
- A nascondino? Come si fa?
- E' un gioco, - spiego' la Follia, - io mi copro gli occhi e
incomincio a contare fino a un milione. Voi intanto Vi nascondete
e quando non c'e' piu' nessuno in giro e io ho finito di contare,
il primo di Voi che trovo rimane al mio posto a fare la guardia
per continuare il gioco.
L'Entusiasmo ballo' seguito dall' Euforia, dall'Allegria e fece
tanti salti che fini' per convincere il Dubbio e l'Apatia, la
quale non aveva mai voglia di fare nulla.
Ma non tutti vollero partecipare...
La Verita' preferi' non nascondersi, la superbia disse che era un
gioco molto sciocco e la Codardia preferi' non rischiare.
- Uno, due, tre... - incomincio' a contare la Follia.
La prima a nascondersi fu la Pigrizia, che si nascose dietro la
prima pietra del cammino.
La Fede sali' in cielo e la Invidia si nascose dietro l' ombra
del Trionfo che era riuscito a salire in cima all'albero piu'
alto.
La Generosita' invece non riusciva a nascondersi, ogni posto che
trovava lo lasciava ai suoi amici.
Un lago cristallino? Ideale per la Bellezza, Un cespuglio?
Perfetto per la Timidezza, Un soffio di vento?
Giusto per la Liberta'.
Finche' la Generosita' decise di nascondersi dietro un raggio di
sole.
L'Egoismo invece si prese subito il posto migliore e
superconfortevole, tutto per lui.
La Bugia si nascose... veramente non si sa dove, la Passione e il
Desiderio si nascosero nel centro di un vulcano.
La Dimenticanza... non ce lo ricordiamo!
Quando la Follia arrivo' a contare fino a 999.999, l' Amore
ancora non aveva trovato un luogo per nascondersi, perche' erano
tutti occupati.
Alla fine vide un roseto e decise di nascondersi li', fra le
bellissime rose.
- Un milione!!!- disse la Follia che inizio' a cercare.
La prima a farsi scoprire fu la Pigrizia. Poi la Fede, poi la
Passione e il Desiderio, che aveva sentito vibrare dentro il
vulcano. Trovo' poi l'Invidia che si era nascosta dove stava il
trionfo.
Camminando vicino al lago, trovo' la Bellezza, poi il Dubbio, il
quale non aveva ancora deciso dove nascondersi.
Eppoi uno dopo l'altro incontro' tutti gli altri, tranne l' Amore.
La Follia inizio' a cercarlo dietro a ogni albero, sotto il
ruscello, in cima alla montagna... e quando fu al punto di darsi
per vinta, vide il roseto e inizio' a muovere i rami, quando
all'improvviso si senti' un doloroso grido.
Le spine avevano ferito negli occhi l'Amore!
La Follia non seppe cosa fare e come chiedergli scusa. Pianse,
prego', imploro' e chiese perdono.
Da allora, da quando per la prima volta sulla terra si gioco' a
nascondino: l'Amore fu cieco e la Follia non lo lascio' mai piu'.
LUMACA, LUMACHINA
non correr, poverina!".
"Io corro quando posso
ma ho la mia casa addosso
e comunque chi va piano
va sano e va lontano!".
"Butta fuori le corna
senno' viene Martino,
il vecchio contadino
che con la zappa e lo zappino
ti butta giu' la casetta
e anche il tuo camino".
"Non sono poverina,
ma sono una dolce lumachina
che con in cima una casina,
si fa amare dalla contadina
e dal suo maritino
il buon Martino".
LA PRINCIPESSA DEL BAMBU'
Si volevano tanto, ma tanto bene, ma purtroppo erano molto poveri
e per questo non potevano mantenere dei figli.
Cosi' gli anni passavano e Koni diventava ogni giorno piu' triste
perche' non poteva avere quella bambina che tanto desiderava.
Per sopravvivere coltivavano la terra (che non era molto fertile)
e tagliavano le canne di bambu' che poi vendevano al mercato.
Un bel giorno, Chiu, mentre stava tagliando le canne vide una
bellissima canna di bambu' e decise di portarla a casa.
Giunto a casa, apri' la canna e con sua grande sorpresa, e con
grande sorpresa di Koni, dalla canna usci' una bellissima bambina.
Un magnifico dono del cielo!
Passavano i giorni e i mesi e la bambina cresceva sempre piu'
bella.
Chiu lavorava sempre di piu' per poter mantenere la figlia e Koni
si dava tanto da fare per non farle mancare nulla.
Comprava le stoffe al mercato e le ricamava lei stessa per farle
sembrare pregiate.
Tagliava e cuciva per lei kimoni all'ultima moda.
Due volte alla settimana Koni portava la sua bimba alla scuola di
danza, dove andavano tutte le bambine del villaggio.
Per poter pagare la scuola ricamava tutti i vestiti per i saggi
delle piccole ballerine.
Koni e Chiu erano felici.
Ma un giorno, la bambina ormai cresciuta disse ai suoi genitori
adottivi:
"Io sono una principessa del cielo e il prossimo 15 ottobre
dovro' ritornare da dove sono venuta!
I due vecchi si disperarono:
non volevano perdere la loro figlia, e tentarono di trattenerla
facendole indossare un kimono magico, ma non ci riuscirono.
La ragazza volo' in cielo.
I due caddero in una terribile depressione!
Chiu non riusciva piu' a lavorare e Koni non mangiava, non
cucinava e non ricamava piu'!
Presto si resero conto che la bambina, anzi la loro
principessina, vegliava dal cielo sui suoi genitori adottivi che
l'avevano educata con tanto amore, portando loro prosperita'.
Il terreno divenne piu' fertile e Koni divento' la piu' brava
ricamatrice di kimoni del villaggio.
Nel ricordo della principessina, ogni 15 ottobre si festeggia la
festa della Principessa del Bambu'.
LA CORNACCHIA E IL CANE
Gli altri animali la consideravano brutta e antipatica.
Lei, invece, uccello dall'animo generoso, cercava in tutti i modi
di farsi aprezzare.
Cosi' andava in giro facendo regali a tutti quelli che incontrava.
Un giorno un cane arrogante e presuntuoso le disse sfacciatamente:
"Risparmia i tuoi soldi, tanto sei antipatica a tutti e
brutta!".
La cornacchia ci rimase molto male e se ne ando' via ancora piu'
triste.
Il giorno dopo torno' dal cane e gli disse:
"Proprio per questo, perche' so di essere considerata
antipatica, mi sforzo di essere gentile", rispose la
cornacchia, "se fossi amata dagli altri, non avrei bisogno
di ringraziamenti con doni e sorrisi!"
Il cane racconto' a tutti i suoi amici il dialogo che ebbe con la
cornacchia.
Passarono alcune settimane, poi tutti gli animali insieme
decisero di regalarle uno specchio.
Lei si specchio', si piacque e da allora ebbe piu' fiducia in se
stessa e non ebbe piu' bisogno di conquistare gli altri a tutti i
costi.
Da quel giorno, la triste cornacchia, non fu piu' triste ed ebbe
tanti amici.
A POCO A POCO
spiga con spiga, si fa un fascette;
con un fascette si fan tre pani
che dan da vivere ad un poveretto
sconsolato ma allegretto.
La goccia d'olio tien desto il lume;
da una scintilla s'accende il fuoco;
da una sorgente comincia il fiume:
perche' il molto vien dal poco.
E con i soldi che sai conservare,
farai pian piano un gruzzoletto,
finche' un bel giorno potrai comprare
quel che serve ad ogni ometto.
senza esser piu' sconsolato e poveretto!
UNA SPOSA PER UN TOPOLINO
I suoi genitori, un po' preoccupati per il suo futuro, si
chiedevano spesso dove avrebbero trovato una moglie degna per lui.
Quando arrivo' il momento di cercare una moglie decisero che solo
nella famiglia di Dio poteva esserci una ragazza giusta per lui.
Cosi', come era solito fare nella tradizione dei topolini
africani, gli anziani componenti della famiglia andarono da Dio a
chiedergli una moglie per il bel topolino.
Giunti alla casa di Dio, gli anziani vecchietti entrarono e
dissero:
"Signore nostro, siamo venuti per cercare la giusta sposa
per nostro nipote, il bellissimo topolino bianco, solo tu puoi
aiutarci!"
Dio allora disse:
"Grazie per essere venuti e avere avuto fiducia in me, io vi
aiutero'.
Dovete andare alla casa del Vento, lui e' piu' veloce di me, ma
attenti a correre forte per raggiungerlo e potergli parlare!"
Allora i vecchi topolini si incamminarono verso la casa del Vento.
Ma giunti la', il Vento disse loro:
"Vi ringrazio, per essere venuti qui, ma il Mare e' piu'
forte e grande di me, andate da lui e aspettate... la marea vi
condurra' nella giusta direzione."
Cosi' andarono in mezzo al mare con una barchetta.
Giunse l' alta marea e il mare con le sue onde inizio' a parlare:
"Topolini cari, grazie per essere venuti, purtroppo ho
portato tante cose con la marea, ma non ho la topolina che
cercate; andate dalla Montagna, lei e' piu' alta e stabile
rispetto a me: sapra' aiutarvi".
A quel punto i messaggeri andarono dalla Montagna, la quale li
ringrazio' e disse loro:
"Grazie topolini, so gia' quello che cercate, dalla mia alta
vetta riesco a vedere tutto!
C'e' una creatura piu' potente, che mi sbriciola dalle fondamenta:
abita la', andate a trovarla"!
I topolini ormai stanchi e un po' sfiduciati, andarono nella casa
che gli era stata indicata e videro che era la casa di un Topo.
Il capofamiglia disse loro:
"Avete trovato la moglie per il vostro bellissimo topolino
bianco!. Che gioia!"
E cosi' il bellissimo topolino bianco trovo' una moglie degna di
lui.
UN PICCOLO GRANDE FUOCO
Il suo corpo brillava.
Il piccolo fuoco si sentiva fiero e sicuro ed era portato a
credere di essere la sola fonte di calore della sua vita.
Un mattino, al suo risveglio in un bosco, le dita del fuoco
punsero un grande albero dalla chioma spruzzata di frutti.
Il vecchio tronco dallo sguardo saccente si volse al fuoco e
disse:
"piccolo fuoco, perche' bussi alla mia porta ?".
"Non volevo, scusami.
Non ho bisogno di te, non vedi che brillo della mia luce ?"
rispose il piccolo fuoco.
Il vecchio albero sorrise.
"Vedi, piccolo fuoco, c'e' un aspetto che devi considerare,
noi creature della terra siamo un unico grande organismo che vive
grazie alle energie di tutti", disse l'albero.
Il piccolo fuoco sembrava non capire.
Cosi' il saggio tronco aggiunse:
"come puoi vedere ogni scintilla del tuo corpo e' unita alle
altre: non c'e' alcuna divisione.
Per noi creature e' lo stesso, ognuno di noi e' parte di un
magico intero".
Il piccolo fuoco si era addormentato e una volta sveglio,
nonostante non avesse ascoltato le parole del tronco, ebbe
l'impressione di aver capito qualcosa, di aver raggiunto una
nuova consapevolezza.
Fu allora che il piccolo fuoco si specchio' nel cielo e vide le
creature della terra riflesse nelle sue fiamme ardenti.
IL PRINCIPE CALI' E LA PRINCIPESSA AFEF
Cali' non solo era un bellissimo giovane, ma era anche astuto,
intelligente, generoso ed amato da tutti.
Un giorno un sultano di un regno vicino, avido di potere e di
territori, decise di attaccare il regno di Cali' per
impossessarsene.
Organizzo' una spedizione in Giordania e con un esercito di mille
guerrieri attacco' il palazzo del sultano e spodesto' i sovrani.
Cosi' Cali' e la sua famiglia furono costretti a lasciare il
regno.
Dopo un lungo viaggio nel deserto giunsero nel regno di Persia,
dove si stabilirono.
Li' Cali' inizio' a lavorare come stalliere.
In quel regno vivevano un sultano con la figlia, la principessa
Afef, bellissima, dolcissima e molto saggia.
Un giorno mentre Cali' era nella piazza del mercato i banditori
iniziarono a suonare per annunciare che la principessa Afef stava
per uscire.
Cali' curioso, rimase a guardarla e fu colpito dalla sua bellezza.
Aveva sentito dire che Afef doveva ancora sposarsi, e chiese a
una vecchia fattucchiera al mercato che cosa stesse succedendo.
"La principessa Afef non fa distinzioni di ceto.
Vuole sposare solo chi rispondera' a determinate sue risposte -
spiegava a lui la fattucchiera - in tanti ci hanno provato, ma
nessuno e' mai riuscito a guadagnarsi la stima della principessa".
Cali' decise di tentare: Afef era troppo bella per non rischiare.
Cosi' si presento' al suo cospetto.
Afef, colpita dall'aspetto sicuro e determinato di Cali', gli
pose il primo quesito: "qual e' la creatura che abita in
tutti i Paesi, che e' amica di tutti e non tollera nessuno uguale
a se'?"
"E' il sole, - rispose Cali', - vive ovunque, ama tutti e
nessuno puo' essere simile a lui!"
Allora Afef continuo' dicendo:
"Chi e' la madre che mette al mondo tutti i suoi figli e poi
li divora quando sono cresciuti?"
"E' il mare, - rispose Cali', - madre di tutte le onde che
poi ritornano in lui!"
E per finire Afef gli formulo' l'ultima domanda:
"Qual e' quell' albero le cui foglie sono bianche da un lato
e nere dall'altro?"
"L'anno, - rispose Cali', - che alterna giorno e notte".
Allora Afef gli disse:
"Hai vinto tu, mio salvatore!"
Poco tempo dopo furono celebrate le nozze di Cali' e Afef e
grazie all'esercito del suocero, Cali' pote' riconquistare il
regno di suo padre.
E cosi' vissero felici e contenti.
IL MISTERO DELLA SCATOLA BLU
Lulu' la osservava da tempo, facendo varie ipotesi sul contenuto.
Oro e diamanti? Perle e rubini? Oppure messaggi d'amore da
conservare con gelosia? O segreti microfilms?
Intenta nei suoi pensieri la bambina non si accorse che Pippo, un
cucciolo di labrador di appena tre mesi, che sembrava un piumino
di cipria, stava rosicchiando con tenacia ed allegria le gambe
del tavolo.
" Smettila, smettila, se ti vede la mamma!" Gli grido'
Lulu'.
"Vieni andiamo in giardino per un po', cosi' ti distrai".
Ma, al loro ritorno la scatoletta era scomparsa!
Lulu' ebbe un tuffo al cuore: il suo tesoro era sparito nel nulla!
"Mamma hai preso tu la bella scatoletta blu?"
"Quale scatola, non ne ho vista neanche una, non sara', come
sempre, la tua galoppante fantasia?"
"Eppure non ho sognato, l' hai vista anche tu, vero Pippo?"
La bimba si infilo' allora il suo cappellino da Sherlock Holmes e
incomincio' le indagini...
Ma niente, non riusciva a trovarla!
"Il mio tesoro, il mio tesoro, dov'è il mio tesoro..."
gridava disperata girando per ogni angolo della casa" forse
ho avuto un miraggio!"
Due giorni dopo, mentre giocava a nascondino con Pippo, un raggio
di sole illumino' la sala e come per incanto la scatoletta
riapparve, ma solo per un attimo.
Questa volta era trasparente e luminosa come l'acqua di una
sorgente e sembrava che all'interno ci fossero mille bolle
colorate.
Il piccolo labrador si lancio' per afferrarla, scodinzolando
gioioso, ma, proprio come una bolla, svani' nel nulla.
Il mistero si infittiva sempre piu'.
E ancora il giorno dopo il cofanetto si materializzo', divenne un
morbido rosso fragola e scomparve di nuovo.
Ormai la povera Lulu' pensava di soffrire di allucinazioni; lei e
Pippo si guardavano sconsolati, non sapendo piu' che cosa fare.
Per qualche tempo e per brevi attimi rividero la scatolina, ora
verde, ora gialla, arancio, viola...
Lulu' stava realmente pensando di avere una strana malattia!
Ma la mamma, a questo punto le disse:
"Quello che tu hai visto e' l'arcobaleno delle tue emozioni
e dei tuoi desideri, sempre diversi e luminosi, quando saprai
realmente cosa vorrai troverai la tua scatola."
Per molti anni la bambina non la vide piu' e, ormai cresciuta,
non se ne ricordava nemmeno.
Un giorno, durante uno dei suoi viaggi in un paese pieno di sole
e di allegria, Lulu' era una viaggiatrice curiosa e sempre pronta
a scoprire nuove mete, senti' parlare di una cascata dall'acqua
di smeraldo che si tuffava in un piccolo lago, e piena di
curiosita' e con una strana emozione, volle andare a visitare
quei luoghi.
Dopo una lunga camminata in un bosco fresco e profumato, Lulu'
raggiunse la cascata e si tuffo' in quelle acque limpide e
profonde, sentendo dentro di se' una pace e un'armonia
ristoratrice.
E a quel punto la vide, dopo molto tempo, vide la sua scatoletta
blu, scintillante e misteriosa, che si era materializzata vicino
a lei.
O c'era sempre stata ed era lei che non la vedeva?
Finalmente riusci' a toccarla e ad aprirla.
Per prima cosa uscirono tutte le bolle colorate, i suoi sogni, le
sue emozioni, che dipinsero il cielo a pois, e dentro rimase
infine una piccola casa, la sua casa, quella che aveva sempre
cercato.
E cosi' Lulu' rimase li' per sempre, in quel paese pieno di sole
e di allegria.
DIN DON CAMPANA !
dammi la tua guardiana
non te la voglio dare
l'ho mandata a sposare
il di' di Sant'Antonio
faremo un matrimonio
matrimonio col buon pane
faremo Carnevale
Carnevale non vuol venire
perche' e' andato a dormire
allora pazienza
faremo la polenta
e un piatto di confettini
per far ballare i burattini!
NINNA NANNA DELL'ALFABETO
B e' una Banana ancora da sbucciare
C e' una Chitarra suonata con amore
D e' un Desiderio che porto in fondo al cuore
E e' un'Emozione dopo uno spavento
F e' una Farfalla che vola con il vento
G e' un Gelato al gusto di vaniglia
H e' il suono che fa una conchiglia
I e' Immaginare tante cose belle
L e' la Luna in cielo con le stelle
M e' un Momento che dura per la vita
N e' il coraggio di dir Non e' finita
O e' un Orsacchiotto con cui puoi giocare
P e' la Paura di volersi bene
Q e' un Quadrifoglio trovato per la via
R e' la Rosa piu' bella che ci sia
S e' un Sogno che puoi realizzare
T e' dir Ti voglio Tanto bene
U e' l'Ulivo colore dell'argento
V cosa puo' essere se non il Vento
Ed eccoci arrivati alla nostra meta
presentiamo a voi la signora Zeta
Z come Zucchero per il bimbo mio
Zucchero e' il bene che ti voglio io
IL PAESE SENZA DOLCI
Gli abitanti del luogo erano molto legati alle tradizioni,
proprio perche' non avevano contatti col mondo esterno.
Il conte Haider era l'unico nobile del paese e in quanto tale era
l'unica persona colta, perche'aveva potuto studiare.
Per questo motivo era stato eletto sindaco.
Purtroppo aveva perso la moglie e da quando era rimasto solo era
diventato molto rigido e intransigente.
Gli abitanti dovevano rigorosamente rispettare tutte le sue
decisioni.
Non c'era democrazia.
La cosa piu' assurda era che in questo paese non c'erano
pasticcerie!
Nemmeno nelle case private si potevano fare dolci!
Lo aveva proibito il conte dopo la scomparsa della moglie, la
quale era morta per una indigestione di pasticcini.
Quella terribile vicenda gli aveva fatto perdere la ragione...
Gli abitanti non avevano la forza di ribellarsi alla sua
autorita' perche' non si sentivano in grado di governare il paese.
Un giorno con il vento fortissimo del Nord, giunse in paese un
pellegrino, che cercava una dimora.
Il conte non amava i forestieri perche' aveva paura che potessero
turbare l'apparente tranquillita' di quel luogo.
Comunque non gli nego' ospitalita'.
Combinazione quell'uomo per vivere faceva il pasticcere!
Senza preoccuparsi delle leggi del conte Haider, il pellegrino
incomincio' a fare dolci per ricambiare l'ospitalita'.
Quando il conte lo venne a sapere ando' su tutte le furie e
caccio' immediatamente il forestiero dal paese.
Gli abitanti erano tristi e stanchi per l'intransigenza del
"padrone".
E' vero che i dolci non erano indispensabili all'alimentazione,
ma come si poteva pensare di festeggiare un compleanno soffiando
sulle candeline di una torta fatta di crauti e patate?!
Inoltre i bambini non mangiavano piu' dolci da cosi' tanto tempo
che ormai preferivano saltare la merenda!
Il pellegrino non si diede per vinto e decise di comunicare con
le persone per trovare una soluzione.
Insieme decisero di organizzare una festa a sorpresa per il
conte; una festa a base di dolci.
Cosi' fu.
Con una scusa banale, invitarono il conte nella casa piu' grande
del paese addobbata con festoni; quando entro' rimase impietrito!
Non si aspettava un tale affronto...
Basto' un applauso, un gesto d'affetto e una canzone per fare
tornare il sorriso a quell'uomo, che aveva tanto sofferto...
Il conte non disse una parola, nessuno gli aveva piu' fatto una
torta da quando la sua amata era volata in cielo.
Guardo' commosso i suoi compaesani e li abbraccio' con lo
sguardo; quello sguardo di un uomo solo che aveva tanto bisogno
di affetto.
Quel giorno il conte decise di istituire la festa del dolce.
Ancora oggi i pellegrini di tutto il mondo si fermano in quel
paese, per la "festa del dolce" e per assaggiare le
prelibatezze della pasticceria "Il pellegrino".
LA VOLPE, IL LEONE E IL BRAMINO
Il religioso si muoveva spesso per andare a celebrare cerimonie
religiose in luoghi lontani e isolati.
Un giorno decise di andare a predicare in un villaggio lontano,
per raggiungerlo dovette passare attraverso una foresta.
Lungo il cammino incontro' un leone rinchiuso in una gabbia.
Il bramino provo' pieta' per l'animale e decise di liberarlo,
nonostante sapesse che i leoni potevano mangiare gli uomini.
Il leone gli disse:
"Ti giuro che non mangerei mai il mio benefattore!"
Cosi' il buon bramino lo libero'.
A quel punto l'animale disse:
"Come hai potuto pensare che dicessi la verita'? Ho fame e
ti mangero'!".
Allora il bramino gli chiese:
"Prima di mangiarmi, sentiamo cosa ne pensa questo albero!"
L'albero rispose:
"Gli uomini sono cattivi.
Io offro loro riparo e refrigerio, e loro per tutta ricompensa mi
tagliano e mi uccidono.
Per me lo puoi mangiare!"
Il bramino decise di chiedere un altro parere:
poco lontano, in una radura, c'era un asino che stava brucando...
gli fecero la stessa domanda e l'asino rispose:
"Gli uomini? Creature perfide! Ci sfruttano tutta la vita, e
quando siamo vecchi ci abbandonano.
Mangialo pure!"
In quell'istante, videro che stava arrivando una volpe:
"Chiediamo anche a lei, - disse il bramino, - e se anche lei
dira' di mangiarmi, potrai mangiarmi!"
La volpe guardo' i due e disse:
"Voi mi state prendendo in giro: ma come faceva un leone
cosi' ciccione a stare in una gabbia cosi' piccola?"
Il leone, un po' alterato, rispose che invece era possibile, e la
volpe continuo':
"Si', e io vi credo!
Figuriamoci un po'..., per me mi state prendendo in giro!"
Arrabbiato, il leone entro' nella gabbia e immediatamente la
volpe chiuse la porta di ferro e l'assicuro' con la sbarra; poi
si rivolse al bramino e disse:
"Nella vita non basta essere buoni e bravi, ci vuole sempre
un po' d'astuzia!"
Quel giorno il bramino non ando' al villaggio, ma ritorno' a casa
a meditare su quello che aveva imparato dall' astuta volpe.
L'EPIDEMIA
Nessuno seppe come, nessuno seppe perche'.
Ad un tratto,il cielo si irrito' e si volse indietro.
Gli alberi, stanchi, si piegarono e il sole inizio' a gocciolare.
Le nuvole sempre piu' gonfie iniziarono a starnutire e la bufera
soffio'.
Gli uomini del villaggio ebbero riparo nelle case ma la loro
pelle invecchiava a vista d'occhio: capelli bianchi si diffusero
fra le lunghe e nere chiome delle madri mentre le spalle delle
giovani sfiorivano.
Piu' gli abitanti del villaggio discutevano sul da farsi,
maggiore era il diffondersi del morbo sconosciuto.
Il consiglio dei Saggi si riuni' e parlo' per giorni e giorni ma
la situazione peggioro'.
Le donne dissero, confabularono e pregarono ma nulla di buono
accadde.
Un giorno, la pioggia cadde dal cielo con violenza, mista a
lapilli e cenere.
Gli uomini ebbero paura e nessuno parlo'.
Il silenzio allora si diffuse nelle valli ed ebbe ragione della
tempesta.
I saggi si riunirono ma questa volta nulla fu detto.
Tutti compresero che il virus diffuso era la parola.
Il piccolo paese d'Oriente tacque per sempre e visse per
l'eternita'.
LA GIOSTRA DEI PIANETI
Mercurio o Nettuno,
qualcuno sta cercando una parola
che non conosce nessuno.
A cominciar la filastrocca sta
finche' la giostra dei pianeti va.
E certo nel cielo di Orione,
dei Gemelli, del Leone,
un altro dimentica nel calamaio
i segni d'interpunzione...
Io ascolto lo scricchiolio
del firmamento
da dove viene un dolce movimento.
A cominciar la filastrocca sta
dove la giostra dei pianeti va.
In un gran girotondo
stanno i pianeti di tutto il mondo;
Marte, Venere e Plutone
insieme a Giove, Saturno e Orione,
la piu' bella costellazione;
uniti in un abbraccio stan
finche' la giostra va...
JO IL PESCATORE E LA DONNA-DELFINO
Ormai da tempo era in cerca di una moglie perche' aveva un gran
desiderio di pescare e cucinare il pesce per una famiglia tutta
sua.
Un mattino, all'alba, vide su uno scoglio vicino a casa sua una
bellissima donna.
Si avvicino' per conoscerla, ma lei si tuffo' in mare e spari'
fra le onde.
Il giorno dopo torno' sul posto e rivide la bellissima donna che
impaurita scappo' via un'altra volta. E cosi' successe anche una
terza e una quarta volta.
Il quinto giorno c'era l'alta marea e Jo non la vide, ma penso' a
lei intensamente, senza riuscire a lavorare.
Il mattino dopo la rivide. Stranamente lei non scappo', ormai
aveva capito che poteva fidarsi di Jo il pescatore.
I due si conobbero, parlarono a lungo, si innamorarono...
Purtroppo per sposare la donna-delfino Jo avrebbe dovuto
rinunciare per sempre al suo lavoro e a mangiare i piccoli pesci
del mare.
Jo non poteva accettare questo perche' era tutto cio' che aveva.
Se avesse smesso di pescare la gente del villaggio non avrebbe
avuto piu' niente da mangiare.
La donna-delfino capi', si tuffo' in mare e scomparve tra le
fredde acque del mare di Irlanda.
Non torno' mai piu'.
Jo non si sposo' mai, ma visse tutta la vita col ricordo della
bellissima donna-delfino, la quale fu sempre al suo fianco,
proteggendolo durante le tempeste e facendo in modo che le retate
di pesce fossero abbondanti per tutti gli abitanti del villaggio.
UNA STELLINA PER FRANCESCA
Doveva lasciare la galassia, abbandonare il Sole e la Luna,
Giove, Plutone, Venere e la Terra.
Soprattutto la Terra, con i suoi mari, i fiumi, le montagne con
gli alberi, i fiori, i bambini.
E piangeva, piangeva e le sue lacrime scendevano nella notte con
una pioggia di pagliuzze dorate, delicata come la neve in
primavera.
"Cosa succede?", si chiese Francesca, una bambina vispa
e curiosa che, come tutte le sere stava guardando il cielo con il
suo telescopio, "e questa cose'?" -continuo'
mentre raccoglieva con cura una lacrima doro.
E ne raccolse poi un altra e un altra ancora fino a
riempirsene le tasche.
Non riusciva proprio a capire cosa stava succedendo! Era pero'
ormai tardi e ando' quindi a dormire, ma nel sonno sogno' di
essere trasportata in un altro universo, trasparente e pieno di
luce dove incontro' la stellina triste.
"Vieni con me - questa le disse dolcemente - e faremo un
viaggio che non potrai mai dimenticare.
Francesca accetto', si aggrapppo' alla lunga coda dorata della
stellina e partirono insieme nellazzurro senza tempo...
Si tuffarono in un caleidoscopio di colori, in cui bagliori
intensi si alternavano a momenti di buio profondo, videro mille
albe e mille tramonti, ascoltarono centinaia di linguaggi diversi
e respirarono i profumi piu' intensi.
"Quanto duro' il viaggio?"
Mesi, anni o forse un minuto, Francesca non lo seppe mai.
(CONTINUA NELLA SECONDA PARTE)
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lunedì 15 luglio 2002 20.28.07