LE AVVENTURE DI SELLIN NELLA SUA INFANZIA
Cari amici del Salotto,
Gia' da tempo vi ho raccontato della mia foresta, del mio
villaggio, delle sensazioni che si provano nel vivere in questo
ambiente ricco di verde e di tranquillita.
In questa pagina pero' voglio portarvi nella stalla del mio caro
nonno, dove nella mia infanzia piu' tenera ho trascorso gran
parte del mio tempo tra il fieno e le foglie a giocare nelle piu'
svariate maniere con lui.
Ecco la stalla: un locale lungo quattordici metri e largo sette,
attorniato da tantissimi quadri rappresentanti le sue avventure
di caccia nella foresta, tra daini, bufale e numerosissimi
uccelli dai colori piu' svariati.
Questi quadri mi ricordano un meraviglioso episodio che ormai
tutti voi, o per lo meno gran parte di voi, conoscete.
Chi mai, dopo moltissimo tempo di chiacchiere riguardanti tale
episodio, non conosce la
storia del mio tamburello fin dalla sua creazione!
Ecco la porta, una porta di legno rustico, con il catenaccio e la
spranga per me allora pesantissima.
Sento ancora negli orecchi quel suono fatto di ferro pesante
mescolato dallo scricchiolio mentre il nonno, con me sulla
groppa, apriva quella porta misteriosa.
Ricordo il calore che mi avvolgeva quando, entrando a testa bassa
per non sbattere sul bordo superiore, mi ritrovavo in un ambiente
vaporoso e caldo perche' provocato dal respiro caldo delle
mucche, ricordo la capriola che il nonno mi faceva fare nel farmi
scendere dalla sua groppa, ricordo le grosse cacche che facevano
le sue quattro mucche che sembravano dei panettoni fumanti.
Appena sceso dalla groppa del nonno, io correvo subito a
nascondermi tra le foglie, un grande letto di foglie che mi
caricava di entusiasmo nel sentire lo scricchiolio provocato dai
miei movimenti.
Il nonno intanto, tutto premuroso, mi preparava la colazione
composta di caffe', latte, fichi secchi, marmellata di cigliege o
albicocche e miele tratto dai fiori di acacia e di castagno.
Tutto questo avveniva ogni mattina alle 4 e 30, quando fuori
l'alba cominciava appena a rischiarare il cielo.
Durante le giornate invernali poi, ricordo il vapore che si
formava ad ogni apertura della porta della stalla che si creava
con il contrasto del freddo esterno e il calore della stalla.
La stalla portava sempre appeso dietro alla porta dalla parte
esterna la figura di San Silverio, dato che il mio nonno si
chiamava pure Silverio.
Appeso dalla parte interna invece il nonno conservava sempre un calendario
tutto sgualcito dove segnava con il suo pennarello gigantesco
le mungiture, la quantita' di latte, i parti delle mucche, le
visite del veterinario.
Io invece, facendogli qualche dispetto, qualche volta glielo
appendevo dalla parte rovescia, oppure glielo nascondevo sotto le
foglie e lui, che mai si arrabbiava, piuttosto di rimproverarmi
si accingeva ad andare a trovarlo.
La stalla aveva anche una zona racchiusa da steccato dove lui
rinchiudeva i vitellini quando nascevano, e da un'altra parte vi
era anche una zona per le otto galline della nonnaMafalda.
Dietro alla stalla, da dove si usciva tramite una piccola
porticina di legno da dove si passava a malapena, vi era il
serraglio delle galline dove vivevano gli altri animali: conigli,
tacchini, due caprette e un asinello molto furbo che io odiavo, anche se quando lo vedevo gli volevo un pizzico di bene.
Parlando dell'asinello, mi sorge alla mente la storia del pane fresco, altro aneddoto che riempie di tanta tenerezza la mia conversazione con voi tutti.
Altra passione del nonno erano i canarini, i colombi, le
tortorelle e un merlo indiano che bestemmiava in ogni momento al
passaggio di qualche persona che non conosceva.
Io un giorno gli ho fatto uno scherzo andandolo a spaventare
vestito tutto di rosso, e il nonno poi mi ha un poco sgridato, ma
le parolacce del merlo lo hanno fatto scoppiare a ridere
costringendolo a bloccare i suoi rimproveri con un sacco di
risate a non finire.
Nella stalla io giocavo con lui a moltissimi giochi: il gioco che
lui chiamava "indovina
un numero", che consisteva nel fatto che lui pensava un
numero ed io lo dovevo indovinare, il meraviglioso gioco di nascondere
le castagne in una mano che io vincevo qualora indovinassi in
quale mano fosse nascosta, quello di nascondermi sotto le foglie
o sotto il fieno.
Ricordo con tanto affetto quando lui mi insegnava a mungere le
mucche e ricordo anche il rumore del latte che sprizzava lungo i
bordi del secchio di alluminio che davano a pensare che la mucca
stasse facendo pipi'.
Ricordo quel latte ricco di schiuma, quel latte ancora caldo e
dolce se lo si beveva, ricordo l'odore nella stalla che oggi
nessuno riuscirebbe piu' ad apprezzare, ma che per noi era un
qualche cosa di affettivo, di materno, indispensabile.
L'odore del fieno tagliato dalla sua falce poderosa che fischiava
accompagnata dalle mie grida dietro alle sue spalle, delle foglie
secche raccolte da noi in autunno nel bosco che sembravano
tabacco, il ruminare delle mucche, le loro catene che
rumoreggiavano ad ogni loro movimento unito al canto delle
galline e dei galli era per me grande gioia nel cuore.
Un quadro meraviglioso se penso a me e al nonno come ad un
bambino ancora in pigiama assieme al suo nonno nella stalla a
giocare tra tutti questi effetti che potrebbero apparire strani
per coloro che vivono nelle grandi metropoli frastornate da
macchine, grida, sirene, e magari tanta tristezza e solitudine.
Ricordo il tintinnio delle monetine che lui mi
riponeva sulle mani nelle occasioni importanti quali il Santo
Natale, la Santa Pasqua, il Compleanno, quando tornavo da scuola
con le note buone e, magari, quando lo aiutavo in qualche
lavoretto particolare che lui apprezzava.
Oggi, in occasione del cambio della moneta italiana, per quei
quattro soldi che posseggo ancora da quei tempi, sto pensando a
come fare dovendo paragonare le lire in euro.
Dopo mesi e mesi di ripensamenti, ho trovato
per me, ma anche per tutti voi un sistema molto interessante di confronto
tra lire ed euro e ora cerchero' di spiegarvi il tutto
cercando di essere chiaro il piu' possibile.
Per tale avventura, voglio avvalermi di un documento datomi da un
mio carissimo amico che si chiama Luigi.
Pensate! Venendo qui con voi in questa stalla dopo tanto tempo,
ho ritrovato moltissimi oggetti che usavo da bambino: la mia
piccola slitta, i miei album che usavo per disegnare le
storie che il nonno silverio mi raccontava, i
quaderni a quadretti dove si possono leggere ancora le
operazioni di aritmetica datemi dal maestro Barnaba come compiti
di casa, quelli a righe dove potreste leggere i miei riassunti, i
miei temi e i miei pensieri che racchiudevo in un quaderno
speciale che lui chiamava "i segreti del cuore" dove io
scrivevo quello che pensavo durante i momenti di solitudine del
giorno, la mia fionda potentissima che scagliava sassi molto
lontano tra i rami degli alberi, il mio fucile ad acqua fatto con
rami di sambuco che faceva tanto arrabbiare l'asinello con i suoi
spruzzi sul sedere.
Ho ritrovato anche un paio di pantofole vecchie e ammuffite tra
le poche foglie che ancora vi sono nel grande letto rumoroso,
quelle pantofole a me tanto care perche mi riscaldavano i piedi
freddi appena tornavo dalle mie scampagnate con la slitta, quando
tornavo da scuola o da dottrina nel periodo in cui mi stavo
preparando alla santa comunione, un paio di pastelli e,
straordinario!, il sapone con cui il nonno mi lavava la faccia e
le mani prima di fare la colazione.
cosa certa e che nelle sottopagine che leggerete, troverete altre
avventure della mia infanzia, altri racconti che ricordano eventi
strani, amici di
scuola, amici del villaggio che ora ancora ritrovo lungo le
strade del paese.
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luned́ 31 dicembre 2001 04.32.03