I giochi e le avventure con gli amici

Io sono nato in un villaggio che raccoglie in tutto un gruppo di 3000 abitanti, tra qui si trovano moltissime persone della mia eta'.
Sono nato in una camera riposta dietro a quella dove dormiva il nonno Silverio.
La mia mamma, una donna di media alteza, molto magra e ricca di tanta voglia di lavorare in casa e nei campi si chiama Cherubina, mentre mio padre, un lavoratore appassionato nell'attivita' di muratore, uomo piuttosto alto e robusto, si chiama Gulielmo.
Quando nacqui io, in casa del nonno si fece una grande festa e la nonna, per l'occasione preparo' a tutti una meravigliosa torta di mele, lamponi, pinoli e more tutte avvolte in miele di castagno e acacia, che, a quanto raccontatomi dal nonno, fu una occasione straordinaria in famiglia.
In quella occasione, il nonno silverio, quasi sicuro che io diventassi un esperto cacciatore, fece partecipare alla festa anche i suoi piu' fedeli amici, Francone e Fufa.
Francone era il cane del mio caro nonno paterno Silverio, mentre Fufa era una cagna che apparteneva al mio zio che abitava nella cittą dove abitavano pure i miei nonni materni.
Scrivendo il nome Fufa poi, mi balza alla mente il terribile ricordo di un'avventura sulla spiaggia assieme a lui che ritrovavo sempre quando andavo a far visita ai nonni per il fine settimana.
Costoro abitavano in una cittą vicina alla spiaggia e nel loro paese io avevo un grande amico, Zeno, con il quale gią allora iniziavo a trafficare con il computer.
Ben presto io crebbi e all'eta di tre anni iniziai a frequentare la scuola materna del mio villaggio, un casolare riposto dietro alla chiesa al centro di un meraviglioso prato pieno di alberi e di giochi dove conobbi subito Elefantoide, un mio carissimo amico dalle orecchie a sventola e piuttosto grassottello.
In verita' lui si chiama Giuseppe, anche se tutti lo chiamano Beppe.
Ora poi, che Elefantoide e' cresciuto di molto, le sue orecchie sono diventate piu' grandi e tutti lo chiamano anche Sventola.
Quando lui arriva, con la sua moto rumorosissima al bar della piazza San Silverio, ttutti si avvicinano e lo salutano prendendolo per le orecchie anzicche' per la mano.
Alla scuola materna conobbi pure Elena, una bambina dalle trecce lunghissime e bionde e dalla voce fantasticamente attraente.
Tutti i maschietti, compreso io stesso, volevamo sempre che lei partecipasse ai nostri giochi che ogni giorno inventavamo: il gioco a nascondino, quello della corsa attorno al prato, quello di chi saltava piu' volte il muretto davanti alla vasca della sabbia e tanti altri ancora.
Ricordo che un giorno, saltando quel muretto, lei cadde con la testa sprofondando per un poco nella sabbia.
Quando si alzo, avendo lei le trecce bionde immerse di sabbia e gli occhi pieni di spavento,
tutti noi la aiutammo a pulirsi alla meglio e ad asciugarsi gli occhi.
Nel parco della scuola avevamo pure un altro amico strano, ossia un gatto bianco e nero con in fronte una righetta marrone che lo faceva sembrare a Gianni, un bambino con i capelli neri e con sopra alla fronte una ciocca di colore biondo scuro.
Quel gatto, forse randagio perche' cacciato da qualche famiglia, era arrivato nella scuola tutto solo, miagolando tra i piedi dei bambini che probabilmente erano piu' affezionati ai gatti.
Gianni, che era un bambino molto timido e con tanta paura dei gatti, quando lo vedeva scappava velocemente, anche se alla fine di tutto gli voleva anche bene dato che a casa sua la mamma ne aveva uno quasi simile.
Durante il periodo in cui io frequentavo la scuola materna, non voglio dimenticare di raccontarvelo, il nonno Silverio, dopo una escursione nella foresta dove era riuscito a cacciare un daino, aveva costruito per me un tamburello con la sua pelle che io conservo tutt'ora con grande passione.
Il tamburello di cui vi sto parlando e' quello che sentite quando entrate nella pagina del sito dove si possono ascoltare tutte le voci dei nostri ospiti.
Il tamburello, per me considerato il migliore amico, in quella pagina vuole raccogliere nel suo suono la voce di tutti gli amici del nostro caro Salotto.
Quando io sono cresciuto, ho iniziato le scuole elementari e in prima classe mi sono ritrovato con tutti gli amici della scuola materna.
Avevamo una maestra, una ragazza con i capelli lunghissimi, che sventolavano nell'aria mentre, passando tra i banchi, girava la testa di qua e di la' per osservare i bambini piu' irrequieti.
Quando, durante le passeggiate in sua compagnia nei boschi vicini al villaggio, si sentiva la sua voce severa tra l'eco delle piante che ci intimava a non allontanarci dal gruppo, lei dimostrava tutta la sua severita nei nostri confronti.
Serena, cosi' si chiamava la mia prima maestra, era anche una persona fantastica perche' ogni settimana ci portava il dolce fatto per noi dalla sua cara mamma, che in origine era pure lei la maestra della scuola.
Nella nostra classe poi vi era un bambino un poco in difficolta' con lo studio.
Questo problema ci aveva convinti ad organizzare qualche cosa che potesse aiutarlo.
Decidemmo di organizzare un gruppo tra quelli piu' disponibili ed io, che pure non ero bravo, avevo solo il compito di coordinare i lavori organizzando turni e orari per i componenti affinche Edi potesse essere aiutato.
Dall'eta' di otto anni in avanti, iniziavo a ritrovarmi con gli amici in piazza, nel parco e all'oratorio dove, tra i giochi a pallone, gli intrattenimenti serali riempivano abbondantemente il mio tempo.
Le avventure con il nonno silverio nella stalla, nei campi e nel bosco poi rendevano la mia vita felice.
D'estate era tutto un susseguirsi di impegni: Dover andare in montagna a falciare il fieno, raccogliere la frutta (cigliege, albicocche, pere, prugne e pere) con il nonno, aiutare la nonna a raccogliere le verdure nell'orto, erano tutte cose che mi entusiasmavano.
Alla sera d'estate poi, per concludere la giornata, mi piaceva andare sul prato a rincorrere le lucciole, metterle in un bicchiere e portarle nella mia cameretta per liberarle e osservarne il loro planare luminoso.
Il mio villaggio, ricco di verde e di fantastiche rappresentazioni naturali che non hanno descrizione testuale, offriva a me e a tutti i miei amici molte occasioni di socializzazione quali ad esempio andare lungo i ruscelli a pescare i gamberetti, rincorrere le lucertole lungo i muri delle strade sterrate, rincorrere grilli e uccellini caduti dai nidi.
Ben presto terminai la scuola elementare ed avrei dovuto iniziare la scuola media, dovendo quindi recarmi a scuola al paese pił vicino al villaggio.
Pensando a questo periodo, mi balza alla mente un episodio accadutomi un giorno mentre, tornando da scuola, incontrai Kyle, un ragazzo del mio villaggio che non conoscevo.
Fu quella una storia molto significativa per me, una storia che, se letta, fa comprendere molti valori della vita.

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domenica 01 settembre 2002 00.59.38