Una slitta fantastica inventata dal nonno Silverio

Un giorno d'inverno, quando alle prime ore del pomeriggio, finita la scuola, io arrivai a casa, trovai sotto al porticato situato davanti all'ingresso della casa del nonno Silverio una bellissima slitta che da tempo sognavo.
Era quella una giornata fantasticamente splendente di sole che lanciava i suoi raggi poderosi sulla neve bianca che in quel periodo ricopriva abbondantemente i prati attorno al casolare.
Il mio arrivo da scuola, solitamente era accolto dal nonno Silverio che, con la sua pipa fumante usciva di casa per accogliermi, ma stranamente quel giorno nessuno usciva di casa e la bellissima slitta stava li', appoggiata ad una delle colonne che sorreggevano il porticato.
Tanta sarebbe stata la voglia per me di provare quella slitta fatta di legno robusto, impagliata nella parte superiore proprio come le sedie della cucina del nonno.
Nella parte inferiore aveva dei poderosi ferri che sembrava volessero dirmi di partire immediatamente di salire e correre lungo la strada che dalla casa portava sullo stradone principale.
Era quella una strada sempre ricoperta di ghiaccio e quasi sicuramente quella slitta sarebbe riuscita a superare quell'avvallamento che la mia vecchia slitta non era mai riuscita perche' priva di ferri.
Gli altri amici del paese mi dicevano sempre che io avevo la slitta piu' stupida del paese, e spesso il mio piu' caro amico che io chiamavo Elefantoide per le sue orecchie a sventola mi attaccava alla sua per farmi acquistare un poco di potenza.
Ancora tutto solo davanti a quel fantastico oggetto, depositai la mia cartella di cartone sopra al sasso dell'abbeveratoio delle galline, presi in mano quella cosa per sentire il suo peso, per esaminarne piu' da vicino le caratteristiche notandone il peso, la consistenza del legno, l'impagliatura fantastica, fatta con la paglia che a dire il vero gia' avevo visto nel locale degli attrezzi del nonno qualche giorno prima, tutta avvolta in una matassa e immersa in un grande mastello pieno d'acqua.
Dalla casa del nonno ancora non usciva nessuno ed io, timoroso di dover sbagliare, riposi con delicatezza quella meravigliosa slitta addosso alla colonna e, con quel grande desiderio nel cuore, entrai io stesso in casa per salutare il nonno.
Appena entrato, il nonno, tutto sorridente mi chiese:
"Ecco l'asinello senza la cartella! Dove hai lasciato la cartella?"
Io, ricordandomi di averla lasciata appoggiata sopra all'abbeveratoio delle galline, tornai indietro per prenderla.
Il nonno, ridendo, mi disse:
"Ti piace di piu' la cartella o la slitta appoggiata alla colonna?"
Io, senza esitare risposi che quella slitta era fantastica e che sarei stato contento se fosse stata mia.
Il nonno allora mi disse di prendere pure la cartella e di rientrare in casa per mangiare, fare i compiti e, appena finito di fare questo saremmo andati a provarla e ad inaugurarla.
Quel pomeriggio io,mentre mangiavo e mentre finivo i compiti di certo non mi trovavo in quella dimensione.
Mentre mangiavo e mentre risolvevo quei quattro problemi la mia testa si trovava sul ghiaccio della stradiciola dietro a casa, cercando di superare quell'avvallamento che sempre mi era rimasto dentro.
In quella cucina, un poco annerita dal fumo del caminetto dove la nonna ogni giorno faceva la polenta ed il nonno portava sempre legna fresca, seduto su quella sedia dove solitamente mi mettevo per studiare in quanto ero rivolto verso la luce della piccola finestra, ero immerso in tanti progetti che mi costringevano a rivolgere lo sguardo piu' volte fuori dal vetro che sulle pagine dei miei quaderni.
Nel frattempo la nonna era uscita per dare il mangiare alle galline e il nonno era andato nel fienile per preparare il fieno alle mucche.
Io mi trovavo quindi nella cucina solo e, pensando a quella slitta, fui costretto ad andare a guardare dal buco della serratura per vedere se essa fosse ancora appoggiata alla colonna.
Mi tranquillizzai subito perche' quella meravigliosa slitta era ancora li' che mi stava aspettando.
Tutto ad un tratto arrivo' il nonno con le mani piene di uova fatte dalle galline nel fienile, che mi chiese se avevo finito i compiti perche' poi sarebbe venuto tardi e lui avrebbe dovuto andare ad accudire le mucche nella stalla.
Io, purtroppo, con tutti i miei pensieri per quella slitta, avevo rallentato lo studio, ma di certo che non potevo raccontare al nonno le bugie dicendo che avevo finito.
Un poco rattristato gli dissi che avevo ancora tre problemi e dovevo ancora leggere le pagine indicatemi dalla maestra.
Il nonno allora disse:
"Beh! allora facciamo una cosa: andiamo a provare la slitta e poi, mentre io sono nella stalla tu terminerai le lezioni".
Quella frase per me fu come un terremoto: mi alzai, richiusi i libri e i quaderni e, preso il berretto e il giubbotto dei giochi, partii di corsa.
La nostra prima avventura con la nuova slitta fu fantastica: Il nonno seduto sulla slitta ed io aggrappato alle sue spalle.

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mercoledì 22 agosto 2001 22.39.30